Quali sono i vantaggi della Digitalizzazione e dell’innovazione in edilizia?


Digitalizzazione nell’edilizia

Durante le ultime giornate dell’Executive Master per il management delle costruzioni le lezioni hanno toccato le tematiche dell’innovazione e della digitalizzazione nel mondo dell’edilizia. 

Vogliamo condividere con i nostri lettori le informazioni più importanti che siamo convinti debbano essere conosciute da tutte le figure che operano nel mondo dell’edilizia e delle costruzioni. 

Era digitale

In questa era digitale, molte industrie stanno adottando tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza e la produttività. L’industria dell’edilizia non fa eccezione: la digitalizzazione sta cambiando il modo in cui gli edifici vengono progettati, costruiti e gestiti.

L’industrializzazione dei processi costruttivi la si vede già in tante tecnologie in fase di sviluppo, di ricerca e di applicazione. 

Noi con questo articolo vogliamo porre l’accento sugli aspetti legati alla gestione e al management dei cantieri.

Quando parliamo di digitalizzazione dei processi edilizi intendiamo l’uso delle tecnologie digitali per migliorare l’efficienza, la qualità e la sicurezza delle attività nel settore dell’edilizia. 

Digitalizzazione nella progettazione

Una delle maggiori sfide nella progettazione di edifici è la collaborazione tra i vari professionisti coinvolti: architetti, ingegneri, imprenditori edili, fornitori e così via. 

La digitalizzazione ha contribuito negli ultimi decenni a creare ambienti di collaborazione sempre più immersivi e collaborativi. Basti pensare ai software offerti da aziende come Cisco, Microsoft, Google ecc… che avvicinano team lontani e rendono veloci e pratiche sia le riunioni che la progettazione a più mani.

La tecnologia digitale può aiutare a superare sfide insidiose, consentendo a tutte le parti interessate di lavorare su un unico modello di dati dell’edificio (BIM) in tempo reale. 

L’obiettivo del sistema BIM è quello di consentire di ridurre gli errori di progettazione, migliorare la comunicazione e aumentare l’efficienza complessiva del progetto. 

Non tutto ciò che luccica è oro, infatti se è vero che sulla carta, o meglio su schermo, la progettazione e la gestione col BIM sia semplice ed immediata, è vero anche che in campo applicativo c’è ancora tantissimo da lavorare per rendere il processo semplice e fruibile in tutti i cantieri. 

La realtà aumentata e gli ambienti di realtà virtuale possono migliorare ancora di più la precisione del design. Ad esempio si possono visualizzare in modo tridimensionale e in tempo reale i progetti e intervenire in eventuali modifiche prima che sia costruito. 

Formazione avanzata

La realtà virtuale è sempre più utilizzata nei processi di formazione. 

Questi sistemi sono già in uso per la preparazione e la specializzazione di nuovi tecnici all’uso di mezzi e macchinari da cantiere.

Con l’ausilio di simulatori professionali si possono fare ore ed ore di pratica nell’uso di escavatori, perforatrici, gru ecc… riducendo i rischi, le responsabilità e di conseguenza velocizzando il processo di apprendimento.

I visori sono utilizzati anche in campo di sicurezza negli ambienti di lavoro. L’esperienza totalmente immersiva permette di simulare incidenti in cantiere o cadute dall’alto.  Questo risveglia negli operatori la responsabilità e li richiama ad una maggiore attenzione durante i lavori. 

Digitalizzazione nella costruzione

La digitalizzazione può anche avere un impatto significativo sulla fase di costruzione di un edificio. 

La tecnologia di automazione degli edifici può aiutare a controllare e gestire gli impianti meccanici ed elettrici, ottimizzare l’uso dell’energia, migliorare la sicurezza dei lavoratori in fase di costruzione e degli occupanti degli edifici. L’uso di robot e stampanti 3D può consentire di costruire parti dell’edificio in modo più efficiente e preciso sia in cantiere che nella realizzazione di parti prefabbricate. 

Digitalizzazione nella gestione

Dopo la costruzione, la digitalizzazione sta avendo un impatto piacevolmente positivo sulla gestione dei cantieri prima e del costruito poi. 

Durante la preparazione e la realizzazione dei cantieri gli strumenti digitali danno un grande supporto per terminare prima e meglio i lavori. 

I vantaggi principali che portano queste tecnologie:

  • Riducono le incertezze e i ritardi dovuti a errori o mancanza di informazioni; 
  • Archiviazione elettronica dei documenti per facilitare l’accesso e la condivisione tra tutti gli operatori;
  • Analisi avanzate dei dati per ottimizzare le risorse e i processi;
  • Conformità normativa e trasparenza nei rapporti con i clienti e i fornitori;
  • Maggiore flessibilità organizzativa e innovazione.

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale da grande supporto per la conservazione e la catalogazione delle immagini in cantiere. E’ sufficiente usare il motore di ricerca per individuare facilmente la foto cercata in mezzo a migliaia di foto e video in cantiere. 

Oppure individuare prodotti consegnati in cantiere cercando in mezzo a centinaia di documenti di trasporto.

Nel costruito ad esempio, i sensori IoT possono monitorare il consumo di energia, il deterioramento dei materiali e l’uso degli spazi, consentendo di identificare aree di miglioramento e ridurre i costi operativi e di manutenzione e riparazione. 

Sfide e considerazioni

Nonostante i molti vantaggi della digitalizzazione nell’edilizia, ci sono anche alcune sfide da affrontare. Ad esempio, la necessità di investimenti iniziali per l’acquisto di tecnologie e la formazione dei dipendenti, il rischio di dipendenza dalla tecnologia e la necessità di garantire la sicurezza dei dati. 

Tuttavia, se gestite in modo adeguato, queste sfide possono essere superate e la digitalizzazione può portare numerosi benefici a lungo termine.

Il nostro punto di vista.

In conclusione, la digitalizzazione sta cambiando il modo in cui l’edilizia è progettata, costruita e gestita. Con l’adozione di tecnologie avanzate come il BIM, l’automazione degli edifici e l’IoT, l’industria dell’edilizia può diventare più efficiente, sostenibile e sicura. Tuttavia, è importante considerare attentamente le sfide e adottare una strategia ben pianificata per ottenere i massimi benefici dalla digitalizzazione.

 

Formazione professionale nel settore edile: la valorizzazione del personale per far crescere la propria impresa

Investire nelle persone per garantire all’azienda un futuro solido e di successo

La crescita aziendale passa attraverso diversi fattori – sia interni che esterni – e decisioni corrette da prendere. 

Al giorno d’oggi la competitività va di pari passo con gli sviluppi tecnologici, e risulta per questo sempre più alta.

Per questo l’essere aggiornati e al passo con i tempi sono necessità a cui ogni azienda non può rinunciare, pena la perdita di efficienza e quindi di leadership – e di conseguenza clienti e fatturato mancato a fine anno.

Per scongiurare tutto questo dovresti  focalizzarti sull’avere una strumentazione all’avanguardia oppure sull’avere delle procedure aziendali snelle e che ti permettano quindi di investire il  tempo in attività più remunerative e ad alto valore aggiunto.

Ma, soprattutto nel settore dell’edilizia, c’è un altro aspetto che nel 2023 non va assolutamente sottovalutato…

Il fattore umano: il personale come motore dell’azienda

Le persone che formano un’azienda sono un valore aggiunto importantissimo e – soprattutto dopo il periodo pandemico – non è più possibile considerarle solo come semplici esecutori.  

È diventato ormai fondamentale tutelare il benessere, la salute fisica e mentale del personale. 

Questo perché avere un ambiente di lavoro positivo e sano, in cui il personale si senta stimolato e stimato, ha dei risvolti positivi per l’azienda in termini di produttività ed efficienza

Le motivazioni portano sempre a risultati positivi per la persona e per l’impresa, così come il sentirsi parte integrante di un meccanismo aziendale.

