Il Bivio di carriera: Grande impresa (grandi cantieri) o piccola impresa (piccoli cantieri)?

Per un tecnico nel campo dell’edilizia arriva un momento cruciale nella propria carriera. Il momento di cercare lavoro in una nuova impresa.

La scelta tra lavorare per una grande impresa o una piccola impresa dipende da una serie di fattori personali e delle tue preferenze. Ecco alcuni pro e contro di entrambe le opzioni per aiutarti a prendere una decisione:

Lavorare per una grande impresa:

🔝PRO:

  • Risorse e stabilità finanziaria: Le grandi imprese di solito hanno risorse finanziarie più consistenti e stabili, il che può tradursi in una maggiore sicurezza lavorativa e opportunità di crescita.
  • Strutture e processi stabiliti: Le grandi imprese spesso hanno strutture organizzative solide e processi ben definiti, il che può fornire un ambiente di lavoro più strutturato e chiaro.
  • 🤝Networking: Nei grandi cantieri gira un grande numero di professionisti, e questo offre grandi opportunità per costruire relazioni significative che potrebbero aprire altre porte nel futuro
  • Ampie opportunità di carriera: Le grandi imprese offrono spesso una vasta gamma di ruoli e opportunità di carriera interne, consentendo la possibilità di avanzare all’interno dell’azienda stessa.

⛔ CONTRO:

  • Gerarchia eccessiva: Le grandi imprese possono essere caratterizzate da una gerarchia più rigida, che potrebbe rallentare la presa di decisioni e limitare l’autonomia dei dipendenti.
  • Maggiore competizione interna: In un’impresa di grandi dimensioni, la concorrenza per l’avanzamento di carriera potrebbe essere più acuta, poiché ci sono più dipendenti che aspirano alle stesse opportunità.
  • Specializzazione e focalizzazione limitata: In alcuni casi, le grandi imprese possono richiedere una maggiore specializzazione in un’area specifica, riducendo la flessibilità e la diversità delle tue responsabilità lavorative.

Lavorare per una piccola impresa:

🔝PRO:

  • Flessibilità e autonomia: Le piccole imprese spesso offrono un ambiente di lavoro più flessibile, consentendo ai dipendenti di assumere ruoli multipli e di contribuire in diversi settori.
  • Decisioni più veloci: Le piccole imprese di solito hanno una struttura decisionale più snella, il che significa che le decisioni possono essere prese più rapidamente senza dover superare molte gerarchie.
  • Esperienza più varia: In una piccola impresa, potresti avere l’opportunità di svolgere una vasta gamma di compiti e responsabilità, che potrebbero ampliare le tue competenze e conoscenze.

⛔ CONTRO:

  1. Risorse limitate: Le piccole imprese potrebbero avere risorse finanziarie più limitate rispetto alle grandi aziende, il che potrebbe influire sulla stabilità finanziaria dell’azienda e, di conseguenza, sulla tua sicurezza lavorativa.
  2. Opportunità di carriera limitate: A causa delle dimensioni ridotte e dei progetti di modeste dimensioni, le piccole imprese potrebbero offrire meno opportunità di crescita professionale.
  3. Instabilità finanziaria: Poiché le piccole imprese possono essere più soggette a fluttuazioni economiche, potresti essere esposto a un maggiore rischio di instabilità lavorativa in caso di difficoltà finanziarie.

In ultima analisi è importante valutare i tuoi obiettivi personali, le tue preferenze lavorative e la tua situazione attuale prima di prendere una decisione. Se sei alla ricerca di stabilità finanziaria e opportunità di crescita definite, potresti essere più incline a lavorare per una grande impresa. Se invece apprezzi la flessibilità, l’autonomia e la possibilità di assumere diverse responsabilità, potresti preferire una piccola impresa.

Ricorda che ogni esperienza lavorativa è unica e dipenderà anche dall’azienda specifica in cui ti trovi. È importante fare una ricerca accurata sulle imprese che stai considerando, valutando la cultura aziendale, le opportunità di sviluppo e le prospettive di crescita. Inoltre, prendi in considerazione la tua esperienza, le tue competenze e i tuoi obiettivi a lungo termine per capire quale ambiente lavorativo si adatta meglio alle tue esigenze.

Non esiste una risposta giusta o sbagliata in questa scelta; quindi, rifletti attentamente sui pro e contro e cerca di capire quale opzione sia più allineata alle tue priorità e aspirazioni professionali.

