SOA: a cosa serve? Quando è obbligatoria?

La Certificazione o attestazione SOA è quel certificato che devono obbligatoriamente possedere tutte le imprese che vogliono partecipare a gare di appalto di lavori pubblici di importo superiore a 150.000 euro, secondo il DPR 207/2010 e 50/16. Essa è obbligatoria e dimostra, quindi, il possesso dei requisiti elencati dall’art.8 della Legge 11 febbraio 1994, n.109, abrogata dal Decreto Legislativo del 12 aprile 2006 n.163.

Ma quindi a cosa serve precisamente l’attestazione?

In molti si chiedono: a che cosa serve per davvero l’attestazione SOA? È una spesa inutile? È necessaria? Bisogna farlo tutti gli anni?

SOA è l’acronimo di “Società Organismo di Attestazione”. Essa serve a dimostrare che una determinata impresa abbia i requisiti tecnici, economici e professionali necessari a poter lavorare nel rispetto della disciplina nazionale e nel rispetto della Norma UNI EN ISO 9001 con la Pubblica Amministrazione.

Quali sono le categorie di opere per le quali si può ottenere l’Attestazione SOA?

L’attestazione si suddivide in categorie di opere e classifiche di qualificazione. Le prime si suddividono tra opere generali OG e opere specializzate OS.

Sono 52 divise in:

  • opere di carattere generale come edilizia civile, industriale, strade ecc.;
  • opere specializzate come impianti, restauri, scavi, demolizioni ecc.

Mentre, invece, le classifiche di qualificazione sono 10:

✔️ I fino a euro 258.000

✔️ II fino a euro 516.000

✔️ III fino a euro 1.033.000

✔️ III bis fino a euro 1.500.000

✔️ IV fino a euro 2.582.000

✔️ IV bis fino a euro 3.500.000

✔️ V fino a euro 5.165.000

✔️ VI fino a euro 10.329.000

✔️ VII fino a euro 15.494.000

✔️ VIII oltre euro 15.494.000

Quali sono le categorie SOA?

OS 12-A Barriere stradali di sicurezza

OS 12-B Barriere paramassi, fermaneve e simili

OS 13 Strutture prefabbricate in cemento armato

OS 14 Impianti di smaltimento e recupero rifiuti

OS 15 Pulizia di acque marine, lacustri, fluviali

OS 16 Impianti per centrali produzione energia elettrica

OS 17 Linee telefoniche ed impianti di telefonia

OS 18-A Componenti strutturali in acciaio

OS 18-B Componenti per facciate continue

OS 19 Impianti di reti di telecomunicazione e di trasmissioni e trattamento

OS 20-A Rilevamenti topografici

OS 20-B Indagini geognostiche

OS 21 Opere strutturali speciali

OS 22 Impianti di potabilizzazione e depurazione

OS 23 Demolizione di opere

OS 24 Verde e arredo urbano

OS 25 Scavi archeologici

OS 26 Pavimentazioni e sovrastrutture speciali

OS 27 Impianti per la trazione elettrica

OS 28 Impianti termici e di condizionamento

OS 29 Armamento ferroviario

OS 30 Impianti interni elettrici, telefonici, radiotelefonici e televisivi

OS 31 Impianti per la mobilità sospesa

OS 32 Strutture in legno

OS 33 Coperture speciali

OS 34 Sistemi antirumore per infrastrutture di mobilità

OS 35 Interventi a basso impatto ambientale

Come ottenere l’Attestazione SOA?

Un’impresa, per avere l’attestazione, deve stipulare un contratto con una SOA la quale verifica che tutti i requisiti siano soddisfatti validando, successivamente, tutti i documenti prodotti dall’impresa. Ovviamente, la SOA ha diritto ad un minimo di compenso che varia in funzione all’importo complessivo dei lavori richiesti.

Come sopra citato, le categorie sono suddivise in opere generali OG e opere specializzate OS.