Uno degli strumenti più importanti per far sentire importante un dipendente e, al contempo, farlo crescere insieme all’azienda, è quello della formazione professionale.

Tuttavia ci sono ancora aziende restie a prendere in considerazione questa ipotesi, perché vedono questo strumento semplicemente come una spesa aggiuntiva alle tante che già devono sostenere.

Nel 2023 è tempo di sfatare questo mito e cominciare a considerare…

La formazione del personale come investimento

Questo è il primo step mentale da effettuare per cominciare a capire come possiamo sfruttare la formazione per favorire la crescita della nostra azienda.

La formazione non è un costo, ma un investimento sicuro per un’azienda nel 2023. 

A fronte della spesa i benefici sono evidenti:

  • aumento delle competenze del personale;
  • crescita della competitività aziendale
  • miglioramento della comprensione degli obiettivi aziendali da parte del personale;
  • aumento dell’engagement dei dipendenti, che si sentiranno parte del progetto aziendale;
  • miglioramento del benessere dei dipendenti, che risulterà in un atteggiamento più efficiente e propositivo al lavoro.

Dopo aver compreso a fondo i benefici della formazione professionale, quale azienda non sarebbe felice di assumersi i costi che questa comporta?

Sappiamo già la risposta.

Inoltre esistono diversi modi per ridurre i costi dei corsi di formazione aziendale.

Alcuni di essi sono interamente o in parte finanziati dallo Stato o dalla Regione.

Ad esempio, c’è il bonus formazione 4.0: un incentivo fiscale per l’acquisizione di competenze tecnologiche e digitali, che consiste in un credito d’imposta che fa recuperare alle imprese il 40% delle spese sostenute per la formazione dei dipendenti.

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui – secondo la ricerca internazionale Global HR condotta da CoachHub nel 2019 – il 94% delle società italiane intervistate, nel 2023 investirà nella formazione e nello sviluppo del personale.

Il Forum Economico Mondiale invece stima che, entro il 2025, la formazione aziendale interna verrà fornita a più del 75% dei dipendenti.

Questi sono solo alcuni dati che attestano, però, un cambio di rotta verso una consapevolezza importante: 

La formazione del personale è un investimento per le aziende! 

Scegli la formazione di valore nel settore delle costruzioni con il master GeoJob 

I corsi di alta formazione sono corsi di perfezionamento e aggiornamento che prevedono uno sviluppo di competenze e capacità di livello superiore. 

La particolarità di questi corsi è che sono altamente specializzati e specializzanti, pertanto per un collaboratore – e di conseguenza per l’azienda per cui lavora – costituiscono una grande opportunità di crescita.

Ed è da questo obiettivo che abbiamo costruito il nostro Master: organizzato in 6 giornate, si rivolge ad imprenditori e manager del settore edilizia con l’obiettivo di: 

  1. Selezionare, valorizzare e trattenere i talenti all’interno dell’azienda;
  1. Guidare con maggiore consapevolezza l’azienda verso la crescita;
  1. Integrare la sostenibilità sociale e ambientale nella strategia aziendale;
  1. Implementare gli strumenti più efficaci per garantire la sicurezza in cantiere (con il rilascio dell’Attestato di sicurezza);
  1. Ottimizzare i processi per ottenere maggiore produttività e un migliore risultato economico, attraverso metodologie e strumenti di DIgitalizzazione e Lean Construction.

Un master per alti profili, ma anche per quelle figure che vorresti far crescere all’interno della tua impresa. 

Inoltre, grazie alla presenza di profili di primo piano del settore (ma anche legati alle soft skills e gestione dei processi), la qualità delle lezioni in aula è garantita! 

Ma allora,

Perché iscriversi? 

Ci sono 6 motivi aggiuntivi (oltre alla formazione in sé) per scegliere il nostro master. Infatti, potrai acquisire (o chi per la tua azienda)…

  • Esperienza, grazie alla profonda conoscenza e lunga esperienza nel settore dei formatori;
  • Concretezza, vista l’immediata applicabilità degli strumenti analizzati in aula;
  • Innovazione, con un percorso che segue due filoni – sostenibilità e digitalizzazione
  • Coinvolgimento dell’intera azienda, in quanto ogni partecipante può condividere l’esperienza del Master con i propri collaboratori;
  • Network, perché entrare nella community dedicata è un modo in più per arricchire l’esperienza del Master e incontrare potenziali partner di business.

Ultimo, ma non per importanza, sarà il rilascio dell’attestato per il modulo “Sicurezza”, che riceverai alla fine delle lezioni.

Vuoi avere maggiori informazioni sul nostro corso?

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L’importanza del personale: come attrarre, valorizzare e fidelizzare talenti nel settore edile

Le aziende si compongono di più elementi, ognuno con la sua funzione e con il suo scopo.

Tra tutti questi elementi però, troppo spesso ci si dimentica di quanto importanti siano le persone che compongono un’azienda. 

Un professionista serio e motivato, che sappia lavorare in team e che abbia competenze e idee che possano proiettare la nostra azienda nel futuro, è un valore aggiunto di primaria importanza.

Di conseguenza avere una squadra composta di elementi che abbiano comuni obiettivi e che condividano i valori aziendali è una delle chiavi per il successo e la crescita aziendale.

Al giorno d’oggi si affacciano nel mondo del lavoro figure professionali sempre più qualificate che possono, grazie alle loro capacità, dare un apporto determinante alla nostra azienda.

Per questo risulta fondamentale attrarre i nuovi talenti più promettenti e fidelizzare i dipendenti che grazie al loro lavoro hanno dimostrato di essere un valore aggiunto.

Ma in che modo?

Per scoprirlo è necessario immedesimarsi nella figura che ricerchiamo:

Un professionista serio e qualificato che ama il suo lavoro e desidera mettere in campo le sue competenze, crescendo professionalmente insieme all’azienda per cui lavora.

Questo è quello che cerchiamo.

Ma una figura del genere cosa cerca? E cosa possiamo fare per fargli desiderare di entrare nel nostro team e soprattutto fidelizzarlo e farlo sentire parte del nostro progetto?

Un dipendente cerca la soddisfazione – composta da due elementi:

  • Soddisfazione economica, perché non c’è nulla di più appagante di vedere il proprio lavoro apprezzato economicamente
  • Soddisfazione lavorativa, perché non c’è nulla di più stimolante che vedere le proprie idee o proposte apprezzate, o sapere che l’azienda crede nella propria persona e investe sulla sua formazione.

Chiunque abbia un lavoro ben retribuito, dove le proprie idee e competenze vengono ascoltate e valorizzate, dove la crescita professionale sia vista come un investimento e non come una perdita di tempo e denaro, non andrà mai a cercare altro.

È chiaro che una parte fondamentale di questo processo è costituito da studio e analisi.

Investire nel personale è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale capire quale siano le giuste persone su cui investire.

Capito questo, possiamo passare a capire come meglio attrarre e fidelizzare il professionista su cui vogliamo puntare per far crescere la nostra impresa.

Scopriamolo nel dettaglio.

Retribuzione adeguata

Abbiamo anticipato precedentemente l’importanza di avere uno stipendio che rispetti le competenze di un dipendente.

Il lavoro e i soldi sono strettamente connessi, ed è difficile trovare dipendenti che scelgano di lavorare solo per passione.

Tuttavia è risaputo che lo stipendio del personale per un’azienda è un costo veramente alto.

Retribuire con uno stipendio netto base alto un dipendente meritevole è corretto, ma non sempre un’azienda può permetterselo.

