Centrale di Progettazione? No grazie!

Centrale di Progettazione? No grazie!

C’è un tema che sta creando da molti giorni un’accesa discussione nel settore delle costruzioni, ed è quello della Centrale di Progettazione. Una struttura che avrà il compito di “favorire lo sviluppo e l’efficienza della progettazione e degli investimenti pubblici, contribuire alla valorizzazione, all’innovazione tecnologica, all’efficientamento energetico e ambientale nella progettazione e nella realizzazione di edifici e beni pubblici”, come recita il testo della Legge di Bilancio 2019 dentro cui è contenuto questo provvedimento (commi dal n.162 al n.170).
Ebbene, questo nuovo organo, il cui nome esteso è Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici, è per molti professionisti del settore una vera iattura dal momento che l’idea di riportare in seno all’amministrazione pubblica l’attività di progettazione rappresenta non solo un ritorno al passato, ma rallenterà a dismisura gli iter realizzativi degli appalti e farà chiudere parecchi studi privati.
Sul piede di guerra sono soprattutto gli ingegneri e gli architetti, cioè coloro che più verranno penalizzati da questa novità. Difficile credere, infatti, che questo nuovo organismo centralizzato possa progettare e vagliare tutto quello che serve sull’intero Paese.
La progettazione richiede inoltre figure altamente professionalizzate il cui compito difficilmente potrà essere assolto da un numero così limitato di dipendenti. La norma prevede infatti (comma n.165) l’assunzione a tempo indeterminato di un massimo di 300 unità di personale, con prevalenza di personale di profilo tecnico per una percentuale almeno pari al 70 per cento, a livello impiegatizio e di quadro. A conti fatti si tratta di soli 210 dipendenti tecnici. Per coprire tutto il territorio nazionale!
Insomma, il rischio di intasamento da “bottleneck” è davvero dietro l’angolo.
Abbiamo chiesto a Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, qual è l’umore di colleghi rispetto a questa controversa questione.

La progettazione prevede di essere presenti sul posto, fare rilievi e conoscere le problematiche dei cantieri e del territorio in senso lato. Come si può redigere un progetto in maniera centralizzata, standardizzata e soprattutto disgiunta dal contesto reale?
«La progettazione integrata BIM (Building information modelling, ndrrichiede la necessità di unire le competenze di diversi professionisti in un unico gruppo per arrivare a una progettazione che possa coprire tutto il ciclo di vita della costruzione a vantaggio della committenza. In questo senso è impossibile che ciò possa avvenire, con risultati soddisfacenti, completamente all’interno dell’Amministrazione Pubblica. È dimostrato al contrario come l’affido all’esterno della progettazione BIM richieda da parte dell’Amministrazione Pubblica un ruolo strutturato e formato di RUP (Responsabile unico del procedimento, ndr) e di controllo di processo a completamento del gruppo di progettazione sempre esterno all’Amministrazione».

Quali osservazioni avete fatto al ministero rispetto ai dubbi che solleva in voi e in altre professionalità l’istituzione della Centrale di Progettazione?
«La centralizzazione non è di per sé sinonimo di qualità o di certezza di ottenimento di buoni risultati. Bisogna pensare a formare, istruire e creare all’interno dell’Amministrazione sia RUP sia project manager che possano supportare i gruppi di progettazione esterna. Questo è quello che avviene in tutti i paesi del mondo».

Avete presentato delle proposte alternative alla Centrale di Progettazione?
«La Rete delle Professioni Tecniche che include anche gli ingegneri ci ha provato, ma senza alcun risultato».

Il provvedimento è in linea con i principi di concorrenza comunitari? Non c’è il rischio di creare un unico soggetto monopolista, per di più statale?
«Non ci interessa tanto la questione di concorrenza o monopolio, quanto il risultato delle progettazioni che si riveleranno un disastro per questo paese il quale ha invece bisogno proprio dell’opposto, ossia di buona progettazione al servizio di un’Amministrazione che sia in grado di gestirla e realizzarla».

Il “buon curriculum” del lavoratore edile

Come redigere un curriculum per lavorare nei cantieri. Poche regole per scrivere semplicemente!

Sembra facile scrivere il proprio curriculum, ma non è proprio una passeggiata. Hai mai pensato a chi lo leggerà? Prova allora a metterti nei panni del reclutatore o dell’azienda che sta cercando un professionista dei cantieri. Ma non spaventarti. Scriverlo non è così complicato.
Per redigere un buon curriculum ti servono poche, semplici cose. Ma devono essere quelle giuste. Essenziali.

Cominciamo…

Innanzitutto occorre organizzare le informazioni intorno a tre gruppi di dati. Che sono:
• le informazioni anagrafiche;
• le attività svolte in passato;
• la propria formazione.
Dopodiché potrai aggiungere anche i fronzoli, vale a dire gli hobby, le attitudini, gli sport e altre cose non meno importanti, che serviranno senz’altro a valorizzare il tuo curriculum e a far comprendere ai reclutatori le abilità trasversali che possiedi, quelle che i manager delle risorse umane interessano tantissimo. Ma ricorda, le cose più importanti sono quelle tre iniziali.
Cominciamo allora dalla prima…

Le informazioni anagrafiche

Noi consigliamo di essere sempre essenziali nel redigere il proprio curriculum. Pensiamo che in una pagina ci possa stare tutto, e questo vale anche per chi è verboso e non smetterebbe mai di scrivere di sé.
Queste informazioni sono molto facili, e servono a far capire chi sei e come contattarti.
Si tratta quindi di inserire dati ovvi come: nome e cognome, data e luogo di nascita, nazionalità, stato civile, eventuale partita Iva, indirizzo di residenza e contatti (numero di telefono, cellulare, e-mail). Importante è infine la parte che riguarda la patente, perché avere anche la C, la D o un patentino speciale può rappresentare un punto di vantaggio nel nostro settore.
Anche la conoscenza delle lingue (inglese, francese, tedesco…) può essere interessante, e va sempre accompagnata da un aggettivo adatto (conoscenza di base, avanzata, fluente…).