Che tu preferisca la grandezza e l’audacia di un grande impresa o piccola che sia, in #Geojob Recruitment abbiamo le opportunità giuste per te! 🌐

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Il BIM in Italia: Il punto della situazione su diffusione e adozione

Il BIM in Italia: il punto della situazione su diffusione e adozione

Nell’ambito dell’industria delle costruzioni, l’adozione del BIM, Building Information Modeling (BIM) sta rivoluzionando i processi progettuali e costruttivi a livello globale. In questo articolo abbiamo voluto esplorare la situazione attuale dell’implementazione del BIM in Italia, uno dei Paesi europei che sta mettendo in campo notevoli sforzi per integrare al meglio questa metodologia. Il BIM, infatti, rappresenta un passo fondamentale verso la digitalizzazione del settore edile, promettendo un significativo aumento dell’efficienza, della qualità e della sostenibilità nel campo delle costruzioni. 

La situazione in Europa

Il Regno Unito è da sempre stato un punto di riferimento per l’adozione del BIM a livello europeo, ma ora il gap con gli altri Paesi si sta progressivamente riducendo. 
Nel 2022 PlanRadar ha promosso una ricerca per esaminare l’adozione del BIM in diversi mercati europei, analizzando vari aspetti come le motivazioni per la sua implementazione, l’atteggiamento dei professionisti del settore delle costruzioni, le misure governative per renderlo obbligatorio e le previsioni di crescita futura.

Il Regno Unito mantiene una solida leadership, con il più alto numero di imprese di costruzione che adottano il BIM di livello 2 o superiore. 

In Germania, il 70% delle imprese edili utilizza il BIM a diversi livelli, sebbene principalmente in fase di progettazione. 

La Francia mostra un tasso di adozione in crescita, con il 35% degli sviluppatori immobiliari che utilizzano il BIM, nonostante l’assenza di uno specifico standard normativo. 

L’Austria, invece, ha definito i propri standard BIM avanzati, con l’adozione da parte del 20% delle piccole e medie imprese di costruzione. 

Infine, la Polonia ha visto un notevole incremento nell’uso del BIM, con il 43% degli sviluppatori immobiliari che lo adottano, nonostante la mancanza di protocolli obbligatori.

La situazione Italiana

L’implementazione del BIM rappresenta una rivoluzione nell’approccio ai progetti di costruzione. Questo modello basato su dati digitali consente di gestire tutte le fasi di un progetto edile, dall’ideazione alla realizzazione, fino al monitoraggio post-consegna (Campo sul quale si sta concentrando sempre più attenzione). 

Per i grandi cantieri internazionali, il BIM è ormai uno standard, mentre in Italia, nonostante un iniziale rallentamento, si assiste a una progressiva diffusione di questa metodologia.

In Italia, nonostante l’indubbio valore del BIM, la sua adozione è stata inizialmente lenta. Un report dell’OICE evidenzia come solo l’8% delle gare pubbliche per servizi di ingegneria e architettura richiedano l’uso del BIM. La scarsa consapevolezza di cosa significhi “lavorare in BIM” è un ulteriore ostacolo alla sua diffusione.

Negli ultimi mesi si sta assistendo a un progressivo cambio di rotta. Nuove figure professionali legate al BIM, come il BIM Manager, il BIM Coordinator, il BIM Specialist e il CDE Manager, stanno emergendo e la pubblicazione di norme specifiche relative a queste figure sta stimolando l’aggiornamento dei professionisti. 
Inoltre, l’incremento dei “bandi BIM” ,stimolato dai fondi PNRR, conferma che le Pubbliche Amministrazioni stanno abbracciando questa metodologia operativa.

Le sfide all’orizzonte

Nonostante le grandi opportunità per i professionisti e per il settore, rimangono da affrontare sfide significative. La frammentazione degli operatori, l’individualismo delle libere professioni, e la carenza di strumenti di gestione e di project management possono ostacolare l’adozione del BIM. Per superare queste sfide, è essenziale un impegno serio nell’organizzazione e nella formazione.

Un grande vantaggio nell’utilizzo di questa metodologia è dato dalla possibilità di lavorare e collaborare con imprese e progettisti da remoto. Questo permette alle imprese italiane e ai project Manager di gestire l’attuale carenza di figure professionali in Italia, collaborando con professionisti esteri.

In quali progetti è più indicato il BIM?

Nel settore si discute anche su quale tipo di progetti sia più adatto alla metodologia BIM: se i nuovi progetti (green field) o le opere esistenti.