Ove non sia possibile – almeno non per tutti i dipendenti – dobbiamo sapere come soddisfare economicamente in maniera alternativa i nostri professionisti, attraverso ad esempio…

Benefit e welfare aziendale

I benefit aziendali sono uno strumento molto potente nelle mani di un’azienda.

Sono un insieme di beni e servizi messi a disposizione dei propri dipendenti al di fuori della busta paga – e non vanno quindi ad aumentare lo stipendio lordo.

I vantaggi sono abbastanza evidenti, perché permettono di far risparmiare parecchi soldi ai dipendenti (buoni pasto o per il carburante, telefono aziendale ecc..) e all’azienda di avere diversi sgravi fiscali.

Uno strumento altrettanto importante è il piano di welfare aziendale.

In questo caso lo scopo preciso di questa politica è quella di prendersi cura del benessere del dipendente e della sua famiglia, potendo riguardare sia un’assistenza sanitaria integrativa, sia un sostegno a spese per l’educazione dei figli (solo per citare alcuni esempi).

In entrambi i casi è evidente – a parte la convenienza economica per l’azienda rispetto ad un aumento di stipendio – come questi due strumenti possano aumentare nel lavoratore il senso di appartenenza. 

Il dipendente sentirà l’azienda vicina ai suoi problemi e bisogni personali, fondamentale per accrescere quel processo di fidelizzazione a cui si punta.

Formazione del personale

Valorizzare il dipendente facendolo sentire al centro del progetto aziendale passa anche attraverso la sua formazione professionale.

Benefici per il lavoratore quindi, che sentirà la sua figura importante per l’azienda, e per l’azienda stessa, che potrà contare su un professionista sempre più competente e costantemente aggiornato.

Attualmente sono inoltre presenti numerosi bonus e sgravi fiscali per le aziende che investono nella formazione del personale attraverso corsi riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico.

Abbiamo parlato di soddisfazione economica e lavorativa, ma al giorno d’oggi è possibile constatare un importante cambio di rotta nel modo di pensare dei lavoratori dipendenti.

Il bilanciamento tra lavoro e vita privata, così come una stabilità che permetta di vivere una vita serena, sono argomenti che non è più possibile trascurare, perché rientrano nei bisogni non più negoziabili di tanti dipendenti.

In tal senso la tendenza aziendale deve essere rivolta a garantire quanto più possibile una stabilità contrattuale – e quindi economica – ai dipendenti che abbiamo individuato come valore aggiunto per il nostro lavoro, oltre che a garantire turni lavorativi che permettano di avere un equilibrio tra vita lavorativa e vita personale.

Il mondo lavorativo va avanti e cambia continuamente, così come le esigenze aziendali e quelle dei dipendenti.

Se vuoi rimanere aggiornato a tutto tondo sul settore dell’edilizia affidati a noi di GeoJob.

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Il Preposto alla sicurezza: il sovrintendente allo svolgimento delle attività lavorative

In un ambiente lavorativo molto gerarchico come quello dell’edilizia è fondamentale che le direttive del datore di lavoro siano eseguite in maniera corretta e veloce dal personale presente in cantiere. .

Partendo da questo presupposto si capisce quanto sia importante una figura professionale che faccia da tramite e che sovraintenda e garantisca l’avanzamento dei lavori in piena sicurezza:

Il preposto alla sicurezza.

Ma andiamo nello specifico e cominciamo a conoscere questo importante ruolo all’interno dei cantieri.

Chi è il Preposto alla sicurezza?

Spesso sentiamo parlare di capo cantiere, capo reparto, capo squadra, capo produzione, capo turno. Tutti questi nomi sono spesso riconducibili ad un’unica persona, che è appunto il Preposto alla sicurezza, definizione richiamata dall’art. 2 del D. Lgs. 81/08.

Volendo sintetizzare la definizione, il Preposto alla sicurezza è la figura professionale che:

  • sovrintende all’attività lavorativa garantendo le attività lavorative svolte dai lavoratori;
  • garantisce l’attuazione delle direttive ricevute dal Dirigente o dal Datore di Lavoro;
  • controlla: in qualità di garante la reale funzionalità del sistema di gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro.

A dicembre 2021, con la Legge 215/21, sono state apportate numerose modifiche al D.Lgs. 81/2008, alcune delle quali riguardano la figura del preposto. L’obiettivo del legislatore è quello di “responsabilizzare” questa figura, indispensabile per garantire la supervisione e il rispetto delle norme antinfortunistiche nei cantieri e in azienda.

Il Preposto alla sicurezza deve possedere un forte potere d’iniziativa che gli consente di garantire sempre il massimo livello di sicurezza sul posto di lavoro – senza dover rendere conto ad altre figure.

Da questa iniziale definizione comincia già a delinearsi l’importanza di questa mansione.

Dai suoi poteri derivano conseguentemente altrettanti obblighi e responsabilità che adesso andiamo a scoprire nel dettaglio.

Obblighi del preposto alla sicurezza

Gli obblighi del Preposto alla sicurezza sono regolamentati dall’art. 19 del D.Lgs. 81/2008. 

Vediamoli nel dettaglio. Il preposto alla sicurezza si occupa di:

  • sovrintendere all’attività lavorativa dei dipendenti, con particolare attenzione al corretto utilizzo dei DPI (dispositivi di protezione individuale) e al rispetto delle disposizione aziendali in materia di sicurezza;
  • verificare l’accesso a zone esposte a rischio solo del personale che è formato e autorizzato;
  • Richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni ai lavoratori
  • monitorare le situazione di pericolo e, in caso di necessità, dare istruzioni ai lavoratori per l’abbandono della zona di pericolo;
  • proteggere i lavoratori evitando di far riprendere i lavori ove sussistano situazioni di pericolo;
  • vigilare sul corretto funzionamento di macchinari e dispositivi di protezione, informando, in caso di problemi, il datore di lavoro;
  • segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al Dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale;
  • interrompere immediatamente le attività lavorative in caso di condizioni non sicure;
  • aggiornarsi costantemente.

Nel caso in cui questi obblighi non vengano rispettati, il Preposto alla sicurezza può cadere in responsabilità civili e penali, in base alle violazioni indicate nel D. lgs. 81/08, che possono prevedere l’arresto da 1 a 3 mesi e multe dai 200 ai 3.000 euro.

A dimostrazione del corretto adempimento dei suoi obblighi va in aiuto del Preposto alla sicurezza l’utilizzo delle segnalazioni scritte, che servono appunto a informare in maniera corretta il datore di lavoro riguardo malfunzionamenti di attrezzature e dispositivi di protezione o il mancato rispetto delle direttive da parte di un lavoratore.

È importante ricordare e sottolineare che il Preposto alla sicurezza è considerato il  responsabile del comportamento dei suoi sottoposti, per questo è indispensabile instaurare con questi ultimi un rapporto di fiducia e prestare sempre la massima attenzione.

Analizzate le sue competenze, ora vediamo come si diventa Preposto alla sicurezza.

Nomina del Preposto alla sicurezza

La nomina del Preposto alla sicurezza è a carico del datore di lavoro, che può individuarne anche più d’uno, in base alle esigenze e alla struttura aziendale.

A seguito delle modifiche apportate all’art. 18 del D. Lgs. 81/2008 alla fine del 2021, il datore di Lavoro deve “individuare il Preposto o i Preposti per l’effettuazione delle attività di vigilanza di cui all’art. 19. Al Preposto, ovviamente, spetta una retribuzione extra – pattuita con il datore di lavoro stesso in base ai contratti collettivi del lavoro e non può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgimento della propria attività”.

La nomina deve contenere le generalità dell’incaricato, i compiti e i poteri attribuitigli, la data della nomina e naturalmente la firma del soggetto incaricato. L’atto di trasferimento di competenze organizzative e gestionali in materia di sicurezza e salute dei lavoratori in capo al Preposto può anche non includere l’autonomia di spesa, qualora questa non sia necessaria per lo svolgimento delle funzioni delegate.