Le attività svolte in passato

Il curriculum è l’autocertificazione del tuo percorso lavorativo. Le tue esperienze professionali devono quindi essere evidenziate in poche righe per permettere a chi ti leggerà di identificare immediatamente il ruolo e le mansioni che hai svolto in passato.
È quindi utile partire dall’ultima esperienza lavorativa per poi, a scalare, descrivere quelle precedenti.
Ogni singolo lavoro deve essere preceduto dal periodo di tempo in cui è stato svolto. Ad esempio: “aprile 2010 – ottobre 2013: addetto alla realizzazione rivestimenti murali presso Edil Onions di Giarratana (RG): pareti divisorie, lineari e architettoniche; pareti e supporti personalizzati, antincendio / antiumidità; realizzazione di controsoffittature lineari, sagomati e architettonici; realizzazione di supporti specifici per isolamento termico e acustico.”
In poche righe si riesce così a mettere in evidenza tutte la mansioni e le specializzazioni maturate in passato, andando anche nello specifico. Ma sempre con poche, sintetiche, parole, soltanto quelle giuste.
Molto importante è poi dividere queste singole esperienze in piccoli blocchi di testo, magari usando gli elenchi puntati di word.

La formazione

La terza sezione è quella della formazione, che parte dall’ultimo titolo scolastico conseguito. Questa parte è davvero importante, non sottovalutarla.
Se hai fatto la Scuola Edile, è giusto segnalare il nome della scuola, dove si trova e in quali anni l’hai frequentata. Se inoltre hai compiuto un ciclo di tirocinio o di qualificazione già ai tempi della scuola, segnala il tipo di percorso fatto e spiegalo con cura. Può risultare molto utile a chi leggerà il tuo curriculum.
Le esperienze di formazione successive vanno ovviamente messe bene in evidenza perché permettono di inquadrare il tipo di professionalità e di specializzazione sviluppata dopo la scuola, quando sei entrato nel mondo del lavoro. Si tratta di indizi fondamentali per i reclutatori e per le aziende. Anche qui occorrerà segnalare gli anni in cui hai conseguito i singoli titoli, accompagnati dai nomi degli enti e delle scuole di formazione nei quali hai seguito i corsi.

E infine le competenze trasversali

Eccoci arrivati ai dettagli finali, che generalmente vengono chiamati “Interessi, hobby e tempo libero”, tutte cose che possono apparire ornamentali, ma che fronzoli non sono.
In questa parte del curriculum dovrai cercare di parlare di te, delle cose che ami e delle attività extra professionali che ti hanno appassionato e che ti appassionano ancora, cercando di metter in evidenza gli elementi del tuo carattere. Sapere quali sono i tuoi interessi può servire al selezionatore per capire qualcosa in più su di te e tracciare meglio il tuo profilo. E’ in questa sezione del curriculum che emergono le tue competenze trasversali, quelle che possono fare la differenza nella scelta di un candidato.
Non basta infatti dire di avere “ottime capacità competenze relazionali”, o una “grande attitudine al problem solving”, oppure una “forte etica del lavoro”. Queste cose le dici tu, e vuoi fare bella figura, è giusto. Ma andrebbero verificate. E il modo migliore per farlo è documentarle attraverso attività che hai svolto davvero. Per esempio, giocare o aver giocato a calcio o a basket a un certo livello suggerisce che sei capace di lavorare in team.
Se invece ami gli sport estremi e individuali può voler dire che hai disciplina e sai quando assumerti dei rischi, tutte caratteristiche desiderabili per un ruolo di guida o di comando.
Ma ricorda: tutto ciò che inserisci nel curriculum può diventare un facile bersaglio durante il colloquio, per cui non barare. Devi essere sicuro di esprimere la tua passione per ciò che hai scritto. Altrimenti diventa un boomerang!
In ogni caso il racconto dei propri hobby e interessi, che possono comprendere anche le conoscenze informatiche, è importante e va esposto con cura. E stai tranquillo che queste competenze non vengono affatto trascurate dai recruiter.

Un aiuto da geoJOB

Noi di geoJOB sappiamo che molto spesso i lavoratori arrivano a casa dai cantieri distrutti dalla stanchezza, e che l’ultima cosa che vorrebbero fare è quella di sedersi davanti al computer per scrivere il curriculum. Hanno cose più urgenti da fare, giustamente.
E proprio per questo il team di geoJOB assisterà molto presto i lavoratori del settore edile per migliorare, su prenotazione e inviando una mail di richiesta, la presentazione del proprio curriculum, approfondire l’attività professionale e valutare le offerte di lavoro da evadere.
Un servizio in più per chi si alza tutti i giorni alle 5 di mattina mentre tutti dormono.