Attestazione SOA
Attestazione SOA

Categorie di opere generali OG

OG 1 Edifici civili e industriali

OG 2 Restauro e manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela

OG 3 Strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane

OG 4 Opere d’arte nel sottosuolo

OG 5 Dighe

OG 6 Acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione

OG 7 Opere marittime e lavori di dragaggio

OG 8 Opere fluviali, di difesa, di sistemazione idraulica e di bonifica

OG 9 Impianti per la produzione di energia elettrica

OG 10 Impianti per la trasformazione alta/media tensione e per la distribuzione di energia elettrica in corrente alternata e continua ed impianti di pubblica illuminazione

OG 11 Impianti tecnologici

OG 12 Opere ed impianti di bonifica e protezione ambientale

OG 13 Opere di ingegneria naturalistica

Categorie di opere specializzate OS

OS 1 Lavori in terra

OS 2-A Superfici decorate di beni immobili del patrimonio culturale e beni culturali mobili di interesse storico, artistico, archeologico ed etnoantropologico

OS 2-B Beni culturali mobili di interesse archivistico e librario

OS 3 Impianti idrico-sanitario, cucine, lavanderie

OS 4 Impianti elettromeccanici trasportatori

OS 5 Impianti pneumatici e antintrusione

OS 6 Finiture di opere generali in materiali lignei, plastici, metallici e vetrosi

OS 7 Finiture di opere generali di natura edile e tecnica

OS 8 Opere di impermeabilizzazione

OS 9 Impianti per la segnaletica luminosa e la sicurezza del traffico

OS 10 Segnaletica stradale non luminosa

OS 11 Apparecchiature strutturali speciali

Quanto dura la SOA?

La sua validità è di 5 anni con verifica di mantenimento entro il terzo anno dal primo rilascio. 60 giorni prima della scadenza del terzo anno, l’impresa deve sottoporsi alla verifica di mantenimento dei requisiti.

Novità Superbonus 110%: obbligo di attestazione SOA per l’esecuzione dei lavori

Il nuovo Decreto art.10 del 10/05/2022 rende obbligatorio per le imprese che sono coinvolte nei lavori del “Superbonus” (es. Superbonus110, Sisma bonus, Fotovoltaico, Facciate ecc.) ad avere l’attestato SOA.

Imprese e committenti interessati ad avvalersi dei benefici fiscali sui lavori edilizi di importo superiori a 516.000 euro devono tenere conto della nuova normativa che si differenzia in tre periodi: fino al 31 dicembre 2022 non ci saranno cambiamenti; dal 1° gennaio 2023 al 30 giugno 2023 basterà la richiesta della domanda di certificazione SOA; dal 1° luglio 2023 scatterà l’obbligo del possesso della certificazione.

Che impatto avrà tale norma sui costi per le imprese e quali sono i suoi problemi di legittimità?

Indubbio che tale norma porterà delle limitazioni sul regolare svolgimento delle attività escludendo, di fatto, migliaia di micro e piccole aziende dal mercato della riqualificazione edilizia.

Quanto costa l’attestazione SOA?

Il prezzo del certificato SOA è definito da una formula matematica stabilita per legge (DPR 207/2010) e varia in base la numero di tipologie di lavori, e può variare da qualche migliaio di euro a una decina e deve essere rilasciato dagli Organismi di Attestazione (SOA) autorizzate dall’Autorità Anticorruzione.

Se vuoi essere aggiornato sugli sviluppi della normativa o avere ulteriori informazioni sulle limitazioni e/o vincoli, ci puoi scrivere ed inviare i tuoi quesiti.

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L’Ingegnere termotecnico: comfort, senza dimenticare l’ambiente e i consumi energetici!

La gestione delle temperature degli ambienti chiusi – attraverso ventilazione, riscaldamento, condizionamento e refrigerazione – è un punto fondamentale quando si parla di edilizia dato che, da queste, passa la confortevolezza di una stanza o di un intero edificio.

Il Superbonus introdotto dal Decreto-Legge 19/05/2020 n.34 rappresenta una delle misure più vantaggiose di sempre per riqualificare energeticamente il proprio immobile.

