Sicurezza in cantiere anti Coronavirus. L’intervista al Per. Ind. Damiano Romeo, titolare della Romeo Safety Italia s.r.l e socio di geoJOB Recruitment

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con uno dei nostri soci, il Per. Ind. Damiano Romeo, approfondendo la ripartenza dei cantieri subito dopo la quarantena e ci siamo soffermati su uno dei temi più dibattuti durante “l’era Coronavirus”: la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Damiano da oltre 40 anni offre servizi di formazione e consulenza nel settore della sicurezza sul lavoro, dell’ambiente e dell’igiene.
Durante la nostra conversazione abbiamo parlato anche delle modalità operative della ripartenza, dei costi a carico del datore di lavoro per la sanificazione, D.P.I., formazione dei dipendenti e messa in sicurezza e, nel malaugurato caso di un contagio, sulle Responsabilità in capo agli attori protagonisti all’interno del cantiere: Datore di Lavoro, RSPP/CSE, Direttore dei Lavori e Committente.

Come si sono organizzate le imprese alla riapertura?

Siamo nella fase due da ormai tre settimane, i cantieri hanno riaperto e bisogna giustamente organizzarsi, nel rispetto delle norme anti-contagio, dettate dai vari D.P.C.M. e accordi quadro che sono stati condivisi e siglati con le Organizzazioni sindacali.
Sembra quasi che lo smart working sia la soluzione “salvavita”. Idea condivisibile per alcuni settori ma impossibile nei cantieri. Dal resto è impensabile che un muratore possa portare la betoniera in cucina.  
Entrando nel dettaglio dei cantieri sono molti gli aspetti da considerare ed è bene fare una distinzione. Tutto ciò che riguarda l’organizzazione degli spazi: mensa, spazi comuni, servizi igienici e l’organizzazione degli accessi: ingressi scaglionati, organizzazione dei turni, valutazione delle interferenze tra più imprese. 
Le mense sono state riorganizzate, se prima i tavoli erano al centro e lo spazio limitato, ora abbiamo più posti e i tavoli sono disposti contro parete al lato della stanza, in modo che il lavoratore avrà il muro davanti a sé. L’igienizzazione e la sanificazione viene effettuata ogni giorno e, in caso di cantieri grandi, a ogni cambio di turno per il pranzo. Per quanto riguarda gli spogliatoi vengono utilizzati due armadietti personali (prima ne veniva usato solo uno) per gli abiti sporchi e puliti.
In merito alle norme di prevenzione è stato creato un “locale Covid” dove il lavoratore che manifesta sintomi attenda l’arrivo dei soccorsi. Cosa succede se un dipendente manifesta i sintomi? Si avvertono immediatamente i soccorsi e il personale preposto alla sicurezza ha a disposizione un kit di emergenza composto da tuta Tyvek, guanti, mascherina e occhiali in modo che si possa soccorrere immediatamente il lavoratore in attesa che arrivi il personale sanitario.
Altro punto importante riguarda la misurazione della temperatura all’ingresso. Una soluzione temporanea è stata quella di utilizzare un termometro a infrarossi ma sono emersi alcuni problemi soprattutto in cantieri di grandi dimensioni si crea una lunga fila di lavoratori in attesa del rilievo della temperatura.
Non è economicamente sostenibile dedicare una/due ore al giorno per queste operazioni, motivo per cui i cantieri di grandi dimensioni utilizzano una termocamera fissa che in automatico rileva la temperatura corporea e avvisa il lavoratore con un segnale: verde se tutto ok, rosso e accompagnato da un segnale acustico in caso la temperatura sia superiore a 37,5°.

I vantaggi della termocamera fissa sono due: 

A) produttivo, meno fila e più forza lavoro impiegata; 

B) organizzativo, non è necessaria una persona che misuri la febbre.

A chi competono i costi di sanificazione e messa in sicurezza?

Innanzitutto, facciamo una distinzione sui costi che sono di due tipi: I costi dei Dispositivi di Protezione Individuale e il prolungarsi dei tempi dei lavori.

a)    Il costo dei D.P.I. che deve pagare il committente. L’Impresa sarà remunerata del costo, come quantificato dal coordinatore dopo il D.P.C.M. del 19/3 e del 4/4. 

Quanti D.P.I. l’azienda è tenuta a dare al lavoratore?