E se non viene scelto? 

In questo caso può essere scelta una figura che, seppur non formalmente investita, è riconosciuta dai dipendenti come preposto in base alle sue funzioni e poteri.

Si parla in questo caso di Preposto di fatto. Tale figura è di fatto prevista dall’art. 299 del D. Lgs. 81/08.

Tuttavia è bene ricordare che le responsabilità in caso di violazione della normativa antinfortunistica saranno sempre in capo al preposto formalmente designato.

Tutti questi obblighi e queste responsabilità – giustificate dal fatto di dover sovrintendere una materia complessa come la sicurezza sul lavoro – necessitano per forza di cose di una formazione costante con aggiornamento su base quinquennale

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Digitalizzazione nell’edilizia: tutti gli strumenti e le strategie per proiettare nel futuro la tua impresa!

Il settore dell’edilizia è uno dei settori meno digitalizzati in Italia, e i 12 anni di crisi lo hanno depauperato e hanno fermato qualsiasi forma di ammodernamento dei servizi.

Tuttavia, la digitalizzazione è un processo che da anni è sempre più presente in quasi ogni settore aziendale.

In particolar modo, il periodo pandemico ha accelerato questa trasformazione rendendola sempre più fondamentale per poter proiettare la propria impresa nel futuro e mantenendola al passo con i tempi.

Concentrandoci sul settore edile (la nostra specializzazione), l’integrazione della digitalizzazione ha interessato sia i processi esterni – grazie a nuovi canali di vendita e distribuzione di prodotti e servizi ai propri clienti – sia interni – attraverso una riorganizzazione del lavoro.

Soprattutto grazie ai fondi stanziati nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) tanti sono attualmente gli investimenti possibili. 

Gli investimenti in digitalizzazione grazie al PNRR

Lo Stato, attraverso il Pnrr, ha destinato circa 30,6 miliardi all’innovazione e digitalizzazione delle imprese.

Questo per accelerare – appunto – il processo di digitalizzazione e trasformarlo da una necessità dettata dalla situazione emergenziale della pandemia a una possibilità di tipo strategico e proiettata nel futuro.

La volontà è abbastanza chiara: una ripartenza economica del Paese attraverso un processo di innovazione sostenibile.

Ed è proprio l’opportunità offerta dal Pnrr che guiderà la digitalizzazione delle imprese del  settore edile.

Ma cosa significa digitalizzare un’impresa edile

Digitalizzare i processi per un’azienda del nostro settore rappresenta una sfida in quanto dovrà integrare le tecnologie, modernizzare i processi e personalizzare le procedure per acquisire un vantaggio competitivo sul mercato, anche perché, il giorno d’oggi, il committente è sempre più indirizzato alle collaborazioni con aziende tecnologicamente sviluppate.

Ma parliamo un po’ dei motivi per cui un’impresa edile dovrebbe digitalizzare i propri processi. Innanzitutto, partiamo dagli obiettivi. Sono:

  • l’aumento della produttività;
  • la crescita dei margini di guadagno. 

Attraverso la gestione e l’ottimizzazione dei processi il fine è di impiegare il tempo e le energie che sarebbero state destinate a quei processi in attività diverse e più produttive.

Vediamo ora quali sono questi processi e come si può intervenire nella loro gestione (grazie alla digitalizzazione) per efficientare la nostra impresa. 

a. Gestione dei contratti

La necessità di un’azienda del settore edile è quella di gestire i contratti in maniera semplice ed intelligente. 

Intervenire sul ciclo di vita del contratto mettendo mano in maniera dinamica al controllo di ogni fase, dalla richiesta iniziale al rinnovo, permette di snellire notevolmente il lavoro.

Gli obiettivi sono la riduzione dei costi e risparmio di ore di lavoro amministrativo.

b. Gestione del flusso di lavoro (Workflow)

Parliamo in questo caso della gestione efficace di budget, impegni, documenti tecnici e scadenze. 

Importante in questo caso è l’utilizzo di un Workflow Documentale.

Un Workflow Documentale è una procedura standardizzata che permette ad un’impresa di seguire il ciclo di vita di un documento in modo efficiente e soprattutto di raccogliere e lavorare in maniera semplice tutti i tipi di contenuti prodotti.

Questa procedura permette di creare, acquisire, protocollare, firmare, modificare ed archiviare i documenti.

c. Gestione di report istantanei

Saper interpretare e analizzare i dati permette di prendere decisioni giuste, con un conseguente aumento della produttività e del margine di guadagno.

Questo permette infatti di compiere delle giuste scelte sia a livello logistico (scegliere il materiale migliore per eseguire un lavoro), sia a livello strategico (decidere l’indirizzo aziendale e su questa base capire quali lavori convenga accettare).

Un buon software connesso al proprio gestionale aziendale in questo caso è di fondamentale supporto per i direttori dei settori commerciale, tecnico e finanziario.

L’obiettivo è quello di analizzare i dati a disposizione per ottenere report istantanei e personalizzarli per efficientare i rispettivi reparti (produttivo, finanziario, commerciale) e in seguito condividerli in maniera rapida e semplificata con le proprie risorse.

d. Gestione dei preventivi e delle scadenze

Un software gestionale adeguato in questo caso ci permette di gestire rapidamente ed in maniera organizzata preventivi, ordini e fatture quotidianamente.

In questa maniera è più facile analizzare una commessa e ragionare per:

  • impostare un capitolato d’appalto;
  • analizzare i fabbisogni aziendali;
  • analizzare i prezzi e i tempi di consegna;
  • selezionare i fornitori migliori;
  • pianificare e monitorare lo stato di avanzamento dei lavori
  • gestire il magazzino per conoscere le giacenze;
  • controllare il flusso delle merci sia in entrata che in uscita.

Un utile supporto per queste attività in cui un errore può causare dei grossi problemi all’intera azienda.

e. Digitalizzazione come strumento per attirare i giovani talenti nell’azienda

Oggi la digitalizzazione è anche uno strumento per trattenere i giovani talenti all’interno delle aziende.

I giovani professionisti oggi richiedono innovazione e novità e partecipano con disponibilità e spirito costruttivo o addirittura in modalità proattiva al cambiamento per acquisire nuove competenze.

Inoltre, mettere a disposizione del lavorati gli strumenti digitale significa contribuire e aiutare il lavoratore a migliorare le proprie performance professionali motivandolo al raggiungimento degli obiettivi.

In conclusione… 

L’edilizia al momento è il settore con meno produttività ma che fa anche meno uso della tecnologia. Certo, nel nostro settore il lavoro dell’uomo non può (e difficilmente potrà) essere del tutto sostituito con la digitalizzazione; la digitalizzazione, ad oggi, non consente di costruire i muri o montare un ponteggio più velocemente ma contribuisce a rendere meno opprimente la burocrazia che sta dietro ad ogni tipo di organizzazione migliorando la produttività e rendendo più ottimale il processo costruttivo.

Abbiamo visto come il processo di digitalizzazione sia ormai di primaria importanza negli investimenti (prossimi e futuri) di qualsiasi azienda del settore edile che voglia rimanere competitiva, snellendo i processi e analizzando e monitorando costantemente i dati per ottenere risultati sempre migliori. 

Anche lo Stato da parte sua sta intervenendo – e probabilmente continuerà a farlo – per incentivare e accelerare questo processo.

Perciò, se vuoi rimanere aggiornato sugli sviluppi della questione o approfondire l’argomento, puoi continuare a seguire il nostro blog: torneremo molto presto sull’argomento!

Scopri il nostro blog!

Il problema dell’aumento dei prezzi delle materie prime e le soluzioni del governo per contrastarli

Il fenomeno a cui stiamo assistendo in questo ultimo periodo è sotto gli occhi di tutti.