Dietro questi indiscutibili vantaggi si cela però un meccanismo di regolamentazione molto complesso, talvolta rischioso.

Per questo motivo esiste una figura specifica: l’ingegnere termotecnico. Un professionista con specifiche competenze tecniche acquisite durante il percorso di studi (che scopriremo più avanti) e che si occupa nello specifico di curare questo aspetto così importante nella quotidianità di ciascuno.

Ma – nel pratico – cosa deve saper fare un ingegnere termotecnico?

Abbiamo raccolto le sue attività in due macrogruppi – che ora scopriamo in questo articolo!

a. Valutazione e progettazione 

Il primo dei compiti di un ingegnere termotecnico è quello di effettuare una valutazione dell’ambiente in cui dovrà essere installato l’impianto.

 Le possibilità sono molteplici!

Innanzitutto bisogna capire il tipo di edificio in cui andrà installato l’impianto. Le possibilità sono davvero molte. Si tratta di…

  • Abitazione privata; 
  • Ufficio (e di quali dimensioni);
  • Magazzino per lo stoccaggio, 
  • Cella frigorifera…

… Che sono solo alcune delle opzioni possibili. 

Per questo motivo, bisogna conoscere a fondo tutte le possibilità e capire qual è l’esigenza dello spazio e delle persone che lo utilizzano (od occupano). 

E infatti, a seconda dell’ambiente, si passerà alla valutazione del tipo di impianto da installare che potrà essere di riscaldamento, di refrigerazione, di ventilazione, di condizionamento.

Una volta terminata la valutazione, l’ingegnere termotecnico procede alla progettazione dell’impianto. La sua figura è fondamentale, in quanto l’impianto dovrà rispettare le normative vigentioltre che a fornire il miglior risultato possibile!

Ed è proprio qui che entra in campo un altro dei suoi compiti:

b. Disbrigo pratiche burocratiche, conoscenza e applicazione delle normative

L’ingegnere termotecnico nel suo lavoro si ritrova spesso a collaborare con altre figure, quali idraulici, architetti e impiantisti.

Questi solitamente si occupano della realizzazione dell’impianto, ma è chiaro che la supervisione di un tecnico che conosca approfonditamente la materia e le leggi che la regolano è fondamentale.

Per questo tra i suoi compiti emergono il disbrigo delle pratiche burocratiche e la gestione degli aspetti che riguardano il regolamento della materia.

A questo proposito è importante anche la collaborazione con i responsabili degli impianti, che hanno obbligo di controllo e manutenzione e pertanto – anche per evitare problemi burocratici e rischi inutili- hanno la necessità di affidarsi ad un tecnico specializzato che li sappia guidare e consigliare.

Oltre alle già citate caratteristiche tecniche quindi, risultano fondamentali alcune competenze che riguardano più il lato umano e la gestione dei rapporti.

Riguardo alle pratiche necessarie per ottenere l’autorizzazione alle agevolazioni, i documenti che devono essere assolutamente presenti per ottenere l’Ecobonus 110:

  • la diagnosi energetica
  • la legge 10/91
  • il computo metrico
  • l’APE di fine lavori
  • l’asseverazione enea

LA RELAZIONE TECNICA EX-LEGGE 10

L’Ex Legge-10 è un elaborato che attesta che i lavori riguardanti gli interventi di efficientamento energetico che si stanno portando avanti su un determinato immobile, sono conformi alle normative vigenti sul risparmio energetico. Anche in questo caso, il documento può essere redatto dal professionista e fornisce ogni singola informazione sulle prestazioni e il rendimento energetico del sistema edificio-impianti installati.

Un documento di grande importanza per quanto riguarda la certificazione energetica degli edifici è senza dubbio il Decreto Ministeriale del 26 giugno 2015, aggiornato con le ultime linee guida del Governo italiano riguardanti tale ambito.

Il Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 è un testo di legge dedicato alle modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, tracciando dei criteri generali di calcolo per regolamentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma anche le prescrizioni e i requisiti minimi da soddisfare, per quanto riguarda edifici pubblici e privati.