Quasi tutte le imprese si stanno organizzando per fornire due mascherine chirurgiche al giorno più una/due per il tragitto casa- cantiere. Per quanto riguarda la protezione delle mani, spesso sono già protette per la natura stessa del lavoro. Immaginiamo il lavoro del muratore che usa già i guanti, L’azienda è tenuta a fornire anche occhiali protettivi (non monouso) e, solo per le professioni che lo richiedono, tute protettive anche considerato il problema termico.

b)    I tempi – Il coronavirus ha indubbiamente rallentato i ritmi produttivi e ora le Imprese chiedono ai committenti di rivedere i contratti, soprattutto per quanto riguarda le penali per il mancato completamento dei lavori nei tempi precedentemente stimati. Problema non facilmente risolvibile visto che le committenti spesso hanno garantito a loro volta la consegna alle loro società clienti. Bisognerà cercare di incastrare esigenze di committenti e imprese, aumentando i ritmi di lavoro e lavorando su più turni.

Responsabilità datore di lavoro in caso di contagio?

In materia di responsabilità è fondamentale suddividere in quattro categorie: Datore di Lavoro, Coordinatore Sicurezza in Fase Esecuzione, Direttore Lavori e Committente.

–        Datore di Lavoro: è il responsabile dell’azienda che deve decidere se i lavori possono partire o meno, valutando se ci sono i requisiti di sicurezza, organizzare la formazione del personale e vigilare sui lavori. In caso venisse accertato che i requisiti non ci sono e i lavori non sono stati fermati ne risponde.

–        Coordinatore Sicurezza in Fase Esecuzione: ha la funzione di modificare i costi, individuare i rischi e determinare, se ce ne fosse bisogno, chi è portatore di contagio tra le varie imprese evitando gli assembramenti.

–        Direttore dei Lavori: (meno responsabile per quel che riguarda la sicurezza) deve accertarsi che i costi per la sicurezza siano stati correttamente contabilizzati

–        Committente: è coinvolto, se non paga o riconosce i costi, può essere chiamato in causa perché è venuto meno ai suoi compiti).

 In conclusione, facciamo un confronto tra quello che succede oggi e quello che ci aspettiamo possa succedere tra 12-18 mesi.

OGGI: La priorità è portare a termine i lavori già in essere, riorganizzando le scadenze e aumentando la forza lavoro. È quindi plausibile che la mole di lavoro aumenterà per un anno, anno e mezzo, proprio per portare a termine i lavori.

DOMANI: prevediamo un calo delle attività edili causato da meno investimenti a meno che non arrivi il tanto discusso “Piano Marshall” da 150 miliardi che consentirebbe al settore delle costruzioni di avere i fondi necessari per nuovi appalti e opere.

Noi di geoJOB Recruitment rimaniamo positivi perché siamo convinti che i fondi arrivino, speriamo di poter trasformare le nostre previsioni, in dati di realtà.



Quando Il Curriculum Non Basta Più?

Quali competenze consideri più importanti quando selezioni un nuovo dipendente? Quelle tecniche o quelle trasversali? 
Sicuramente sono entrambe importanti. Le competenze tecniche danno la garanzia di assumere una persona che conosce e sa fare il suo lavoro,   ma quelle  trasversali ci dicono che è la persona giusta per la mia organizzazione.

Ma cosa sono le competenze trasversali? Sono le attitudini che una persona acquisisce con l’esperienza. Come ad esempio:

  • Gestione del tempo
  • Leadership
  • Affidabilità 
  • Empatia
  • Comunicazione efficace
  • Capacità di lavorare in gruppo 

Sempre più aziende sentono l’esigenza di valutare un candidato anche in base alle sue caratteristiche attitudinali.
Noi di geoJOB rispondiamo alle necessità delle nostre aziende partner presentando i candidati non solo per le competenze nozionistiche ma anche per le qualità personali grazie a strumenti specifici e su misura delle esigenze dei nostri clienti, come ad esempio i test psico attitudinali

L’importanza delle competenze trasversali

L’importanza delle competenze trasversali sta proprio nel fatto che esse dipendono dalle nostre naturali inclinazioni e si sviluppano nel corso degli anni con l’esperienza. Infatti, facendo un confronto con le competenze tecniche, queste ultime sono competenze nozionistiche che prevedono uno studio o una pratica finalizzati all’apprendimento per poi padroneggiare appieno quanto appreso.

Immaginiamo il ruolo del project manager in un contesto cantieristico, questa figura professionale ha molteplici responsabilità e il compito di analizzare la commessa sotto il profilo tecnico, economico e contrattuale. È evidente che, oltre a una comprovata esperienza nella funzione, dovrà avere spiccate qualità essere una persona dinamica e affidabile e con  buone doti di leadership.