Nonostante le iniziali perplessità, l’adozione del BIM sta mostrando il suo valore anche nella gestione di opere esistenti, grazie alla capacità di documentare con precisione lo stato di fatto e di pianificare interventi di restauro e risanamento.

Siamo sulla strada giusta, ma abbiamo tanto da fare.

Sebbene l’adozione del BIM in Italia stia incontrando alcuni ostacoli, siamo sulla giusta strada. Con la giusta formazione, organizzazione e consapevolezza, il BIM ha il potenziale per rivoluzionare il settore delle costruzioni nel nostro Paese.

Inoltre, mentre inizialmente l’adozione del BIM era vista come un modo per ridurre i costi, oggi l’attenzione si sta spostando sulla qualità del servizio offerto. Gli operatori del settore sono chiamati a dimostrare il valore aggiunto del BIM ai loro clienti, mostrando come questa metodologia possa migliorare l’efficienza, la precisione, l’interoperabilità e la sostenibilità dei loro progetti.

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GeoJOB si racconta, intervista a Vittorio

Abbiamo intervistato anche Vittorio Massimo Borgo. Recruiter e fondatore di geoJOB Recruitment Srl.

Ecco la sua intervista:

“Risorse umane”: significa solamente avere a che fare con colloqui e buste paghe? 

Occorre prima di tutto capire che le risorse umane sono il vero valore dell’azienda e ricondurre il ruolo dell’HR a colloqui ed elaborazione delle buste paga è molto riduttivo. Le risorse umane rappresentano un settore molto più ampio e complesso di quanto possa sembrare a prima vista.  Ma cosa sono le “Risorse Umane”? Sono un dipartimento all’interno delle aziende che gestisce tutto ciò che riguarda le persone che vi lavorano. Ciò include il reclutamento, selezione, assunzione, onboarding o benvenuto, formazione, promozione, buste paga, contratti e, aimè, anche i licenziamenti.

geojob team - esperti ricerca settore edile

Quale pensi sia la mansione più complessa di chi lavora nelle risorse umane?

Durante la mia carriera, ormai arrivata a oltre 40 anni di attività, ho ricoperto tutti i ruoli all’interno di una azienda. Ho iniziato a lavorare appena terminati gli studi all’interno dei cantieri, per poi trasferirmi in sede all’ufficio del personale ad elaborare i cedolini paga e successivamente alla gestione del personale per soddisfare le esigenze delle attività dei cantieri. Sono riuscito, nel tempo, a crescere professionalmente e che mi hanno portato a ricoprire il ruolo di Direttore delle Risorse Umane in società multinazionali che operavano sia in Italia che all’estero. Dal 2010 ha inizio la crisi di tutto il settore edile che ha portato alla chiusura di importanti aziende di costruzioni in Italia. La sostanziosa esperienza che avevo incamerato mi ha consentito di iniziare a svolgere l’attività di consulente Business Partner in aziende con settori dall’edilizia al metalmeccanico e farmaceutico. Nel 2018, terminato un Executive Master, riesco a realizzare il mio sogno di diventare imprenditore e fondo una start-up innovativa, la geoJOB Recruitment, Agenzia per il Lavoro per la ricerca e selezione di personale qualificato dedicata al solo settore dell’edilizia, costruzioni e ingegneria.

Quindi posso sicuramente sostenere di “averle viste tutte” e posso rispondere alla tua domanda.

In questi anni la funzione delle risorse umane è cambiata notevolmente, le strutture e i modelli di business fissi non sono più idonei a rispondere alle esigenze di un mercato in continuo cambiamento. Il periodo del Covid-19 ha modificato e apportato uno scostamento dal concetto di ‘team’ e ‘leadership’ in senso più tradizionale. Oggi, qualsiasi posizione che una persona possa ricoprire nel reparto delle Risorse Umane ha una funzione strategica all’interno delle organizzazioni e ognuna di queste posizioni richiede abilità diverse, come: comunicazione efficace, capacità di giudizio, empatia e negoziazione. 

Il consiglio nazionale ordine psicologi ha da poco pubblicato i risultati di una ricerca molto interessante secondo cui la salute mentale dei lavoratori italiani è all’ultimo posto in Europa al pari merito con il Giappone. Quali riflessioni ti senti di fare in merito a ciò in rapporto col tuo lavoro?

