HSE Manager: salute, ambiente e sicurezza nelle mani di un professionista

Salute, ambiente e sicurezza sono  alcuni dei temi più caldi di questo periodo storico e, a maggior ragione, se si entra nell’ambito dell’edilizia… Per questo motivo diventa fondamentale la presenza di una figura professionale che si occupi della corretta gestione di questi 3 aspetti.

Questa importante professione , ormai sempre più ricercata dalle aziende, è l’HSE Manager.

Il nome – da sé – dice ben poco e perciò oggi ti aiuteremo a scoprire cosa significa essere un HSE Manager, di cosa si occupa e qual è il guadagno di questo professionista.

HSE Manager: cosa vuole dire?

HSE è un acronimo inglese, che sta per “Health, Safety & Environment”.

Più semplicemente possiamo dire che l’HSE Manager è colui che si occupa della gestione di Salute, Sicurezza e Ambiente all’interno di una azienda.

Ma da dove nasce l’esigenza di una figura del genere?

In primo luogo, dalla legislazione europea delle 3 materie che abbiamo nominato prima e che è davvero molto complessa, anche per gli addetti ai lavori

… e da qui la necessità per le aziende di assumere qualcuno che la conosca e sappia applicarla nel migliore dei modi.

In secondo luogo, dal fatto che queste 3 materie sono strettamente interconnesse.

Diventa quindi ancora più importante la possibilità di avere una persona che le gestisca come se si trattasse di una sola materia.

Una sola persona che risolve e gestisce più problematiche, esattamente quello che cercano le aziende al giorno d’oggi.

Ma andiamo nel dettaglio…

Cosa deve saper fare un HSE Manager?

Ogni azienda deve avere degli specifici requisiti in ambito HSE.

L’HSE Manager – conoscendo la legislazione di queste 3 materie – garantisce il rispetto di questi requisiti. 

Ma non solo…

Grazie alle sue competenze (di cui parleremo tra poco) è in grado di agire strategicamente per favorire lo sviluppo e il miglioramento dell’organizzazione aziendale in questi ambiti:

  • Prevenzione;
  • Gestione;
  • Sviluppo.

Ma vediamo alcuni esempi di attività svolte dall’HSE Manager:

  • Redige e aggiorna i documenti in materia di sicurezza e ambiente;
  • Gestisce i sistemi di sicurezza e di tutela ambientale (monitorandoli); 
  • Mantiene i rapporti con le autorità competenti e gli enti certificatori;
  • Studia e realizza gli adeguamenti necessari con le nuove norme;
  • Risolve le prescrizioni e le non conformità; 
  • Valuta i rischi e i piani di miglioramento; 
  • Verifica e gestisce i piani di manutenzione; 
  • Si assicura la disponibilità ed il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e le disposizioni del Piano Operativo di Sicurezza (POS).

In poche parole, è necessaria una conoscenza trasversale con competenze legali, tecniche, normative e, non meno importanti, gestionali e relazionali.

Leadership e managerialità sono quindi le due parole chiave per descrivere questa figura professionale.

Ma come si arriva ad avere le competenze per ricoprire questo ruolo?

Formazione e percorso di studi dell’HSE Manager

Dal punto di vista normativo la licenza media è il titolo minimo richiesto per poter ricoprire questa carica.

Appare quindi chiaro che – vista la sua grande specializzazione – siano necessari esperienza lavorativa e continui corsi di formazione ed aggiornamento.

Gli enti preposti alla formazione sono quelli accreditati dalla Regione e i corsi, della durata minima di 400 ore e con attestato finale, devono toccare i seguenti ambiti:

  • giuridico-amministrativo;
  • organizzativo-gestionale;
  • ambientale;
  • salute occupazionale;
  • sicurezza sul lavoro.

Per quanto riguarda sicurezza e ambiente è richiesto inoltre un aggiornamento professionale di almeno 72 ore ogni 3 anni.

Come è chiaro da questa analisi, l’HSE Manager è un’attività professionale non regolamentata ossia non esiste un titolo di studio che ne certifichi la possibilità di ricoprire questo ruolo.