Capacità di negoziazione, ottime doti comunicative e determinazione nel raggiungimento dell’obiettivo sono invece qualità imprescindibili per figure commerciali o di consulenza.

Come valutare le competenze trasversali in un candidato

Nel processo di selezione di un candidato è fondamentale soffermarsi sulle attitudini che vanno al di là delle attività da eseguire ma da aspetti più intangibili e complicati da cogliere in prima battuta.

Volendo fare un esempio, il responsabile ufficio acquisti in ambito edile, oltre a relazionarsi con i fornitori, partecipare alle gare d’appalto e altre mansioni standard, dovrà saper uscire dal suo “schema professionale”, svolgendo anche incarichi paralleli tra cui interfacciarsi con altre funzioni aziendali per coordinare lo status dell’approvvigionamento del materiale edile o la giacenza di magazzino, programmando, eventualmente, autonomamente nuovi ordini.
Per poter adempiere a questa mansione è necessaria leadership, precisione e capacità di coordinamento, perché non sarà possibile, per esempio, per il responsabile ufficio acquisti andare fisicamente in cantiere ma dovrà coordinare il tutto telefonicamente.

Valutare la capacità della persona di destreggiarsi  su queste attività è impossibile tramite un “semplice” colloquio, motivo per il quale la modalità più efficiente è somministrare al candidato un test specifico, successivamente elaborato e validato da uno psicologo del lavoro.
Lo scopo del test è valutare le caratteristiche attitudinali del candidato e capire se è la persona giusta per quel ruolo e soprattutto per quella specifica organizzazione.
Infatti non bisogna mai sottovalutare come ruoli, che sulla carta hanno lo stesso titolo, in organizzazioni diverse hanno delle caratteristiche che differiscono notevolmente sia in termini di responsabilità che di attività specifiche.

L’utilizzo dei test è modus operandi ordinario per noi di geoJOB che a cadenza fissa ci interfacciamo con un team di psicologi per soddisfare le esigenze dei nostri clienti.

Come vengono somministrati, analizzati ed elaborati i test psico attitudinali

Come detto precedentemente non è possibile osservare solamente mediante il colloquio le attitudini del candidato, motivo per cui vengono utilizzati i test come strumento di integrazione.
È bene specificare che solo uno psicologo iscritto all’albo può somministrare e analizzare i risultati emersi dal test, creando un report che permette all’azienda che deve decidere se assumere o meno il candidato, di avere informazioni in più a supporto.
Il test solitamente viene somministrato al candidato dopo il primo colloquio conoscitivo e prima del secondo colloquio più approfondito, in modo che lo psicologo possa analizzare ed elaborare i dati emersi e interfacciarsi con il recruiter, avendo così una panoramica definita delle caratteristiche personali e psico attitudinali del candidato.

Come riportare sul proprio curriculum le soft skill.

Molto spesso nei CV non si dà abbastanza risalto alle competenze trasversali che sono state acquisite durante la propria esperienza professionale.
Oltre alle attività svolte e agli obiettivi raggiunti è importante mettere in evidenza le proprie caratteristiche.
Sentite di avere ottime doti di leadership? Scrivetelo nel CV.

Attenzione! è molto importante scrivere solo la verità. Inserire competenze trasversali non in linea con il proprio background o non veritiere vi farà cadere dopo poche domande del recruiter o di fronte ai risultati di un test approfondito.
Non bisogna quindi avere timore di avere un curriculum “povero” di tali competenze ma piuttosto soffermarsi su quelli che sono i propri punti di forza sui quali investire per la propria carriera.

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Le persone al centro del lavoro, della salute e dell’economia

In questo momento storico segnato dalla pandemia di Covid-19 le aziende si sono trovate in una situazione di emergenza imprevedibile, ora più che mai è fondamentale concentrarsi sul capitale umano puntando sul rapporto fiduciario che lega persone e aziende con un comune obiettivo superare questa crisi. 
Nei lavoratori riponiamo tutta la speranza per il futuro.  

L’impatto del Coronavirus sulla salute e l’economia

Il Coronavirus è entrato silenziosamente nell’economia, la politica e il mondo del lavoro italiano, Europeo e Mondiale, in un solo mese ha costretto oltre 2 miliardi di persone a rinchiudersi in casa, separando famiglie, affetti e fermando la stragrande maggioranza delle imprese mondiali.