Un buon ingegnere termotecnico quindi deve:

  • conoscere la sua materia e saperla spiegare anche ai non addetti ai lavori;
  • avere un’ottima attitudine al problem solving;
  • essere in grado di lavorare in gruppo;
  • avere un costante aggiornamento sia tecnico che legislativo.

Tuttavia, soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui l’ambiente e il risparmio energetico sono temi all’ordine del giorno… un ingegnere termotecnico deve anche tenere conto dell’impatto ambientale dell’impianto e della riduzione dei consumi.

Un bagaglio tecnico non indifferente!

Proprio per questo motivo, quindi questa figura necessita di un percorso formativo che tocca diversi ambiti specialistici – acquisibili solo con un percorso specifico.

Ne parliamo nel prossimo punto:

Come diventare un ingegnere termotecnico?

Attualmente non è prevista l’iscrizione a nessun albo professionale, perciò non ci sono “step obbligatori”, come per altre professioni. 

Tuttavia esiste un percorso fortemente consigliato se si vuole diventare dei professionisti in questo specifico campo.

Può giovare innanzitutto un diploma di maturità conseguito in un istituto tecnico, a cui seguirà un percorso di studi da ingegnere.

In particolar modo l’indirizzo meccanico è la strada perfetta per avere tutte le competenze necessarie per svolgere questo lavoro.

Oltre alle materie base di matematica, geometria, fisica e chimica infatti, un percorso di questo tipo affronta argomenti più specifici quali: 

  • disegno industriale;
  • termodinamica applicata;
  • elettrotecnica; 
  • sistemi per l’ambiente e l’energia.

Naturalmente in un ambito così tecnico più si va verso la specializzazione più diventa facile trovare lavoro.

Di conseguenza master e specializzazionioltre a una buona conoscenza del mondo dell’edilizianon possono far altro che giovare all’accrescimento della nostra figura professionale e, perché no, permettere ad un ingegnere termotecnico di avere un ottimo stipendio

Attualmente è stimato che il compenso di questa figura parta dai 13.000 euro all’anno per chi è agli inizi del percorso lavorativo, fino ad arrivare a 40.000 euro – quindi più di 3000 euro al mese! – per i professionisti più specializzati e con un buon bagaglio di esperienza nel settore. 

Pensi di avere le caratteristiche tecniche ed umane per intraprendere questa remunerativa e soddisfacente carriera professionale

Bene, perché ci sono tantissime posizioni aperte sul nostro portale come ingegneri termotecnici

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Come attrarre e fidelizzare personale edile?

Nonostante il difficile momento storico, 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮 𝗮𝗱 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗹𝗲𝘃𝗮𝘁𝗮. Nei prossimi mesi si stima un fabbisogno di circa 𝟭𝟰.𝟬𝟬𝟬 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶 laureati in ingegneria civile e architettura, ingegneria industriale, elettronica e professioni assimilate.

Per le imprese del nostro settore, ricercare e attrarre personale qualificato rappresenta una vera e propria sfida. Le imprese cercano di utilizzare tutti i canali di ricerca: dal passaparola, ai canali online, alle agenzie di Recruitment. Niente da fare: oggi sono i candidati ad “avere il coltello dalla parte del manico”! Proprio per questo motivo le imprese edili dovrebbero migliorare alcuni aspetti della gestione delle risorse umane in modo da attrarre i migliori talenti presenti sul mercato di lavoro.

Cosa può fare un’impresa edile oggi per risultare più “appetibile” agli occhi dei candidati?

Come Agenzia per il Lavoro specializzata nelle Costruzioni, siamo quotidianamente in contatto con tante imprese del settore, per cui siamo ben consapevoli delle difficoltà che esse stanno affrontando, una delle quali è la ricerca delle persone di valore. Spesso queste imprese ci chiedono un consiglio su come attrarre personale qualificato nella propria azienda? Bene, partendo dal presupposto che il vero valore di un’azienda sono le persone, ci sentiamo di consigliarvi di seguire questi semplici ma importanti passaggi per attirare e poi essere in grado trattenere queste persone all’interno della vostra organizzazione. 