Le materie prime ormai hanno raggiunto prezzi esorbitanti, mettendo in seria difficoltà molte aziende del settore edile.

Basti pensare, tanto per citarne alcuni, all’aumento del prezzo dell’acciaio (+100%), del legname (+73%) e del bitume (+40%). 

Ma quali sono le cause di questo fenomeno e soprattutto, in che modo il governo ha tentato e tenterà di arginarlo? 

Diversi sono i provvedimenti in atto presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Oggi li scopriremo insieme facendo un focus su quello che c’è da sapere su questa attuale problematica.

Partiamo dall’inizio:

Quali sono le cause dell’aumento dei prezzi delle materie prime?

La risposta a questa domanda trova diverse soluzioni.

Questo equivale a dire che le cause di questa situazione sono da ricercare in diversi ambiti.

Pandemia e guerra russo-ucraina sono purtroppo solo la punta dell’iceberg. 

Quello a cui si assiste infatti è un loop che sembra non terminare mai, dove aumento della domanda e scarsità di offerta si inseguono dando vita a questo aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime.

A risentirne purtroppo sono le aziende, che si ritrovano a dover comprare anche a prezzi fuori mercato per necessità di ultimare lavori già iniziati o – comunque – dover soddisfare le richieste che non accennano a diminuire.

Un circolo vizioso, da cui non sembra ci sia uscita!

E in questo scenario, il Governo ha un ruolo fondamentale. Ecco perché…

Aumento della domanda tra pubblico e privato

Per quanto riguarda il settore pubblico il PNRR ha aperto enormi possibilità lavorative per le aziende, creando molti appalti per lavori pubblici. Lavori che fanno gola alle attività di un settore come quello edile, voglioso di recuperare economicamente da un periodo disastroso come quello pandemico.

Anche nel settore privato, grazie all’introduzione del Superbonus, si è assistito ad un incremento vertiginoso della domanda.

Sono in molti committenti (privati e aziende)  a voler usufruire della possibilità di effettuare lavori gratis o comunque a poco prezzo così come sono molte le imprese  felici di attingere ai vantaggi di questa agevolazione fiscale.

Tuttavia, le leggi del mercato sono chiare ed immutabili: la scarsità di offerta unita all’aumento della domanda porta automaticamente ad un aumento dei prezzi.

E se a questo aggiungiamo l’aumento dei costi di produzione il risultato è quello che purtroppo stiamo vivendo in questi ultimi mesi.

E di questo punto ne parliamo ora.

Perchè sono aumentati i costi di produzione?

Come già accennato, la guerra russo-ucraina sembra aver peggiorato i disagi iniziati dalla pandemia.

Quello che si è verificato nel periodo del Covid-19 è stato un rallentamento, e in taluni casi uno stop, alla produzione e al trasporto delle materie prime – fattore che ha contribuito ad un primo innalzamento dei prezzi.

Ma è in questi ultimi mesi che, con l’avvento della guerra e il conseguente aumento del prezzo dell’energia, si è avuta un’impennata che ha messo in discussione parecchi aspetti.

Prima abbiamo parlato di appalti pubblici. 

Questo è un nodo abbastanza cruciale, in quanto molti di questi appalti erano stati chiusi tenendo conto di un costo delle materie prime inferiore a quello attuale e anche di tempi di consegna “normali”. 

Basti pensare che alcune materie prime precedentemente disponibili in una settimana e ora richiedono, per la consegna, un paio di mesi.

La conclusione è abbastanza semplice: le aziende non possono più far fronte alle spese.

Si corre il rischio di gare deserte o di un abbandono dei cantieri nel caso in cui gli appalti fossero già stati aggiudicati.

La normativa ad oggi consente un adeguamento dei prezzi nei cantieri, ma nonostante ciò, Comuni e Province – provati anch’essi dai costi insostenibili dell’energia – non possono far fronte a questo adeguamento.

E in tutto questo, il Governo fino ad oggi ha operato qualche intervento, che ora analizziamo nel dettaglio. 

Quali sono i provvedimenti del Governo per limitare le conseguenze dell’aumento delle materie prime?

Un recente Decreto Legge prevede l’eliminazione delle penalità per le imprese titolari di contratti pubblici che sospendono l’esecuzione dei lavori o ne chiedono la proroga.

La causa della difficoltà di reperimento dei materiali e degli aumenti dei prezzi è riconosciuta in questo caso come “causa di forza maggiore”.

Qualora gli aumenti impediscano di ultimare i lavori, i servizi o le forniture nel termine contrattualmente previsto, costituiscono causa non imputabile all’esecutore e questi può chiedere la proroga del termine per eseguire la prestazione.

Questo assolve in parte le imprese ma, analizzando la questione in una chiave più globale, resta il rischio per gli Enti appaltatori di non rispettare le tempistiche previste dai finanziamenti del PNRR.

Recentemente, per far fronte ai rincari dei materiali da costruzione e dell’energia, per i lavori pubblici 2022 sono stati stanziati altri 3 miliardi.

Una metà sarà per fronteggiare gli aumenti relativi alle opere in corso o aggiudicate (di questi una sarà stanziata proprio per le opere del PNRR).  

L’altra metà coprirà l’aggiornamento dei prezzari per le opere avviate successivamente al Decreto Legge sugli aiuti approvato il 2 maggio.

Un ulteriore stanziamento di 1,5 miliardi è previsto anche fino al 2026, per dare copertura al PNRR in tutto il periodo di svolgimento.

Inoltre è previsto anche un meccanismo di calcolo delle compensazioni. 

Semplificando, si farà riferimento ai prezzi del 2021 con un aumento massimo del 20%.

Si tratta di un aggiornamento dei prezzari straordinario, che cessa di avere effetto a fine 2022, con possibilità di utilizzo solo fino al 31 marzo 2023. 

Si tratta di misure straordinarie per un periodo economico straordinario!

Questo è un un buon passo in avanti rispetto alle richieste dei costruttori.

Il futuro appare, tuttavia, incerto e di difficile previsione.

Se vuoi rimanere aggiornato sugli sviluppi della questione e delle conseguenti normative, ci puoi scrivere ed inviare i tuoi quesiti.

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HSE Manager: salute, ambiente e sicurezza nelle mani di un professionista

Salute, ambiente e sicurezza sono  alcuni dei temi più caldi di questo periodo storico e, a maggior ragione, se si entra nell’ambito dell’edilizia… Per questo motivo diventa fondamentale la presenza di una figura professionale che si occupi della corretta gestione di questi 3 aspetti.

Questa importante professione , ormai sempre più ricercata dalle aziende, è l’HSE Manager.

Il nome – da sé – dice ben poco e perciò oggi ti aiuteremo a scoprire cosa significa essere un HSE Manager, di cosa si occupa e qual è il guadagno di questo professionista.

HSE Manager: cosa vuole dire?

HSE è un acronimo inglese, che sta per “Health, Safety & Environment”.

Più semplicemente possiamo dire che l’HSE Manager è colui che si occupa della gestione di Salute, Sicurezza e Ambiente all’interno di una azienda.

Ma da dove nasce l’esigenza di una figura del genere?

In primo luogo, dalla legislazione europea delle 3 materie che abbiamo nominato prima e che è davvero molto complessa, anche per gli addetti ai lavori

… e da qui la necessità per le aziende di assumere qualcuno che la conosca e sappia applicarla nel migliore dei modi.

In secondo luogo, dal fatto che queste 3 materie sono strettamente interconnesse.

Diventa quindi ancora più importante la possibilità di avere una persona che le gestisca come se si trattasse di una sola materia.

Una sola persona che risolve e gestisce più problematiche, esattamente quello che cercano le aziende al giorno d’oggi.