Questo apre degli scenari interessanti dal punto di vista lavorativo, in quanto chiunque possieda una licenza media, una certa esperienza nell’ambito e attesti il completamento dei corsi di formazione può fare richiesta per ricoprire questo ruolo.

Ma è proprio per questa ragione che è fondamentale che le proprie competenze siano certificate, come vediamo ora.

Come si certificano le competenze di un HSE Manager?

Se si ha intenzione di far riconoscere e certificare le proprie competenze – così da poter essere avvantaggiati in chiave lavorativa – bisogna rivolgersi ad un Organismo di Certificazione accreditato dal Regolamento Europeo.

L’iter prevede una richiesta (a seguito di un autodichiarazione) da presentare all’Organismo di Certificazione. Verificata l’ammissibilità del candidato, sarà ammesso ad una prova d’esame orale e scritta.

A questo punto, resta solo più una domanda: 

Quanto guadagna un HSE Manager?

Lo stipendio di un HSE Manager è sicuramente una motivazione in più per voler ricoprire questo ruolo.

Si parte infatti – per un manager con poca esperienza – da 40.000 euro annui, per arrivare fino a 60.000 per un professionista con una maggiore esperienza sul campo.

Un ottimo stipendio quindi, che unito alla dinamicità della figura, lo rende un ruolo veramente interessante. 

Come abbiamo già visto la richiesta è molto alta e le posizioni aperte sono numerose.

Noi di GeoJob possiamo aiutarti a scegliere quella che si adatta di più a te in base alla tua esperienza e formazione.

Visita il nostro sito e scopri tutte le proposte lavorative come HSE Manager!

L’ufficio acquisti nel settore edile: il cuore della gestione dei materiali!

Il settore dell’edilizia si compone di diversi reparti, ognuno con proprie competenze specifiche.

Oggi andremo a conoscere nello specifico l’ufficio acquisti, i suoi compiti e le competenze necessarie per farne parte.

Le mansioni dell’ufficio acquisti

L’ufficio acquisti è il reparto che si occupa dell’approvvigionamento aziendale dalla fase di acquisto a quella di gestione.

È chiaro fin da subito l’importanza di questa area aziendale, in quanto sostanzialmente si occupa di muovere parecchio denaro, sia in entrata che in uscita.

Ogni sua azione ha quindi un impatto diretto sull’economia aziendale!

Il rapporto con i fornitori è il primo aspetto che l’ufficio acquisti deve curare.

Reperire materiali di buona qualità al minor costo è importantissimo (soprattutto nell’ultimo biennio).

Ma allo stesso tempo ci sono altri aspetti da tenere fortemente in considerazione:

  • disponibilità e reperibilità dei materiali;
  • tempi di consegna;
  • assistenza nel caso di problemi con le forniture;

Proprio quest’ultimo punto ci fa capire che oltre alla capacità di intrattenere una trattativa di compravenditafondamentale per un professionista dell’ufficio acquisti – è importante essere in grado di scegliere accuratamente i fornitori da cui servirsi e di instaurare con loro un rapporto di fiducia.

Superata questa fase legata alla scelta e alla gestione dei rapporti con i fornitori, l’ufficio acquisti ha come altro compito quello di occuparsi della parte di acquisto dei materiali.

Quantità, qualità e basso costo sono le parole chiave in questo caso.

La cosa più importante è evitare spreco di denaro –acquistando il giusto quantitativo di materiale- così da avere pochi esuberi ed essere in grado di pagare sempre puntualmente i fornitori.

Ritardi ripetuti e reiterati nel tempo possono compromettere la vita a lungo termine dell’azienda, questo è certo!

Un’accurata gestione degli acquisti risolve tanti problemi e spiana la strada al lavoro di tutta l’azienda.

Pensiamo, ad esempio, ad un acquisto sbagliato e alle sue conseguenze:

  • quantitativo in eccesso

In questo caso si rischia di ritrovarsi con del materiale in esubero. La conseguenza più immediata è la perdita momentanea del capitale investito e quindi l’impossibilità di usarlo per attività più remunerative;

  • quantitativo insufficiente

Qui le conseguenze sono più legate alla produzione finale, che può subire dei ritardi nel caso in cui non si riesca a reperire in maniera rapida il materiale mancante necessario a terminare i lavori;

  •  scarsa qualità

Nessuna azienda vuole avere problemi con i propri clienti, tanto meno lamentele sulla qualità scadente dei materiali utilizzati. Questo potrebbe causare un effetto domino e la conseguente perdita di altri clienti.