Dunque, se anche tu sei alla ricerca di personale edile qualificato oppure stai vivendo un momento di forte turnover, eccoti alcuni suggerimenti che potresti rivedere da subito:

  1. Offrire uno STIPENDIO adeguato

Eh sì, comprendiamo benissimo che questo momento storico è molto complesso per tutte le imprese: tra la pandemia, l’aumento dei prezzi…e ora anche la guerra! In questo periodo pensare di dover dare anche solo un piccolo aumento ai propri collaboratori potrebbe avere un impatto piuttosto importante sul conto economico aziendale. Lo capiamo benissimo, però…Proprio di recente abbiamo condotto un sondaggio all’interno del nostro network, chiedendo ai candidati, quale poteva essere per loro il fattore determinante per decidere di cambiare il proprio posto di lavoro. Per il 67% degli intervistati la risposta è stata: “lo stipendio”. Questo è solo uno dei motivi per cui le aziende, se non vogliono perdere le persone di valore, devono necessariamente adeguare i propri livelli retributivi a quelli della concorrenza

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Descrizione generata automaticamente
  1. Optare per i BENEFIT

Uno degli strumenti più efficaci per fidelizzare i propri collaboratori è offrire loro dei benefit. Per ottimizzare al massimo i costi, è importante comprendere di cosa avrebbero realmente bisogno i lavoratori per sentirsi appagati. Il tuo collaboratore sta facendo ogni giorno un’ora e mezza di strada con i mezzi pubblici per venire in ufficio? Prova a cercare una soluzione ottimale per entrambi valutando magari lo smart working o un’auto aziendale.

Cosa sono i benefit aziendali e come utilizzarli per attrarre personale edile?

benefit aziendali sono tutti quei beni, servizi o agevolazioni non monetarie che le aziende possono concedere ai lavoratori. I benefit rappresentano un vantaggio valido per aumentare nei collaboratori il senso di appartenenza incentivandone di conseguenza la produttività. Essi rappresentano una forma di retribuzione vera e propria, in aggiunta alla busta paga, ma possono avere un ritorno importante per l’azienda. Esistono differenti tipi di benefit con i quali le aziende potrebbero soddisfare le esigenze dei propri collaboratori: auto e/o telefono aziendale, buoni pasto, convenzioni per attività sportive o di svago, buoni carburante, attività extra-lavorative e così via. 

Offrire dei benefit aziendali è un modo efficace per valorizzare i propri collaboratori, tenerli a bordo e ottenere il massimo da loro. Il nostro consiglio è quello di specificare tutti i benefit offerti dall’azienda già in fase di Recruitment in modo da migliorare l’immagine aziendale e attrarre più facilmente i migliori talenti.

  1. Sviluppare una politica di WELFARE aziendale

Il welfare aziendale è un insieme di azioni che un’azienda può intraprendere per il benessere dei propri collaboratori e delle loro famiglie, deducendo integralmente i costi. Il welfare può essere corrisposto internamente (come parte integrante del salario) o esternamente (come un’aggiunta alla retribuzione prevista). Noi di geoJOB consigliamo alle aziende di ascoltare sempre i propri lavoratori, valutare bene quelle che potrebbero essere le loro esigenze (economiche, fisiche, psicologiche ecc.) in modo da pensare ad un pacchetto welfare ad hoc. I pacchetti welfare, anche nel settore edile, possono essere di ogni genere, ecco alcuni di loro:

  • assistenza sanitaria integrativa;
  • sostegno per le spese di istruzione dei figli;
  • assistenza psicologica e molti altri.

Il welfare aziendale è sicuramente un ottimo strumento per migliorare il brand aziendale, diminuire l’assenteismo e il turnover e aumentare la produttività.

