Storie di Cantiere #3

Un’altra esperienza di cantiere ci viene raccontata dai nostri amici e colleghi sul campo.
Questa è la storia di Antonino Santisi che ci racconta il suo primo giorno di lavoro in un cantiere “non tradizionale”.

Ancora una volta siamo testimoni di un percorso di formazione professionale che iniziato tra i banchi di scuola, prosegue direttamente sul campo, dentro i cantieri. 

Ecco la storia di Antonino:

“Correva l’anno 1991. Mi ero diplomato nell ’87, assolto gli obblighi di leva nell’88 e iniziato la  mia carriera di geometra tra un cantiere scuola per disoccupati e collaborazioni con imprese e/o professionisti operanti nel settore dei lavori pubblici, cercando di incrementare in modo esponenziale il mio bagaglio professionale che mi consentisse il salto di qualità. 

Cosa accaduta nel mese di Settembre 1991 e precisamente il giorno 14, quando per una serie di coincidenze, venni assunto da una grossa società di ingegneria specializzata applicata di Milano: la Consonda Spa. Il primo impatto per me che lasciavo il  piccolo ambiente paesano dove ero cresciuto professionalmente per ritrovarmi in uno più ampio con un’azienda che operava non solo a livello nazionale ma  in tutto il mondo, non è stato certo facile.

Dai primi contatti capii che alla fine il 90% della struttura siciliana era composta da Randazzesi che abitavano solo ad 11 km dal mio paesello, tranne il capo cantiere che veniva  dall’altra isola. Altro che Milanesi!

Iniziai di lunedì la mia avventura, assunto come operaio qualificato secondo livello, perché prima dovevo imparare tutto sulle attività di consolidamento, per poter crescere professionalmente ed avere tutti i privilegi previsti dagli avanzamenti di carriera, anche se per tutti ero il “Geometra” per i più giovani o “U ‘Ngigneri” (l’Ingegnere) per i più anziani. 

Il cantiere dove venni assunto e destinato era situato a soli 4,5 km da dove abitavo, chiamato cantiere Maniace, ma ubicato nel territorio del comune di Bronte (CT). Si trattava di un progetto molto avveniristico in quanto prevedeva la realizzazione di una diga sotterranea (unica in Europa) mediante continue perforazioni ed iniezioni di miscele cementizie e/o resine silicatiche espansive, eseguite dall’alto verso il basso dentro un cunicolo scavato nella pietra lavica che individuava una vallata riempita da una colata ove scorreva un fiume d’acqua tra il contatto della lava e le vecchie argille di base. 

Tale sbarramento alla fine ha funzionato: una serie di drenaggi sub-orizzontali captavano l’acqua e, senza l’ausilio di nessuna pompa, questa raggiungeva il cunicolo da dove  veniva tratta per essere immessa nella rete, con una portata di circa 80 litri al secondo.

Si trattava per me di un mondo completamente nuovo. Non avevo mai visto una galleria scavata, stavo scoprendo anche i famosi canali di “ingrottamento lavico”, tipici dell’Etna due dei quali venivano intercettati  proprio dal cunicolo in questione. Fu quest’esperienza che mi porterà in seguito a specializzarmi in “speleologia etnea” ed a visitare la grotta a monte del cunicolo chiamata di Maniace che possibilmente era collegata in tempi remoti ai cunicoli intercettati. Comunque oltre le cavità venni a contatto con tecnologie di lavorazioni  e mezzi fino al quel momento sconosciuti avendo seguito fino a quel momento, solo cantieri per così dire tradizionali. 

Il primo giorno di lavoro fu praticamente tragico, perché nel week end precedente le copiose piogge e la contemporanea mancanza di alimentazione alle pompe di sollevamento delle acque che si accumulavano all’interno del cunicolo, avevano fatto sì che trovammo la galleria completamente allagata. Impiegammo tutta la giornata a ripristinare tutti i sistemi, le pompe e quanto altro necessario a prosciugare  quel fiume d’acqua nel cunicolo. 

Il risultato fu che sono rientrato a casa la sera infangato dalla testa ai piedi e che mia madre, guardandomi perplessa, mi chiese: “  Tonino, sei proprio sicuro che ti hanno assunto come geometra?”

Questo è stato il primo giorno di un  lavoro che ho poi svolto per un trentennio, e che è rimasto impresso nella mia mente dopo tutti questi anni.”

Ringraziamo ancora una volta Antonino e invitiamo anche te a raccontarci la prossima storia di cantiere.

Inviaci una email a info@geojob.it e raccontaci un’esperienza o un episodio vissuto tra i cantieri. Siamo appassionati di questi racconti e pubblicheremo ben volentieri anche la tua storia.

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