La qualità è sempre al primo postoanche se spesso è difficile farla coincidere con i costi contenuti!

Ed è per questo che tutti i membri dell’ufficio vendite – oltre alle già citate soft skills – hanno anche delle competenze specifiche (dette anche hard skills).

Le competenze dell’ufficio acquisti

Per svolgere tutte le mansioni di cui abbiamo parlato, un professionista dell’ufficio acquisti deve avere delle qualità sia tecniche sia umane di grande spessore:

  • conoscenza dei materiali;
  • conoscenza delle dinamiche di mercato;
  • autonomia decisionale;
  • spirito d’iniziativa;
  • capacità organizzativa e di analisi;
  • facilità nel trattare con le persone e i clienti;
  • affidabilità;
  • abilità comunicativa, di negoziazione e predisposizione al lavoro di gruppo.

La formazione professionale è quindi importante per inserirsi in questo settore nella maniera più efficace possibile. Sono consigliati pertanto dei percorsi di studio in campo economicoche possono essere integrati da un periodo di esperienza sul campo.

In questo modo la persona potrà vedere con i suoi occhi cosa vuol dire la pratica e la vita quotidiana del cantiere!

E soprattutto, può ambire a “scalare” le gerarchie dell’ufficio – diventando responsabile dell’ufficio acquisti, una figura chiave nel cantiere e di cui parliamo ora.

Il responsabile dell’ufficio acquisti: mansioni e competenze

Il responsabile dell’ufficio acquisti è, in poche parole, il direttore del reparto acquisti: è una figura strategica che – grazie alle sue diverse competenze – gestisce l’entrata e l’uscita dei materiali.

Il suo primo approccio quindi è rivolto alla valutazione dei bisogni aziendali, con particolare attenzione a quantità e qualità dei materiali da reperire.

Questa valutazione è eseguita in stretta collaborazione con il reparti di produzione e di vendita.

Fondamentali, quindi, sono la conoscenza del funzionamento degli altri reparti e una grande capacità di lavorare in gruppo e di usare una comunicazione efficace.

La capacità di negoziazione è un altro aspetto cruciale.

Infatti, il responsabile dell’ufficio acquisti deve essere in grado – oltre a intavolare trattative efficaci con i fornitori – di negoziare con la direzione aziendale sul budget disponibile per l’approvvigionamento dei materiali.

Uno stratega quindi, non solo dei rapporti lavorativi, ma anche nell’ elaborazione della progettualità nel reperire i materiali.

Quando si parla di soldi niente può essere lasciato al caso!

Per questo il suo lavoro necessita di organizzazione e strategia a breve e lungo termine, così da evitare sprechi sia di materiali che di soldi.

Risulta quindi importantissimo la capacità di analisi del mercato e delle tendenze di consumo dei materiali e della sua logistica.

Un altro aspetto cruciale – che merita un approfondimento a parte – è la gestione delle relazioni commerciali

Ma il lavoro del responsabile dell’ufficio acquisti non finisce una volta scelti i fornitori!

Serve infatti un costante monitoraggio e aggiornamento delle condizioni di mercato per avere sempre delle alternative disponibili ed essere in grado di cambiare rapidamente, se necessario, fornitori.

La capacità di problem solving è fondamentale!

L’ufficio acquisti: un’opportunità di lavoro sempre più richiesta!

Come già detto in altri articoli del nostro blog (come questo qui), il settore delle costruzioni sta crescendo sempre di più – ma non solo per il 110%.

Le smart-cities, le infrastrutture e il fenomeno dell’urbanizzazione hanno portato a una rapida ripresa e crescita di tutto il mondo costruzioni.

E per costruire… servono materiali!

Perciò, dove ci sono materiali è necessario un ufficio acquisti, con i suoi impiegati ed addetti.