  1. Offrire un CONTRATTO stabile e sicuro

Nell’ultimo decennio molti lavoratori del settore edile si sono ritrovati in una condizione di profonda crisi e precarietà lavorativa: riduzioni degli orari di lavoro, situazioni di cassa integrazione e/o disoccupazione. Per ciò, oggi offrire loro la certezza del posto di lavoro diventa fondamentale. È logico che spesso molti datori di lavoro cercano delle soluzioni contrattuali più convenienti, tuttavia, data la situazione attuale di una forte carenza di personale edile, bisognerebbe cercare di fidelizzare i lavoratori il più possibile, offrendo loro, come minimo, un’occupazione stabile e sicura.

  1. Garantire ai lavoratori un minimo di FLESSIBILITA’

Quante volte abbiamo sentito parlare dell’importanza di un buon equilibrio vita privata-lavoro, il cosiddetto work-life balance? Beh…tante! Oggi, molte categorie di lavoratori non considerano più la flessibilità lavorativa come un benefit, bensì come un must. 

Certamente, in un settore “pratico”, come edile, l’orario di lavoro flessibile o smart working sono difficilmente applicabili se non per le figure impiegatizie che lavorano in ufficio. A differenza di un PC, la betoniera non può essere portata in cucina 😊. Tuttavia, per garantire anche ad altri lavoratori dell’azienda un certo equilibrio tra vita privata e lavoro, i datori di lavoro dovrebbero pensare fuori dagli schemi trovando nuovi modi per supportare i collaboratori. 

Smart working in Edilizia – la qualità della foto è scarsa ma rende l’idea 🙂
  1. Sviluppare una cultura della FORMAZIONE

Questo è uno degli (se non il più) importanti aspetti da tenere in considerazione per aumentare la Employee retention in un’azienda.

Perché la cultura della formazione è importante per attrarre personale edile?

Il percorso professionale di ogni collaboratore all’interno di un’azienda deve essere chiaro e condiviso. Insistiamo nel dire che la cultura della formazione parte sempre dall’imprenditore e si riflette su tutti i livelli dell’organizzazione. Per cui, è vero che il lavoratore deve avere ben chiari i propri obiettivi da raggiungere ma il datore di lavoro, a sua volta, lo deve supportare con tutti gli strumenti occorrenti, uno dei quali, appunto, è una formazione continua.

Il life long learning è una strategia che le aziende possono attuare per migliorare e far apprendere nuove skills ai propri collaboratori in modo da rimanere al passo con i tempi e con le nuove tecnologie; è importante vedere la crescita di ogni singolo lavoratore come opportunità di crescita per l’intera organizzazione. Come applicare il life long learning? L’azienda deve condividere il piano dello sviluppo carrieristico con il lavoratore e, attraverso una serie di strumenti come coaching, corsi in aula, webinar, libri ecc., accompagnarlo nella sua realizzazione. 

  1. Assicurare il COINVOLGIMENTO di ogni singolo lavoratore

Secondo una recente ricerca, solo il 5% dei lavoratori intervistati si sente coinvolto da un sistema di comunicazione interna. È un dato molto importante, in quanto il coinvolgimento dei dipendenti e il loro senso di appartenenza può ridurre l’assenteismo, il turnover e le violazioni della sicurezza, nonché migliorare la qualità del lavoro e, in definitiva, i profitti. Il compito di un buon leader è quello di trasmettere il “giusto” messaggio ai propri collaboratori coinvolgendoli nei processi aziendali. 

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La vita ci riserva sempre delle sorprese…

La vita ci riserva sempre delle sorprese, soprattutto sul lavoro.

Oggi vi parliamo della storia di Mohammed Ali, un ragazzo di 26 anni scappato, a bordo di un barcone, dal Libano, a causa della guerra che ancora oggi affligge il Paese.

Dopo un viaggio disperato e pericoloso sbarca a Lampedusa e da lì, con mezzi di fortuna, arriva a Milano. Spesso, in una grande metropoli come Milano, si fa molta fatica a farsi strada, soprattutto se sei un immigrato. Nonostante ciò, Mohammed vuole provarci! Si propone per tanti piccoli lavori per guadagnare qualcosa, sacrificandosi, e non poco, per tirare avanti. Nonostante l’impegno, nessuno dei suoi datori di lavoro è disposto a fare un contratto “serio” al ragazzo, un po’ per via del suo permesso non regolare un po’ per i soliti pregiudizi che riguardano gli extracomunitari.