Mi dispiace sentire che la salute mentale dei lavoratori italiani sia all’ultimo posto in Europa. La salute mentale è un aspetto fondamentale del benessere e della qualità della vita, e il lavoro può avere un impatto significativo sulla salute mentale delle persone.  È importante sottolineare che la salute mentale è influenzata da diversi fattori, tra cui lo stress lavorativo, il carico di lavoro, le aspettative e le relazioni sul posto di lavoro. La pandemia da COVID-19 ha ulteriormente amplificato queste sfide per molte persone. La ricerca pubblicata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi può essere un’opportunità per sensibilizzare il pubblico e le organizzazioni sull’importanza della salute mentale sul posto di lavoro. Ho visto cambiare il mondo del lavoro nel giro di pochissimo tempo. Oggi abbiamo bisogno di flessibilità, comprensione, inclusività e ricercare un valido equilibrio tra vita lavorativa e familiare. In alcuni momenti è difficile coniugare “diritti” e “doveri” che sono strettamente legati e spesso si influenzano a vicenda. È importante, infine, cercare di comprendere e rispettare sia i diritti che i doveri, perché entrambi sono necessari per creare una società equa e giusta.

Pensi che lo smart working o la settimana lavorativa di quattro giorni sia un vantaggio o uno svantaggio per ridurre il carico di stress sul lavoro al giorno d’oggi?

Uno dei cambiamenti che ho vissuto è stata l’introduzione dello “smart working”; impensabile fino a qualche anno fa. Fino a pochi anni fa, infatti, il lavoro da remoto o a distanza era considerato un’opzione molto limitata e riservata a pochi lavoratori con ruoli particolari.

Oggi, invece, lo smart working è diventato un’opzione di lavoro molto diffusa, concreta e vantaggiosa per molte persone, grazie alle tecnologie digitali che consentono la comunicazione e la collaborazione a distanza. 

Mentre la settimana lavorativa di quattro giorni può essere vista sia come un vantaggio che come uno svantaggio, a seconda delle circostanze e dei contesti specifici. 

Sono certo che, lavorare 4 giorni a settimana, potrebbe consentire ai lavoratori di avere più tempo libero per dedicarsi ad altre attività, come la famiglia, il tempo libero o la formazione professionale. Tuttavia, è importante anche considerare attentamente le esigenze specifiche dell’azienda e dei lavoratori, nonché le eventuali sfide o problematiche che potrebbero emergere da una riduzione dell’orario di lavoro. 

L’azienda dovrebbe valutare attentamente gli effetti che, una riduzione dell’orario di lavoro, potrebbe avere sulla sua produttività, sulla sua capacità di soddisfare le esigenze dei clienti e sul suo bilancio economico. Per il periodo che stiamo vivendo oggi vedo delle difficoltà ad immaginare una riduzione dell’orario di lavoro a parità degli stipendi.

Ultima domanda, che consiglio indispensabile ti sentiresti di dare a chi sta inoltrando la sua candidatura per lavorare nelle risorse umane di una qualsiasi azienda?

Il consiglio indispensabile che darei a chi si candida per lavorare nelle risorse umane è di dimostrare empatia, flessibilità e una forte capacità comunicativa. 

In questo momento storico invito i giovani che stanno per iniziare questo mestiere a dotarsi si una buona dose di coraggio e aspirazione. Le risorse umane richiedono di lavorare con persone diverse e di affrontare diverse sfide. 

Mostrare che sei in grado di comprendere le esigenze degli altri, adattarti alle diverse circostanze e comunicare efficacemente con tutti i livelli dell’organizzazione ti renderà un candidato di spicco nel settore delle risorse umane.

Leggi l’intervista di Fabio e Matteo

L’implementazione del Lean Management nelle imprese specializzate geotecniche: Intervista con l’Ing.Davide Alesi

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’ing. Davide Alesi, un esperto nel settore dei lavori geotecnici con oltre 20 anni di esperienza nella gestione delle opere di fondazione e consolidamento di terreni in importanti cantieri in Italia e all’estero. Attualmente, ricopre il ruolo di Chief Operating Officer presso la RODIO Spezialtiefbau GmbH del Gruppo Terratest. Durante la nostra intervista, abbiamo discusso la sua esperienza nell’implementazione delle metodologie Lean nella gestione dei cantieri geotecnici.

Scoperta del Lean Management:

Alesi ha scoperto l’approccio Lean durante uno dei corsi del Master MBA che ha frequentato, organizzato dal Sole 24 Ore insieme all’Università Cattolica di Milano. La scelta del Master è stata fatta dopo aver conseguito, qualche anno prima, la certificazione PMP (Project Management Professional). Nella sua esperienza di gestore di cantieri dell’ingegneria geotecnica, Alesi ha riscontrato delle difficoltà a sfruttare le nozioni della certificazione PMP, più adatta a contesti più strutturati e formali, mentre i “suoi” cantieri geotecnici richiedevano un approccio più snello nella programmazione dei lavori e, di conseguenza, un coinvolgimento diverso del team.