Ecco perché questa area aziendale è in forte espansione, di conseguenza le figure professionali in grado di farne parte sono sempre di più ricercate

Perciò, se ti appassiona l’idea di essere al centro di un settore in forte crescita…

Perché non dai un’occhiata al nostro sito? Potrai trovare molte offerte di lavoro come addetto all’ufficio acquisti!

Cambiare lavoro: come valutare un’offerta di lavoro

Se il pensiero di cambiare lavoro ti porta tanta ansia e stress, non ti preoccupare, non sei solo. È normale sentirsi insicuri di fronte a qualcosa di nuovo e sconosciuto, soprattutto se si si tratta di lasciare un posto di lavoro sicuro e un ambiente lavorativo piuttosto gradevole. Scopriamo insieme come potresti affrontare questo cambiamento al meglio.

Pensi di cambiare lavoro? Ecco alcuni fattori da tenere in considerazione per valutare un’opportunità di lavoro

Prima di accettare un’offerta di lavoro di consigliamo di prenderti del tempo e valutare bene tutti gli aspetti dell’offerta di lavoro.

Quando decidi di cambiare lavoro e hai una valida offerta sul tavolo è bene che, oltre alla retribuzione, valuti tutti gli altri fattori che potrebbero diventare decisivi. Si tratta di: cultura aziendale, benefit, equilibrio tra vita privata e lavoro, flessibilità oraria e ambiente di lavoro.

5 fattori da valutare prima di cambiare lavoro

1.      Cultura aziendale

Naturalmente, conoscere a fondo l’ambiente di lavoro in fase di colloquio è una delle cose più difficili da fare. È difficile che il recruiter parli male dell’ambiente in cui vorrebbe inserirti. Cerca di fare delle domande ad hoc per cercare di scoprire al meglio tutte le peculiarità della cultura e dei valori aziendali. A tal proposito di consigliamo di leggere il nostro articolo: DOMANDE INTELLIGENTI DA PORRE IN UN COLLOQUIO DI LAVORO.

2.      Stipendio

Ovviamente, la retribuzione non è il più importante aspetto da tenere in considerazione ma è senz’altro molto importante. Assicurati di essere pagato il giusto per le tue competenze ed esperienze e in linea con la media del mercato. Qualora il pacchetto retributivo offerto non dovesse corrispondere alle tue aspettative valuta se puoi negoziare il tuo stipendio in fase del colloquio finale.

3.      Benefit

Oltre allo stipendio valuta gli eventuali benefit in quanto in alcune aziende i benefit fanno veramente la differenza. Cerca di capire, ad esempio, se sono previsti dei ticket restaurant e quanti al mese, pc, auto aziendale e se è previsto l’uso promiscuo o no. Chiedi al recruiter se la politica aziendale prevede un sistema di welfare o/e di incentivazioni economiche. Tutti questi aspetti possono fare la differenza per la tua RAL.

4.      Flessibilità oraria

Il work-life balance, ovvero l’equilibrio tra vita priva e lavoro, per molte persone è uno dei fattori determinanti nella scelta di un’azienda. Per flessibilità si intende, ad esempio, la possibilità di poter decidere l’orario di entrata all’interno di un range e di conseguenza l’orario di uscita.

Se anche per te questo aspetto è importante, ti consigliamo di valutare se l’organizzazione aziendale prevede un minimo di flessibilità oraria e/o giornaliera. Un altro fattore da tenere in considerazione, qualora decidessi di cambiare lavoro, è relativo alla distanza e al costo di percorrenza casa-lavoro che potrebbero incidere in modo significativo sulla tua qualità di vita.

Work-life balance

5.      La tua voce interiore

Nel momento in cui decidi di cambiare lavoro, al di là degli aspetti più “oggettivi” è sempre bene ascoltare la propria voce interiore. Dopo aver fatto un elenco dei “pro e contro” cerca di valutare anche cosa ti ha portato a prendere in considerazione questo cambiamento e se vuoi veramente rimanere nell’azienda in cui lavori.

Se anche vuoi cambiare lavoro e cerchi nuove opportunità nell’Edilizia, inviaci il tuo CV e ti proporremo offerte lavorative più in linea con le tue ambizioni. CLICCA QUI per la tua candidatura spontanea.