Ma andiamo nel dettaglio…

Cosa deve saper fare un HSE Manager?

Ogni azienda deve avere degli specifici requisiti in ambito HSE.

L’HSE Manager – conoscendo la legislazione di queste 3 materie – garantisce il rispetto di questi requisiti. 

Ma non solo…

Grazie alle sue competenze (di cui parleremo tra poco) è in grado di agire strategicamente per favorire lo sviluppo e il miglioramento dell’organizzazione aziendale in questi ambiti:

  • Prevenzione;
  • Gestione;
  • Sviluppo.

Ma vediamo alcuni esempi di attività svolte dall’HSE Manager:

  • Redige e aggiorna i documenti in materia di sicurezza e ambiente;
  • Gestisce i sistemi di sicurezza e di tutela ambientale (monitorandoli); 
  • Mantiene i rapporti con le autorità competenti e gli enti certificatori;
  • Studia e realizza gli adeguamenti necessari con le nuove norme;
  • Risolve le prescrizioni e le non conformità; 
  • Valuta i rischi e i piani di miglioramento; 
  • Verifica e gestisce i piani di manutenzione; 
  • Si assicura la disponibilità ed il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e le disposizioni del Piano Operativo di Sicurezza (POS).

In poche parole, è necessaria una conoscenza trasversale con competenze legali, tecniche, normative e, non meno importanti, gestionali e relazionali.

Leadership e managerialità sono quindi le due parole chiave per descrivere questa figura professionale.

Ma come si arriva ad avere le competenze per ricoprire questo ruolo?

Formazione e percorso di studi dell’HSE Manager

Dal punto di vista normativo la licenza media è il titolo minimo richiesto per poter ricoprire questa carica.

Appare quindi chiaro che – vista la sua grande specializzazione – siano necessari esperienza lavorativa e continui corsi di formazione ed aggiornamento.

Gli enti preposti alla formazione sono quelli accreditati dalla Regione e i corsi, della durata minima di 400 ore e con attestato finale, devono toccare i seguenti ambiti:

  • giuridico-amministrativo;
  • organizzativo-gestionale;
  • ambientale;
  • salute occupazionale;
  • sicurezza sul lavoro.

Per quanto riguarda sicurezza e ambiente è richiesto inoltre un aggiornamento professionale di almeno 72 ore ogni 3 anni.

Come è chiaro da questa analisi, l’HSE Manager è un’attività professionale non regolamentata ossia non esiste un titolo di studio che ne certifichi la possibilità di ricoprire questo ruolo.

Questo apre degli scenari interessanti dal punto di vista lavorativo, in quanto chiunque possieda una licenza media, una certa esperienza nell’ambito e attesti il completamento dei corsi di formazione può fare richiesta per ricoprire questo ruolo.

Ma è proprio per questa ragione che è fondamentale che le proprie competenze siano certificate, come vediamo ora.

Come si certificano le competenze di un HSE Manager?

Se si ha intenzione di far riconoscere e certificare le proprie competenze – così da poter essere avvantaggiati in chiave lavorativa – bisogna rivolgersi ad un Organismo di Certificazione accreditato dal Regolamento Europeo.

L’iter prevede una richiesta (a seguito di un autodichiarazione) da presentare all’Organismo di Certificazione. Verificata l’ammissibilità del candidato, sarà ammesso ad una prova d’esame orale e scritta.

A questo punto, resta solo più una domanda: 

Quanto guadagna un HSE Manager?

Lo stipendio di un HSE Manager è sicuramente una motivazione in più per voler ricoprire questo ruolo.

Si parte infatti – per un manager con poca esperienza – da 40.000 euro annui, per arrivare fino a 60.000 per un professionista con una maggiore esperienza sul campo.

Un ottimo stipendio quindi, che unito alla dinamicità della figura, lo rende un ruolo veramente interessante. 

Come abbiamo già visto la richiesta è molto alta e le posizioni aperte sono numerose.

Noi di GeoJob possiamo aiutarti a scegliere quella che si adatta di più a te in base alla tua esperienza e formazione.

Visita il nostro sito e scopri tutte le proposte lavorative come HSE Manager!

L’ufficio acquisti nel settore edile: il cuore della gestione dei materiali!

Il settore dell’edilizia si compone di diversi reparti, ognuno con proprie competenze specifiche.

Oggi andremo a conoscere nello specifico l’ufficio acquisti, i suoi compiti e le competenze necessarie per farne parte.

Le mansioni dell’ufficio acquisti

L’ufficio acquisti è il reparto che si occupa dell’approvvigionamento aziendale dalla fase di acquisto a quella di gestione.

È chiaro fin da subito l’importanza di questa area aziendale, in quanto sostanzialmente si occupa di muovere parecchio denaro, sia in entrata che in uscita.

Ogni sua azione ha quindi un impatto diretto sull’economia aziendale!

Il rapporto con i fornitori è il primo aspetto che l’ufficio acquisti deve curare.

Reperire materiali di buona qualità al minor costo è importantissimo (soprattutto nell’ultimo biennio).

Ma allo stesso tempo ci sono altri aspetti da tenere fortemente in considerazione:

  • disponibilità e reperibilità dei materiali;
  • tempi di consegna;
  • assistenza nel caso di problemi con le forniture;

Proprio quest’ultimo punto ci fa capire che oltre alla capacità di intrattenere una trattativa di compravenditafondamentale per un professionista dell’ufficio acquisti – è importante essere in grado di scegliere accuratamente i fornitori da cui servirsi e di instaurare con loro un rapporto di fiducia.

Superata questa fase legata alla scelta e alla gestione dei rapporti con i fornitori, l’ufficio acquisti ha come altro compito quello di occuparsi della parte di acquisto dei materiali.

Quantità, qualità e basso costo sono le parole chiave in questo caso.

La cosa più importante è evitare spreco di denaro –acquistando il giusto quantitativo di materiale- così da avere pochi esuberi ed essere in grado di pagare sempre puntualmente i fornitori.

Ritardi ripetuti e reiterati nel tempo possono compromettere la vita a lungo termine dell’azienda, questo è certo!

Un’accurata gestione degli acquisti risolve tanti problemi e spiana la strada al lavoro di tutta l’azienda.

Pensiamo, ad esempio, ad un acquisto sbagliato e alle sue conseguenze:

  • quantitativo in eccesso

In questo caso si rischia di ritrovarsi con del materiale in esubero. La conseguenza più immediata è la perdita momentanea del capitale investito e quindi l’impossibilità di usarlo per attività più remunerative;

  • quantitativo insufficiente

Qui le conseguenze sono più legate alla produzione finale, che può subire dei ritardi nel caso in cui non si riesca a reperire in maniera rapida il materiale mancante necessario a terminare i lavori;

  •  scarsa qualità

Nessuna azienda vuole avere problemi con i propri clienti, tanto meno lamentele sulla qualità scadente dei materiali utilizzati. Questo potrebbe causare un effetto domino e la conseguente perdita di altri clienti.

La qualità è sempre al primo postoanche se spesso è difficile farla coincidere con i costi contenuti!

Ed è per questo che tutti i membri dell’ufficio vendite – oltre alle già citate soft skills – hanno anche delle competenze specifiche (dette anche hard skills).

Le competenze dell’ufficio acquisti

Per svolgere tutte le mansioni di cui abbiamo parlato, un professionista dell’ufficio acquisti deve avere delle qualità sia tecniche sia umane di grande spessore:

  • conoscenza dei materiali;
  • conoscenza delle dinamiche di mercato;
  • autonomia decisionale;
  • spirito d’iniziativa;
  • capacità organizzativa e di analisi;
  • facilità nel trattare con le persone e i clienti;
  • affidabilità;
  • abilità comunicativa, di negoziazione e predisposizione al lavoro di gruppo.