Smettere di lavorare come pompieri.

In quel periodo Alesi lavorava in Israele, in una società con una età media molto bassa se confrontata con quella di una società di costruzioni simile in Italia. Una delle prime esigenze riscontrate da Alesi nella gestione dei cantieri era quella di mettere il team nelle condizioni di  minimizzare le situazioni di emergenza (dovute in prevalenza alla giovane età) cercando delle soluzioni per “meccanizzare” (standardizzare nel gergo Lean) le attività abituali.

Il Lean è infatti un metodo di miglioramento continuo che è possibile implementare solo se le lavorazioni vengono prima standardizzate nella loro operatività giornaliera, settimanale e mensili.

In quegli anni lavoravo in Israele dove la settimana inizia di Domenica. Gli imprevisti da risolvere arrivavano anche quelle Domeniche mattine in cui ero a casa in Italia ed il cellulare suonava presto perché c’era un problema da risolvere. Oltre al fermo dei lavori in cantiere la difficoltà di stare con serenità in famiglia. Era spesso una rincorsa contro il tempo e avevo la sensazione di lavorare come se fossi un pompiere in perenne emergenza. Avevo un problema da risolvere.”

Implementazione del Lean Management:

Chiarito il problema viene definito anche l’obiettivo: cercare di ridurre le situazioni di emergenza nei cantieri migliorandone l’efficienza. E così Alesi prova inizialmente  ad introdurre uno strumento del sistema di Lean Management: il Last Planner System. L’obiettivo principale era quello di guardare avanti con un certo livello di dettaglio per prevedere e minimizzare i potenziali problemi/rischi. Un semplice “esercizio” visto con molta diffidenza iniziale (“pensare costa fatica”) che ha però portato grandi benefici riconosciuti in primis dal giovane eam di cantiere.

In una seconda fase, Alesi ha quindi coinvolto dei consulenti esterni per avviare un percorso Lean strutturato in un cantiere pilota. Grazie ai consulenti sono stati creati dei gruppi di lavoro focalizzati su aspetti specifici: efficientamento della manutenzione delle macchine, la pianificazione oltre che il “change management” ovvero l’insieme delle attività per la gestione al cambiamento delle abitudini in azienda. Il change management è un percorso lento e complesso con un forte impatto sulle abitudini delle persone, che per loro natura mostrano sempre una certa resistenza al cambiamento.

Il racconto di Alesi si fa sempre più accalorato e pieno di particolari avvincenti. Ha raccontato che l’inizio non è stato per nulla semplice: dover gestire contemporaneamente il lavoro quotidiano e contemporaneamente implementare le nozioni del Lean Management è stata una sfida per tutto il Team.  E’ proprio grazie all’aiuto e al supporto di consulenti esterni, oltre che alla sua determinazione, che il Team è riuscito a non abbandonare il percorso intrapreso e a mettere in atto piccoli miglioramenti, settimana dopo settimana. I risultati nel cantiere pilota non si sono fatti attendere: non solo con una maggiore efficienza (e di conseguenza un miglior risultato economico) ma anche e soprattutto uno spirito positivo creatosi nel Team che oltre a lavorare per fare produzione, si sentiva coinvolto anche per migliorare il modo stesso di lavorare.  

Diffusione della cultura del miglioramento:

Dopo il successo del cantiere pilota, il General Manager si convinse di investire per promuovere la “cultura del miglioramento” in tutti gli altri cantieri attraverso un percorso strutturato, la realizzazione di eventi specifici oltre che di slogan aziendali. Il gruppo che aveva lavorato al “change management” è stato così coinvolto fattivamente per supportare questo nuovo processo di trasformazione.
Alesi ritiene che siano due i pilastri quando si parla di Lean Management per il settore delle costruzioni: da una parte strumenti specifici (come ad esempio il Last Planner System, il TPM, le 5S solo per citarne alcuni) e dall’altra la filosofia del miglioramento continuo.

La vera sfida – dice Alesi – sta nel secondo pilastro: riuscire a trasmettere ai lavoratori l’idea che non si lavora solo per guadagnarsi da vivere, ma anche per sentirsi parte di un processo di miglioramento dell’azienda stessa. Un miglioramento i cui benefici sono per tutti… “ed infatti, finalmente, il cellulare smise di suonare anche la Domenica mattina”.

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