La priorità numero uno, giustamente, è stata la tutela della salute, portando a scelte che hanno inevitabilmente messo in secondo piano interessi economici, politici e imprenditoriali. Ma è lecito porsi una domanda: quali conseguenze comporterà il lockdown forzato sulle persone e le aziende?  

Le aziende hanno dovuto riorganizzarsi e attivare quando possibile il telelavoro e lo smart working per ridurre il più possibile i danni La tecnologia è la soluzione al cambiamento? Sicuramente sì, ma non solo. Quello che è certo e che, sinché l’emergenza non finirà, e probabilmente anche quando sarà finita ,muterà il nostro metodo di approcciarsi al lavoro e il modo in cui le aziende si approcceranno alle persone. 

La digitalizzazione è sicuramente di aiuto ma non è applicabile tout court a tutti i settori  basti pensare al mondo dell’edilizia e delle costruzioni, al manifatturiero e più in generale all’intera filiera produttiva. Settori in cui il lavoro in presenza e di squadra è essenziale al fine dello svolgimento dell’attività. 

Cosa succederà dopo l’emergenza Covid-19? 

Stiamo sviluppando una nuova cultura e consapevolezza di massa o siamo sul baratro di uno dei periodi più bui della nostra storia? La risposta a questa domanda dipenderà da come affronteremo e, si spera, supereremo la fase di emergenza sanitaria.

Le aziende dovranno affrontare uno scenario mai visto, una crisi dovuta al fermo forzato che inevitabilmente avrà impatti sul business. Ma soprattutto si troveranno a doversi prendere davvero cura del loro bene più prezioso: le persone.

Le persone al centro non sarà più solo uno slogan, ma una necessità.

Senza  la componente umana, nessuna azienda può funzionare, indipendentemente dal settore, ed è quindi destinata a fallire.

All’alba della «Fase 2» è indispensabile per le aziende gestire il ritorno al lavoro del proprio personale, tenendo in considerazione molteplici fattori. Se  per alcuni vi è entusiasmo per  il ritorno alla quotidianità e alla routine (almeno dal punto di vista lavorativo), altri vivranno il ritorno come un vero e proprio trauma. Le aziende saranno pertanto chiamate  a valutare e tenere in considerazione i fattori che provocano  ansie e preoccupazioni nelle loro persone

Ciò che prima era scontato adesso non lo è più. A partire dalle esigenze di base, basti pensare ai lavoratori con figli piccoli che con le scuole chiuse fino a settembre non sanno dove lasciare i bambini.  

E anche il semplice raggiungere la sede di lavoro diventerà un vero e proprio incubo a causa del  divieto di creare assembramenti sui mezzi pubblici. Per la stessa ragione le aziende di medie e grandi dimensioni dovranno probabilmente scaglionare gli accessi  per evitare assembramenti del personale in entrata e uscita.

Le prime  soluzioni? Modificare gli orari di lavoro, ampliare la settimana su sette giorni e non su cinque e prevedere vari turni di lavoro.

Già solo questo  immancabilmente creerebbe degli stravolgimenti dal punto di vista organizzativo, mutando i ritmi normali della giornata di lavoro e portando alla necessità di nuove soluzioni per  conciliare vita lavorativa e privata. 

Per carità non tutti i mali vengono per nuocere, probabilmente scopriremo cose che prima non sapevamo e per alcuni potrà anche essere meglio di prima. Ma in questo periodo di profonda emergenza non bisogna banalizzare.

Siamo proprio sicuri che tutti torneranno al lavoro?

Assolutamente no. 

È impossibile prevedere quante persone decideranno di cogliere questa occasione per fare scelte diverse e cambiare completamente vita e quante i non potranno tornare o dovranno ridurre l’orario di lavoro per motivi familiari. E quanti invece anche volendo non potranno tornare a lavoro a causa dei tagli al personale e ai fallimenti che la crisi sicuramente causerà.

Le persone, si troveranno in un periodo di profonda incertezza sia a livello professionale che rispetto alla propria incolumità e salute.

Per questa ragione sta alle aziende prendersi la responsabilità morale, etica e pratica di affrontare nel migliore dei modi questa  situazione. Cercando i modi per valorizzare le proprie persone e le competenze che magari in questo periodo hanno sviluppato e affinato.  
Il mondo è già cambiato, nulla sarà più come prima, se in questo nuovo scenario le aziende non saranno in grado di modificare la propria cultura e di innovare sia in ambito digitale che organizzativo, non solo faranno molta più fatica dei propri concorrenti a ripartire, ma rischiano seriamente di sparire definitivamente dal mercato.