L’importanza dei Dispositivi di Protezione Individuale

L’importanza dei Dispositivi di Protezione Individuale


I DPI sono fondamentali in cantiere e in tutti i ruoli lavorativi sensibili. Ma spesso la sottovalutazione del problema sicurezza ne scoraggia l’utilizzo. Ecco i motivi per cui non vengono utilizzati in maniera corretta.

L’inosservanza delle norme di sicurezza, anche delle più comuni, è la principale causa dell’altissimo numero di incidenti sul lavoro. Un costo umano ormai inaccettabile, soprattutto nel settore edile dove potrebbe essere in larga misura evitabile.
Il problema sembra però di difficile soluzione, soprattutto per l’assenza di una vera e propria “cultura” della sicurezza. Un modo di pensare e di agire che dovrebbe diventare parte integrante della cultura aziendale e avere come primo estensore il datore di lavoro. È infatti dall’esempio del capo e dalla sua efficace sorveglianza che discendono a cascata, al di là della legge e delle norme, le pratiche condivise.

La percezione del rischio
Sono moltissime le ricerche che hanno messo in luce in questi anni come la maggior parte dei lavoratori consideri bassa o del tutto assente la possibilità di incorrere in un infortunio. In moltissimi casi inoltre, pur svolgendo mansioni in cui viene richiesto l’uso di dispositivi di protezione individuale, questi non vengono utilizzati per una bizzarra sottovalutazione del rischio.
È proprio su questo aspetto che il lavoro da svolgere è maggiore, a causa della persistenza di atteggiamenti manchevoli e dannosi. Forme di arretratezza che però possono essere sconfitte o trasformate sfruttando la forza dell’informazione.
È provato infatti che l’uso corretto e continuativo dei dispositivi di protezione individuale è influenzato dall’aver ricevuto informazioni corrette a essi correlate. La consapevolezza dei rischi reali a cui si può andare incontro, con il dettaglio anche agghiacciante delle conseguenze di un uso improprio dei Dpi, ha un effetto estremamente positivo. Il lavoratore che ha preso visione in maniera chiara e documentata degli esiti drammatici della “non sicurezza” si convince immediatamente dell’importanza della prevenzione e si responsabilizza.

Machismo, individualismo, menefreghismo & Co.
Purtroppo esistono molte sacche culturali, che sarebbe meglio chiamare sottoculture, che fanno ancora resistenza alla piena condivisione delle pratiche di sicurezza sui luoghi di lavoro. Se infatti è vero che la percezione del rischio è influenzata positivamente da una corretta informazione, è altrettanto vero che molti comportamenti sbagliati attingono a piene mani da modi di concepire le relazioni tra uomini che sono antichi, intrisi di atteggiamenti narcisistici e presuntuosi, quando non si tratta di vere e proprie pose.
Stiamo parlando di quelle condotte sui luoghi di lavoro che si nutrono di machismo e di confronto tra lavoratori basato sulla prestanza fisica e sulla noncuranza del pericolo. Si tratta di comportamenti molto più frequenti di quanto si possa immaginare e che purtroppo le statistiche non riescono a registrare. Specie in ambienti di lavoro, come il cantiere, in cui la forza fisica e il vigore atletico rappresentano una sorta di simbolo di status tra lavoratori.
L’assenza di imbragatura o il rifiuto del caschetto vengono spesso vissuti come gare di coraggio o di determinazione in cui occorre dimostrare sempre e a ogni costo di essere forti e sprezzanti del pericolo, pena l’accusa di mancanza di virilità.
A questa forma di machismo si lega inoltre un altro pericolo che presenta due modalità distinte ma pur sempre facce della stessa medaglia: l’individualismo e l’intolleranza alle regole. Il primo è un comportamento molto antipatico che rema contro le norme di base della sicurezza, che sono sempre un gioco di squadra e che devono coinvolgere tutti, nessuno escluso. Il secondo è un atteggiamento oltremodo pericoloso, oltreché deplorevole, perché rappresenta un vero e proprio attentato volontario alla sicurezza comune. Oltre a vanificare lo sforzo di tutti, mette infatti in pericolo l’intera organizzazione e va dunque severamente sanzionato.

Corresponsabilità: il ruolo primario della formazione
Aleggia su tutti questi atteggiamenti un tentativo di sottrarsi alle regole condivise basandosi invece sulle proprie sensazioni del momento. Come se il lavoratore stesse interpretando il ruolo di un eroe in un film. La realtà è però molto diversa dalla fiction, e l’immaginazione del lavoratore non è mai così fervida da poter prevedere gli esiti più nefasti di questi comportamenti. Esiti che spesso sorprendono in negativo.
Arriviamo così al punto chiave di tutto il ragionamento: la buona informazione e soprattutto la formazione possono fare molto sul piano della prevenzione e sull’uso dei dispositivi di sicurezza proprio perché disvelano tutti gli addentellati e le ricadute possibili di queste pratiche errate.
La legge stabilisce che cosa sono i Dispositivi di Protezione Individuale e prescrive (D.Lgs. 81/08) che il datore di lavoro fornisca ai lavoratori i necessari Dpi, assicurandogli anche un’adeguata formazione circa il loro uso corretto. Senza entrare nel merito delle tecnicalità e delle altre normative relative alla sicurezza, che sono comunque numerose, rimane fondamentale riuscire a far introiettare e condividere storie, valori e comportamenti virtuosi, permettendo al lavoratore di diventare un soggetto attivo e protagonista del sistema di prevenzione e protezione.
Secondo noi di geoJOB il tema guida di ogni percorso formativo in ambito Dpi deve essere quindi quello della “corresponsabilità”, vale a dire la capacità di rendere i lavoratori attori responsabili e informati rispetto a tutte le ricadute possibili di una mancata prevenzione, soprattutto quelle che riguardano gli altri compagni di lavoro. L’obiettivo è la tenuta generale del sistema sicurezza in azienda.
Il controllo reciproco delle più banali norme di prevenzione tra lavoratori deve diventare la base culturale da cui far discendere poi i comportamenti condivisi. Svilendo e mortificando i comportamenti narcisistici e individualistici, così deleteri per la cultura di un’organizzazione.
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