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Domande intelligenti da porre in un colloquio di lavoro

Harvard ha recentemente pubblicato un elenco di domande intelligenti da porre in un colloquio di lavoro

L’opportunità di porre domande alla fine di un colloquio non va sprecata – ti può essere utile sia per fare una buona impressione con il recruiter che per scoprire se la posizione in questione è effettivamente adatta a te. In questo articolo riportiamo alcune domande consigliate dagli esperti del settore e pubblicate dalla Harvard University. Le domande sono divise in più categorie e ti aiuteranno a capire meglio la cultura aziendale e sapere di più sul tuo futuro datore di lavoro.

Ti consigliamo di leggere attentamente le domande e scegliere quelle per te più rilevanti. Potresti segnartele su un foglio di carta o sul telefono e rileggertele subito prima del colloquio in modo da tenerle “fresche” in mente. Ovviamente, in fase di colloquio ti consigliamo di adattare le domande in base al tempo rimasto scegliendone le più indispensabili. Una volta ricevuta l’offerta di lavoro avrai tutto il tempo per porre al tuo futuro datore di lavoro tutte le altre domande.

Arriviamo al dunque, il/la recruiter ti chiede: “Hai delle domande da pormi?” Niente panico! Quando raggiungi il momento del colloquio di lavoro in cui il recruiter ti lascia la parola dovresti avere un piano riguardo al tipo di domande da fare a seconda dei tuoi obiettivi per quella specifica opportunità di lavoro.

Domande da fare in un colloquio di lavoro
Colloquio di lavoro – domande da porre

Ma che tipo di domande dovresti effettivamente porre? Quali sono da evitare? Qui di seguito troverai un elenco di domande consigliate da due esperti HR: Art Markman, professore dell’Università del Texas ad Astin e John Lees, career coach e autore di “How to get a Job You love”. Ecco i loro consigli su come affrontare le domande da fare in un colloquio.

Personalizza le tue domande da porre in un colloquio di lavoro

Il modo in cui poni le tue domande è molto importante – cerca di non utilizzare un linguaggio troppo generico. Per esempio, invece di dire “Come sarebbe la giornata lavorativa tipo?” puoi chiedere “Nel caso dovessi ricoprire questo ruolo, come sarebbe la mia giornata lavorativa tipo?”. Questa modalità consente al reclutatore di iniziare a immaginarti nel ruolo. Secondo Lees, questo “trucco” psicologico fa in modo che per il selezionatore diventi difficile scordare la tua immagine in quel ruolo.

Ecco l’elenco di domande da porre in un colloquio di lavoro

Qui di seguito troverai le categorie di domande che potrai personalizzare in base alle tue esigenze.

Approfondisci la posizione lavorativa

  1. Quali sono le vostre aspettative su di me in questo ruolo?
  2. Qual è il compito più importante che dovrei realizzare nei primi 90 giorni di lavoro?
  3. Come sarà il processo di valutazione delle mie performance?
  4. Con quale frequenza verranno valutate le mie performance?
  5. Con quali parametri o obiettivi verranno valutate le mie performance?
  6. Quali sono i primi progetti che mi verranno affidati?
  7. In quanto tempo dovrò (incontrare i miei primi clienti, avere la responsabilità di gestire i miei clienti in autonomia ecc)?

Come sarà il tuo futuro team? Ecco cosa potresti chiedere.

  1. Quali tipi di competenze mancano al team che state cercando di riempire con la mia assunzione?
  2. Quali sono le maggiori sfide che potrei affrontare in questa posizione?
  3. In che misura potrebbero cambiare le mie responsabilità nei prossimi 6 mesi – 1 anno?
  4. Mi descriva il team con cui collaborerò?
  5. Con chi lavorerò a più stretto contatto? Con quali altri reparti interagirò?
  6. Mi parli dei miei potenziali futuri colleghi? Quali sono i loro punti di forza e quali sono le maggiori sfide che affronteremo?

E il tuo futuro capo che tipo sarà?

