UNA DONNA IN CANTIERE

Pamela Cerminara è una delle protagoniste di WAW- WOMEN AT WORK, una rubrica dedicata alle donne che lavorano nel settore dell’edilizia, delle costruzioni e delle infrastrutture.

Pamela ci racconta la sua esperienza in quanto donna in cantiere, con quale ambiente lavorativo si è dovuta interfacciare e quali sono gli episodi (positivi e negativi) che hanno segnato il suo percorso.

Rubrica WAW- Women at Work

Cosa significa essere una donna in cantiere?

Quando mi è stato chiesto cosa vuole dire “essere donna in un cantiere” la mia mente ha fatto un salto nel passato…ma per me è più facile raccontare un po’ della mia vita in campo lavorativo.

Essendo Geometra (donna) ho sempre frequentato ambienti maschili dove in classe eravamo solo tre donne…. Già allora mi sentivo dire:

Ma non ti senti a disagio in un ambiente maschile?” – e io – “Ma perché? È una scuola come tante altre, io quando sono là non avverto differenze

Poi il tirocinio, la libera professione, il confronto con gli altri colleghi. Ricordo ancora il catasto…. le donne si contavamo sulla punta delle dita.

Ben otto anni fa presi la decisione di partire per fare il colloquio con la mia attuale azienda (che si occupa di Microtunnels). Andai controvoglia. Ricordo di aver risposto a mio padre (che insisteva per farmi fare quel benedetto colloquio):

Ma che ci vado a fare, non capisco nulla di quello che fanno, è una tecnologia che non conosco minimamente, non ho mai fatto cantiere, poi con un’azienda tedesca!!!! Ma sei matto???? Non conosco nemmeno l’inglese…. figurati se quelli prendono me…”

Così, pronta a sentirmi dire un NO colossale, indossai la mia maschera migliore e andai a fare quel colloquio direttamente in cantiere. Là scoprii che bisognava sostituire la mia collega in maternità (che poi è diventata la mia migliore amica) e che, nonostante il problema della lingua, mi avrebbero messo in prova 15 giorni con altre persone.

Iniziai il lunedì successivo.

Entrai in cantiere e veloce come una freccia mi chiusi nell’ufficio container con gli altri colleghi in prova. Iniziai a sistemare tutti i documenti e fogli sparsi per l’ufficio. Ricordo ancora il capocantiere di allora, che quando mi vide sistemare e catalogare i faldoni, arrivò con una marea di documenti arretrati da sistemare, e me li consegnò senza troppi se e troppi ma. Così sistemai anche quelli, perché io con le mani in mano non so stare…

Iniziai poi a mettere il naso in cantiere per vedere cosa stessero facendo. Così per caso mi accorsi che gli operai avevano difficoltà a riparare una pompa smarino e organizzai immediatamente la manutenzione da una ditta esterna. Da là mi coinvolsero giorno dopo giorno nelle fasi lavorative, aiutai anche il loro topografo nel fare i rilievi nel tunnel, come si suol dire…. mi sporcai le mani senza fare la schizzinosa. Ancora adesso molti rimangono sorpresi nel sapere che scendo nei pozzi e sto nei tunnel!

Le battutine non mancavano, ma nonostante il problema di comunicazione capivo benissimo, ridevo con loro e ci scherzavo su. E forse è stato proprio questo lato della mia personalità a farmi andare avanti.

Quali erano i tuoi rapporti con il personale di cantiere?

Con il personale di cantiere mi adattai subito, non ci fu tempo per le differenze di sesso. Si lavorava per portare a termine il lavoro. Dopo quindici giorni mi assegnarono un cantiere da sola, non ci volevo credere!

Nonostante con il personale di cantiere non ci fossero minimamente problemi, le differenze me le hanno fatte sentire alcuni colleghi (maschi) dagli uffici italiani (e che ora non lavorano più per noi).

Tante volte mi son sentita dire Tu non capisci niente. O sentivo dire loro Cosa vuoi che capisca!! È una poverina

Sembrava facessero di tutto per mettermi in difficoltà. Mi dicevano che loro dall’ufficio ne capivano più di me che ero presente 24/24 h in cantiere. Sono arrivati anche a studiare modi per farmi buttare fuori. No, non è stato minimamente semplice dover sentire queste cose.

Momenti di crisi ci sono stati, anche molto forti, nei quali mi chiedevo sempre: “Ma chi me lo ha fatto fare! Io cambio lavoro!”.

Ma quello che producevo con il mio lavoro parlava da sé. Per fortuna il mio Team Leader (che io scherzosamente chiamo “Boss”) mi ha sempre sostenuta. Capivo quello che loro volevano, ed è stato lui ad imporsi e chiamarmi anche dieci volte al giorno per farmi parlare in inglese per esercitarmi.

C’è stato un momento in cui non ti sei sentita accettata come donna in questo settore?

Il periodo più difficile è stato in Azerbaijan, dove la mia posizione non è stata mai accettata ed ero considerata (dai locali) il niente più assoluto in quanto donna. Sono stati i 15 mesi più bui che abbia mai passato, dove un ambiente maschilista al 1000% annulla la tua persona fino a farti sentire una larva. Parola dura ma è la cruda verità! Nonostante tutto la mia Azienda (operai inclusi) mi è sempre rimasta a fianco, sostenendomi totalmente.

Ripensando ai primi giorni in cantiere mi viene in mente anche un mio ex, il quale mi disse “Ma io che ci devo stare a fare con una che lavora in cantiere in mezzo agli uomini… per me non è una donna”.

Da allora ho fatto in modo di superare tutte le mie insicurezze… e oggi mi ritrovo su un cantiere in Israele dopo aver fatto zapping tra Italia, Azerbaijan, Germania e Portogallo!!!!

E non solo….

L’emozione più grande nella tua carriera lavorativa?

L’emozione più grande è stata ricevere, dopo la disavventura (solo ora la posso chiamare così) dell’Azerbaijan e in un momento di crisi su un altro cantiere, la telefonata dal Presidente del Collegio dei Geometri di Catanzaro. Mi informava di essere risultata unica donna Geometra regolarmente iscritta a lavorare su cantiere specialistico con azienda estera, in Italia e all’estero. Ricordo bene quel momento, non ci volevo credere, mi son dovuta fermare con la macchina e ho pianto, pensando che alla fine tutti i sacrifici fatti (e che ancora sto facendo) hanno portato a qualcosa.

Pamela Cerminara in Cantiere

In tutti questi anni passati in cantiere di una cosa sono certa: non è facile e non lo sarà mai. Con gli operai ci si è scontrati, arrabbiati l’un l’altro, si è riso, si è stati complici, ci si è supportati nei momenti di difficoltà, si è lavorato ed eseguito tutto senza bisogno di parlarci. Capisco però che è andato tutto bene quando a fine giornata ricevo una loro chiamata per bere una birra insieme.

Pamela Cerminara in cantiere

Pamela Cerminara  – Geometra di cantiere – Microtunneling

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