Un mattina, in quello che sarebbe dovuto essere il suo ultimo giorno di lavoro presso il mercato di quartiere, un uomo, nota Mohammed, la sua voglia di fare, di imparare e di integrarsi il più possibile, osservando con piacere la cordialità che ha nei confronti dei clienti. Così si avvicina e gli parla…

Com’è finita la storia?

Mohammed ora lavora per una grossa ditta del settore edile, con un lavoro stabile e con il permesso di soggiorno regolare. Il suo datore di lavoro ha fatto di tutto per fornirgli tutto il necessario per il lavoro, creando anche le condizioni giuste per metterlo a suo agio ed esprime la sua cultura e la sua religione. Ad esempio, ha concesso a ragazzo il permesso di pregare liberamente durante le ore di lavoro ed ha inserito nella mensa di lavoro l’alternativa alla carne di maiale, vietata dall’Islam.

Ora Mohammed è diventato un Capo Cantiere affermato e, recentemente, ha portato in Italia tutta la sua famiglia facendola stabilire a Milano in un grazioso appartamento!

Come visto, a volte basta poco per aiutare qualcuno, anche solo alzare lo sguardo come ha fatto quest’uomo con Mohammed.

Inviaci una e-mail a info@geojob.it e raccontaci anche tu un’esperienza o un episodio vissuto tra i cantieri. Siamo appassionati di questi racconti e pubblicheremo ben volentieri anche la tua storia.

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Donne in cantiere | WAW – Women at Work

Eccoci con la nuova puntata di “WAW – Women at work”! Oggi siamo al Waterfront di Levante a Genova, uno dei più importanti cantieri in Italia. Qui abbiamo avuto il piacere di incontrare due professioniste inserite al Waterfront con il contributo di geoJOB: Martina Sabattini ed Elisabetta Conidi.

Scopri l’intera intervista con Elisabetta nel nostro video!

Giulia: Buongiorno a tutti! Siamo al Waterfront di Genova con Elisabetta Conidi che ci tengo a tanto a presentarvi e a raccontare la sua storia. Elisabetta, grazie! E ti chiedo di raccontarci un po’ della tua carriera professionale.

Elisabetta: Ho iniziato la mia carriera ormai quasi vent’anni fa. Ho iniziato lavorando in uno studio di progettazione. Ho preso il diploma e ho iniziato subito. Sono passata poi negli anni successivi, attraverso diverse esperienze e diversi studi, ad arrivare in cantiere. E oggi eccomi qui in cantiere.

Giulia: Che ruoli hai ricoperto nel tempo?

Elisabetta: Inizialmente, nello studio di progettazione mi occupavo di pratiche comunali, quindi non subito progettazione vera e propria ma facevo i disegni con il supporto dell’architetto. E da li, siccome la progettazione era un ambito che mi piaceva, ho iniziato a studiare le normative che riguardavano i vigili del fuoco, e quindi in quel caso progettavo. Non avevo io direttamente la firma, lavoravo sotto la supervisione di un architetto però ero autonoma in questo: preparavo e presentavo le pratiche, le vedevo direttamente io con i clienti e poi seguivo tutto l’iter di approvazione e supervisione. Insomma, era un lavoro molto da ufficio. Dopodiché cambiando diverse realtà lavorative con altri gruppi sono arrivata in cantiere in realtà, non proprio per caso, nel senso che avevo fatto un colloquio di lavoro perché serviva un tecnico da ufficio ma, una volta arrivati li, ci siamo accorti che mancava una figura da cantiere… Non dico che mi sono fatta volontaria ma quasi😊 … per andare poi sul campo. E mi è piaciuto: è stata una bella esperienza!

Giulia: Considerando che donne che lavorano nel settore dell’Edilizia trovano più facilmente impiego all’interno degli studi di progettazione o all’interno delle imprese con però un ruolo da ufficio. Tu hai iniziato in uno studio di progettazione per il volere tuo o ti sei adottata a quelle che erano le condizioni del mercato? Quale è stata la motivazione?