La formazione professionale è quindi importante per inserirsi in questo settore nella maniera più efficace possibile. Sono consigliati pertanto dei percorsi di studio in campo economicoche possono essere integrati da un periodo di esperienza sul campo.

In questo modo la persona potrà vedere con i suoi occhi cosa vuol dire la pratica e la vita quotidiana del cantiere!

E soprattutto, può ambire a “scalare” le gerarchie dell’ufficio – diventando responsabile dell’ufficio acquisti, una figura chiave nel cantiere e di cui parliamo ora.

Il responsabile dell’ufficio acquisti: mansioni e competenze

Il responsabile dell’ufficio acquisti è, in poche parole, il direttore del reparto acquisti: è una figura strategica che – grazie alle sue diverse competenze – gestisce l’entrata e l’uscita dei materiali.

Il suo primo approccio quindi è rivolto alla valutazione dei bisogni aziendali, con particolare attenzione a quantità e qualità dei materiali da reperire.

Questa valutazione è eseguita in stretta collaborazione con il reparti di produzione e di vendita.

Fondamentali, quindi, sono la conoscenza del funzionamento degli altri reparti e una grande capacità di lavorare in gruppo e di usare una comunicazione efficace.

La capacità di negoziazione è un altro aspetto cruciale.

Infatti, il responsabile dell’ufficio acquisti deve essere in grado – oltre a intavolare trattative efficaci con i fornitori – di negoziare con la direzione aziendale sul budget disponibile per l’approvvigionamento dei materiali.

Uno stratega quindi, non solo dei rapporti lavorativi, ma anche nell’ elaborazione della progettualità nel reperire i materiali.

Quando si parla di soldi niente può essere lasciato al caso!

Per questo il suo lavoro necessita di organizzazione e strategia a breve e lungo termine, così da evitare sprechi sia di materiali che di soldi.

Risulta quindi importantissimo la capacità di analisi del mercato e delle tendenze di consumo dei materiali e della sua logistica.

Un altro aspetto cruciale – che merita un approfondimento a parte – è la gestione delle relazioni commerciali

Ma il lavoro del responsabile dell’ufficio acquisti non finisce una volta scelti i fornitori!

Serve infatti un costante monitoraggio e aggiornamento delle condizioni di mercato per avere sempre delle alternative disponibili ed essere in grado di cambiare rapidamente, se necessario, fornitori.

La capacità di problem solving è fondamentale!

L’ufficio acquisti: un’opportunità di lavoro sempre più richiesta!

Come già detto in altri articoli del nostro blog (come questo qui), il settore delle costruzioni sta crescendo sempre di più – ma non solo per il 110%.

Le smart-cities, le infrastrutture e il fenomeno dell’urbanizzazione hanno portato a una rapida ripresa e crescita di tutto il mondo costruzioni.

E per costruire… servono materiali!

Perciò, dove ci sono materiali è necessario un ufficio acquisti, con i suoi impiegati ed addetti.

Ecco perché questa area aziendale è in forte espansione, di conseguenza le figure professionali in grado di farne parte sono sempre di più ricercate

Perciò, se ti appassiona l’idea di essere al centro di un settore in forte crescita…

Perché non dai un’occhiata al nostro sito? Potrai trovare molte offerte di lavoro come addetto all’ufficio acquisti!

Il contabile di cantiere: una figura professionale a tutto tondo!

Il mondo dell’edilizia e dei cantieri è formato da persone che ricoprono diverse mansioni, ognuna con le sue competenze specifiche.

Una delle figure professionali più interessanti e versatili – dal punto di vista dell’attività svolta – è senza dubbio il contabile di cantiere.

Oggi conosciamo nello specifico questo ruolo, quali sono le sue mansioni e le sue competenze! 

Il contabile di cantiere è la figura professionale che si occupa della contabilità dei lavori in un cantiere. 

Detto così, può sembrare un concetto piuttosto semplice ma… scopriamo cosa significa nel concreto – ossia qual è la sua tipica giornata lavorativa.

La contabilità di cantiere è un insieme di attività di controllo che servono a monitorare la corretta esecuzione dei lavori sotto l’aspetto amministrativo, contabile e tecnico.

In poche parole, è la prova che il lavoro sia eseguito seguendo il progetto iniziale e rispettando il contratto di appalto. 

Questo è l’aspetto formale del lavoro. 

E nella sostanza? Ne parliamo ora. 

Quali sono le mansioni di un contabile di cantiere? 

La versatilità nelle competenze di questo ruolo si può già capire dal fatto che i suoi compiti toccano addirittura 3 ambiti: amministrativo, contabile e tecnico.

Nello specifico deve redigere e aggiornare i seguenti documenti:

  • Il giornale dei lavori 

Attraverso questo documento si controllano le attività quotidiane eseguite e le relative informazioni tecniche ed economiche. Per esempio il numero di addetti, gli strumenti o i materiali utilizzati.

  • I libretti di misura dei lavori e delle provviste:

In questi documenti, ci sono le misure teoriche delle opere realizzate e di tutti i materiali conservati (a disposizione per la costruzione). 

È un controllo ulteriore per accertare la quantità di lavoro eseguita.

  • Le liste settimanali delle somministrazioni

È una lista – redatta quotidianamente e poi trascritta settimanalmente – delle giornate di operai, dei noleggi, dei mezzi d’opera e delle provviste somministrate dall’esecutore.

  • Il registro di contabilità

L’attività più “classica” quando si pensa al contabile di cantiere! 

Questo documento serve per registrare nel libretto le misure e le liste settimanali – con l’aggiunta dei prezzi

Un documento fondamentale, visto che è la “cronologia” dell’avanzamento dei lavori. 

Questo documento serve anche all’appaltatore per capire il suo credito maturato.

  • Il sommario del registro di contabilità:

Dove si segna l’importo totale a fine giornata, aggiornata allo stato di avanzamento dei lavori;

  • Stato di Avanzamento Lavori

Ogni volta che l’impresa completa alcune “parti del progetto” (chiamate opere) stabilite nel contratto – c’è l’aggiornamento di questo documento. 

  • Certificati di pagamento:

Certificano i pagamenti a favore dell’impresa.

  • Ultimazione dei lavori

Rilasciato in due copie dopo aver terminato i lavori. 

E, ultimo, ma non per importanza…

  • Collaudo finale:

È in questo documento vengono trascritte le verifiche e segnate le certificazioni di conformità al progetto.

Puoi capire da questa correlata che il contabile di cantiere si debba occupare di argomenti strettamente “edili”, poi “contabili” e ancora “burocratici”.

Certo – per ciascun punto c’è una figura di riferimento specifica… Ma è il contabile di cantiere che deve tenere traccia di tutto.

Perciò,

Quali sono le competenze di un contabile di cantiere?

Abbiamo visto come i compiti del contabile di cantiere toccano diversi ambiti, molto variegati tra di loro.

Ed è per questo motivo che le sue competenze devono essere molto trasversali.

In particolar modo, un buon contabile di cantiere dovrebbe:

  • conoscere i materiali;
  • avere capacità contabili (ovviamente!); 
  • essere sempre aggiornato sulle ultime novità in fatto di normative
  • avere capacità gestionali e relazionali; 
  • saper lavorare in gruppo; 
  • conoscere l’utilizzo di attrezzi per le varie rilevazioni.

Riassumendo… 

La formazione del contabile di cantiere dovrebbe abbracciare ciascuno di questi ambiti dell’edilizia e dargli modo di rapportarsi in maniera corretta con molte persone addette ai lavori.

Per questo motivo, è fondamentale frequentare una scuola con indirizzo tecnico (con diploma come ragioniere o geometra). 

Un requisito molto importante per poter ambire a ricoprire questa figura professionale.

Altro elemento fondamentale è l’esperienza pratica – della vita di cantiere. 

