Rapporto Ance: poche luci e tante ombre
Rapporto Ance: poche luci e tante ombre
Il rapporto annuale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili fotografa la preoccupante situazione del settore delle costruzioni e prevede modesti indizi di crescita per il biennio 2019-2020. L’allarme è ormai conclamato! Non sono buone le notizie che giungono dall’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni che fornisce una fotografia del settore delle costruzioni con previsioni per l’anno in corso e anche per il 2020. L’incertezza economica dovuta al rallentamento dell’economia sta coinvolgendo tutti i settori produttivi, a partire da quello delle costruzioni che risulta essere ormai un malato cronico. Sono infatti ben undici anni che il settore registra performance negative e per molti versi drammatiche, con livelli produttivi ridotti di circa un terzo, la chiusura di oltre 120mila imprese e la perdita di oltre 600mila posti di lavoro. Occupazione e imprese: allarme rosso Esattamente un anno fa l’Ance aveva previsto per il 2018 una ripresa del settore con un incremento del 2,4%. A trainare la crescita dovevano essere i lavori pubblici con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Ma questa previsione è stata ampiamente disattesa dal momento che gli investimenti in opere pubbliche, anziché aumentare, sono diminuiti del -3,2% nel 2018 rispetto a un già critico 2017. Una situazione sempre più complicata che ha generato una grande sofferenza lungo tutta la filiera, con un bilancio pesantissimo sul piano occupazionale. Sono circa 620mila i posti di lavoro persi nell’edilizia dall’inizio della crisi e i segnali di questa emorragia sono sempre più evidenti. Nei primi 9 mesi del 2018 le Casse Edili evidenziano una diminuzione dello 0,3% dei lavoratori iscritti e dello 0,9% del numero di ore lavorate. Una dinamica in linea con quanto evidenziato dall’Istat che, nello stesso periodo, segnala una riduzione dell’1,5% nel numero di occupati. Anche sul fronte della tenuta delle imprese la situazione si fa sempre più drammatica: dal 2008 sono infatti 120mila quelle che hanno chiuso i battenti. Un futuro che richiede scelte Sulla base degli indicatori economici generali e relativi al settore, l’Ance aveva stimato per il 2019 un aumento degli investimenti in costruzioni del 2%, un dato percentuale motivato da una serie di indicatori. Li elenchiamo: 1 miliardo di investimenti in più nel comparto della nuova edilizia residenziale privata (+3,5%); 2 miliardi di investimenti in più nel comparto dell’edilizia non residenziale privata; 1,2 miliardi di investimenti in più nella manutenzione degli edifici (effetto “Sismabonus”); e 800 milioni in più negli investimenti in opere pubbliche. Quest’ultimo incremento lascia ben sperare per il futuro, anche se sarà difficile invertire il lungo trend negativo in atto dal 2006 senza un ricorso davvero massiccio a investimenti pubblici. Negli ultimi undici anni, fa notare l’Ance, l’Italia ha perso 69 miliardi di investimenti in costruzioni, con 26 miliardi in meno in opere pubbliche, pari al 54% dell’intero mercato. Nessun altro Paese al mondo ha fatto peggio dell’Italia. Previsioni al ribasso A giudizio dell’Ance sono molti gli ostacoli che impediscono la crescita del settore: da un lato c’è l’ultima manovra economica che inibisce di fatto gli investimenti. Dall’altro si presentano nuove condizioni di contesto che possono solo impensierire gli attori della filiera, come ad esempio il rallentamento degli scambi commerciali, le norme dei contratti pubblici che ostacolano le scelte di investimento, anche tra gli operatori privati, e infine le forti tensioni sui mercati finanziari che inducono a prevedere gravi ripercussioni economiche e sociali già durante il 2019. Per questo le previsioni di Ance sono del tutto prudenziali e stimano per l’anno in corso un andamento degli investimenti in costruzioni in aumento di solo +1,1% complessivo, ben 1,3 miliardi in meno rispetto allo scenario di partenza. In particolare per i singoli comparti l’Ance prevede investimenti in nuove costruzioni residenziali a +1,5% (circa 400 milioni di euro in meno); investimenti in costruzioni non residenziali private a +1,8% (ben 500 milioni in meno); e investimenti in opere pubbliche a solo +0,2% (con solo 400 milioni, cioè circa la metà, degli investimenti preventivati in origine). In totale 1,3 miliardi di investimenti in meno rispetto allo scenario di partenza. I rischi sono addirittura maggiori nel 2020, dove la caduta del settore potrebbe essere ancora più rovinosa. Il ruolo della formazione secondo geoJOB Allontanandoci un poco dal drammatico scenario fotografato da Ance, noi di geoJOB crediamo che in un momento così difficile per il settore ci sia molto da fare sul fronte dell’aggiornamento e della formazione professionale. Il ruolo della manodopera sta infatti diventando sempre più dirimente e la preparazione delle maestranze è uno di quei temi cruciali che non si possono più rimandare. La competitività tra le aziende ha infatti raggiunto livelli elevatissimi, con marginalità sempre più risicate e costruite spesso sulla pelle dei lavoratori. Perché, parallela alla formazione, viaggia anche la questione della sicurezza sul lavoro. L’aggiornamento professionale rappresenta, al pari degli investimenti, una delle risposte più decisive e convincenti per far fronte ai problemi che affliggono il nostro settore. E ci auguriamo che questo tema venga presto sviluppato in tutte le più autorevoli sedi di discussione, private e governative, e a tutti i livelli. Anche noi, nel nostro piccolo, faremo la nostra parte.
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