Elisabetta: Diciamo che la scuola mi ha formato per un lavoro più da ufficio, per cui appena finiti gli studi mi sentivo più idonea per quel tipo di lavoro.

Giulia: Quindi, secondo te, è stata una buona idea iniziare in uno studio di progettazione e poi passare in cantiere in modo da vedere il lavoro da entrambi i lati?

Elisabetta: Si, è stato interessante e molto utile ma mi è utile ancora oggi perché quando mi arriva un disegno o c’è qualche modifica da fare so se si può fare o meno, a quale normativa devo fare riferimento e a quale professionista mi devo rivolgere.

La storia di Elisabetta Conidi

Giulia: Ma invece ti ricordi quale è stata la tua prima esperienza in cantiere?

Elisabetta: Me la ricordo bene! 😊 …non avevo un tecnico di riferimento che mi potesse seguire. Avevo semplicemente un artigiano che ha dato molti consigli. Lui aveva capito che io non avevo molta esperienza però mi è stato molto di supporto. Questo me lo ricordo sempre con tenerezza.

Giulia: Elisabetta, quale è stata la tua esperienza più bella in cantiere, sia a livello professionale sia a livello personale?

Elisabetta: Questo lavoro mi piace molto e quindi, ogni volta che inizio una nuova avventura, un nuovo cantiere, ho sempre l’entusiasmo “a mille”. Vedere come le cose cambiano e si trasformano, partendo da zero e vedere la costruzione finita mi entusiasma sempre. Pensandoci…per esempio, mi sono emozionata molto per il primo tetto costruito; e poi di recente ho seguito i lavori di un albergo di cinque stelle e quando ho visto le camere finite, il prima e il dopo, mi sono emozionata. Evidenziare un determinato lavoro o cantiere mi viene difficile, ecco!

Giulia: Hai riscontrato qualche difficoltà nell’inserirti in questo settore? Se sì, quali?

Elisabetta: Tendenzialmente ci sono delle difficoltà che riguardano un po’ il fatto che sono una donna. Quando una donna arriva in cantiere spesso si pensa che non abbia delle competenze. Nessuno è mai stato scortese con me, quello no, però molte volte sono stata sottovalutata. In molti pensano che sia più giovane e che non abbia esperienza. Ci metto un po’ di tempo ma poi arrivo sempre ad instaurare rapporti paritari.

Giulia: E che cosa ti ha spronato a superare queste difficoltà?

Elisabetta: Sono una persona a cui piacciono le sfide ma già da bambina quando mi veniva detto “questa cosa non la puoi fare”, rispondevo sempre che potevo farcela! Le difficoltà ci sono state, per esempio, anche in questi ultimi 3-4 anni lavoro molto in trasferta e non nascondo che ci sono delle difficoltà, ma non mollo! Questo è un lavoro che mi piace e che richiede di sicuro dei sacrifici ma se una cosa ci piace dobbiamo farla!

Giulia: In tutti gli ambienti lavorativi si cerca di lottare contro la discriminazione verso le donne, nel settore dell’Edilizia forse siamo un po’ più indietro. Secondo te, cosa si potrebbe fare per migliorare questa situazione?

Elisabetta: Fondamentale è assumere le donne e mandarle in cantiere. Nelle imprese edili lavorano molte donne ma, non so se per scelta propria o per altro, spesso non vengono mandate in cantiere. Spesso si pensa che le donne non abbiano la determinazione per poter seguire gli operai. Questo non è vero. Un’altra cosa, un’osservazione più da donna forse, ho sempre avuto abbigliamento maschile e questo è un po’ discriminante, si dovrebbe studiare un abbigliamento che potesse andare bene anche per le donne in cantiere. 😊

Giulia: Ti ringrazio, Elisabetta, per la tua disponibilità e spero che questo video possa essere utile per tutti: donne, uomini, giovani…grazie ancora!

Elisabetta: Grazie a voi!

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