Non si può certo pensare di iniziare da zero ed arrivare subito a ricoprire questo ruolo. 

Spesso contabile di cantiere si diventa con il tempo, arrivando tramite altre professioni (addetto all’ufficio contabilità, ufficio acquisti, etc.) così da accumulare e “respirare” l’aria del lavoro quotidiano.

A quel punto, dopo pochi anni, potrai diventare contabile di cantiere – perché avrai visto ogni aspetto del lavoro… e potrai prenderti le fondamentali responsabilità che questo ruolo richiede!

Perciò, sia che tu voglia diventare contabile di cantiere oppure tu sia alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa…

Visita il nostro sito e scopri le proposte lavorative come contabile di cantiere! 

L’Ingegnere termotecnico: comfort, senza dimenticare l’ambiente e i consumi energetici!

La gestione delle temperature degli ambienti chiusi – attraverso ventilazione, riscaldamento, condizionamento e refrigerazione – è un punto fondamentale quando si parla di edilizia dato che, da queste, passa la confortevolezza di una stanza o di un intero edificio.

Il Superbonus introdotto dal Decreto-Legge 19/05/2020 n.34 rappresenta una delle misure più vantaggiose di sempre per riqualificare energeticamente il proprio immobile.

Dietro questi indiscutibili vantaggi si cela però un meccanismo di regolamentazione molto complesso, talvolta rischioso.

Per questo motivo esiste una figura specifica: l’ingegnere termotecnico. Un professionista con specifiche competenze tecniche acquisite durante il percorso di studi (che scopriremo più avanti) e che si occupa nello specifico di curare questo aspetto così importante nella quotidianità di ciascuno.

Ma – nel pratico – cosa deve saper fare un ingegnere termotecnico?

Abbiamo raccolto le sue attività in due macrogruppi – che ora scopriamo in questo articolo!

a. Valutazione e progettazione 

Il primo dei compiti di un ingegnere termotecnico è quello di effettuare una valutazione dell’ambiente in cui dovrà essere installato l’impianto.

 Le possibilità sono molteplici!

Innanzitutto bisogna capire il tipo di edificio in cui andrà installato l’impianto. Le possibilità sono davvero molte. Si tratta di…

  • Abitazione privata; 
  • Ufficio (e di quali dimensioni);
  • Magazzino per lo stoccaggio, 
  • Cella frigorifera…

… Che sono solo alcune delle opzioni possibili. 

Per questo motivo, bisogna conoscere a fondo tutte le possibilità e capire qual è l’esigenza dello spazio e delle persone che lo utilizzano (od occupano). 

E infatti, a seconda dell’ambiente, si passerà alla valutazione del tipo di impianto da installare che potrà essere di riscaldamento, di refrigerazione, di ventilazione, di condizionamento.

Una volta terminata la valutazione, l’ingegnere termotecnico procede alla progettazione dell’impianto. La sua figura è fondamentale, in quanto l’impianto dovrà rispettare le normative vigentioltre che a fornire il miglior risultato possibile!

Ed è proprio qui che entra in campo un altro dei suoi compiti:

b. Disbrigo pratiche burocratiche, conoscenza e applicazione delle normative

L’ingegnere termotecnico nel suo lavoro si ritrova spesso a collaborare con altre figure, quali idraulici, architetti e impiantisti.

Questi solitamente si occupano della realizzazione dell’impianto, ma è chiaro che la supervisione di un tecnico che conosca approfonditamente la materia e le leggi che la regolano è fondamentale.

Per questo tra i suoi compiti emergono il disbrigo delle pratiche burocratiche e la gestione degli aspetti che riguardano il regolamento della materia.

A questo proposito è importante anche la collaborazione con i responsabili degli impianti, che hanno obbligo di controllo e manutenzione e pertanto – anche per evitare problemi burocratici e rischi inutili- hanno la necessità di affidarsi ad un tecnico specializzato che li sappia guidare e consigliare.

Oltre alle già citate caratteristiche tecniche quindi, risultano fondamentali alcune competenze che riguardano più il lato umano e la gestione dei rapporti.

Riguardo alle pratiche necessarie per ottenere l’autorizzazione alle agevolazioni, i documenti che devono essere assolutamente presenti per ottenere l’Ecobonus 110:

  • la diagnosi energetica
  • la legge 10/91
  • il computo metrico
  • l’APE di fine lavori
  • l’asseverazione enea

LA RELAZIONE TECNICA EX-LEGGE 10

L’Ex Legge-10 è un elaborato che attesta che i lavori riguardanti gli interventi di efficientamento energetico che si stanno portando avanti su un determinato immobile, sono conformi alle normative vigenti sul risparmio energetico. Anche in questo caso, il documento può essere redatto dal professionista e fornisce ogni singola informazione sulle prestazioni e il rendimento energetico del sistema edificio-impianti installati.

Un documento di grande importanza per quanto riguarda la certificazione energetica degli edifici è senza dubbio il Decreto Ministeriale del 26 giugno 2015, aggiornato con le ultime linee guida del Governo italiano riguardanti tale ambito.

Il Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 è un testo di legge dedicato alle modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, tracciando dei criteri generali di calcolo per regolamentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma anche le prescrizioni e i requisiti minimi da soddisfare, per quanto riguarda edifici pubblici e privati.

Un buon ingegnere termotecnico quindi deve:

  • conoscere la sua materia e saperla spiegare anche ai non addetti ai lavori;
  • avere un’ottima attitudine al problem solving;
  • essere in grado di lavorare in gruppo;
  • avere un costante aggiornamento sia tecnico che legislativo.

Tuttavia, soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui l’ambiente e il risparmio energetico sono temi all’ordine del giorno… un ingegnere termotecnico deve anche tenere conto dell’impatto ambientale dell’impianto e della riduzione dei consumi.

Un bagaglio tecnico non indifferente!

Proprio per questo motivo, quindi questa figura necessita di un percorso formativo che tocca diversi ambiti specialistici – acquisibili solo con un percorso specifico.

Ne parliamo nel prossimo punto:

Come diventare un ingegnere termotecnico?

Attualmente non è prevista l’iscrizione a nessun albo professionale, perciò non ci sono “step obbligatori”, come per altre professioni. 

Tuttavia esiste un percorso fortemente consigliato se si vuole diventare dei professionisti in questo specifico campo.

Può giovare innanzitutto un diploma di maturità conseguito in un istituto tecnico, a cui seguirà un percorso di studi da ingegnere.

In particolar modo l’indirizzo meccanico è la strada perfetta per avere tutte le competenze necessarie per svolgere questo lavoro.

Oltre alle materie base di matematica, geometria, fisica e chimica infatti, un percorso di questo tipo affronta argomenti più specifici quali: 

  • disegno industriale;
  • termodinamica applicata;
  • elettrotecnica; 
  • sistemi per l’ambiente e l’energia.

Naturalmente in un ambito così tecnico più si va verso la specializzazione più diventa facile trovare lavoro.

Di conseguenza master e specializzazionioltre a una buona conoscenza del mondo dell’edilizianon possono far altro che giovare all’accrescimento della nostra figura professionale e, perché no, permettere ad un ingegnere termotecnico di avere un ottimo stipendio

Attualmente è stimato che il compenso di questa figura parta dai 13.000 euro all’anno per chi è agli inizi del percorso lavorativo, fino ad arrivare a 40.000 euro – quindi più di 3000 euro al mese! – per i professionisti più specializzati e con un buon bagaglio di esperienza nel settore. 

Pensi di avere le caratteristiche tecniche ed umane per intraprendere questa remunerativa e soddisfacente carriera professionale

Bene, perché ci sono tantissime posizioni aperte sul nostro portale come ingegneri termotecnici

Visita il nostro sito e scopri quella più adatta a te!