Se il tuo interlocutore è il tuo futuro capo, puoi fargli queste domande:

  1. Da quanto tempo lavora in questa azienda?
  2. In quanto tempo è arrivato a ricoprire questo ruolo?
  3. Qual è l’aspetto che preferisce di questo lavoro/azienda?

Domande sull’azienda

Nota importante: non chiedere cose che puoi trovare facilmente su Internet.

  1. Quali sono gli obiettivi attuali su cui si concentra l’azienda e in che modo sta lavorando il team per raggiungere tali obiettivi?
  2. Che cosa la entusiasma maggiormente riguardo il futuro dell’azienda?
  3. Lei come descriverebbe i valori di questa azienda?
  4. Come è cambiata l’azienda negli ultimi anni?
  5. Qual è il piano di crescita e di sviluppo dell’azienda?

Scoprire meglio la cultura aziendale

Le risposte sulla cultura aziendale vanno prese un po’ con le pinze. Ovviamente è difficile che il recruiter ti parli male dell’ambiente lavorativo in cui andrebbe a inserirti.

Ti consigliamo di prendere in considerazione le seguenti domande in modo da scoprire meglio la cultura aziendale, anche se in modo meno esplicito.

Cultura aziendale colloquio di lavoro
Cultura aziendale
  1. Come avviene il processo di onboarding in azienda? Se si tratta di un lavoro in remote working cerca di capire in che modo tali lavoratori vengono integrati nella cultura aziendale.
  2. Cosa potrebbe trovare di sorprendente/inaspettato un neoassunto presso la vostra realtà?
  3. C’è qualcosa che dovrei leggermi, prima di iniziare, che possa aiutarmi ad avere una maggiore comprensione e una visione condivisa con i miei colleghi?

Secondo Markman, fare questa domanda non solo dimostra il tuo interesse per la posizione, ma mostra anche il tuo desiderio di avere riferimenti culturali condivisi con le persone con cui lavorerai.

  1. Avete delle tradizioni in azienda? Qual è la Sua preferita?
  2. Come passate di solito la pausa pranzo?
  3. Cosa trova di diverso qui rispetto a tutti gli altri luoghi in cui ha lavorato prima?
  4. Come è cambiata l’azienda da quando è entrato/a a farne parte?

Scopri quale sarà il tuo percorso di crescita professionale

In fase di colloquio è fondamentale capire quale sarà il tuo percorso di crescita professionale all’interno dell’azienda. Ecco alcune domande importanti da fare:

  1. Quali opportunità di apprendimento e di sviluppo avrò in questo posto di lavoro?
  2. In che modo avviene la crescita professionale del team di cui farò parte?
  3. Ci sono esempi di crescita professionale di qualcuno che ha occupato questa posizione?
  4. Come vengono generalmente gestite le promozioni?
  5. Quale è stato il percorso di crescita dei dipendenti di successo?

Come chiudere la conversazione

  1. Cos’altro dovrei chiederle?
  2. C’è qualche altra cosa che avrebbe bisogno di sapere?
  3. Ha bisogno di altre specifiche sulle mie qualifiche?
  4. Quali sono i prossimi passi del processo di assunzione?

Ti consigliamo di evitare le domande sulla retribuzione e sugli eventuali benefit. In questa fase sei ancora su un territorio “sconosciuto”, aspetta che i tuoi intervistatori si “innamorino” di te! Se vuoi conoscere gli errori da non fare al tuo colloquio di lavoro, ti consigliamo di leggere il nostro apposito articolo con un simpatico video riassuntivo. CLICCA QUI per vederlo!

Il “DECRETO AIUTI” aiuta veramente tutti?

Caro materiali e appalti pubblici: cosa dicono gli avvocati?

Le imprese fornitrici e subappaltatrici stanno opponendo un netto diniego della distribuzione equa dei benefici previsti dal Decreto Aiuti che dovrebbe riguardare tutta la filiera degli appalti pubblici: dall’appaltatore principale ai singoli fornitori.

L’impatto sull’edilizia che ha avuto l’aumento dei prezzi di molteplici materiali a causa, prima della pandemia e ora della guerra in Ucraina, è noto ormai a tutti. Il settore sta subendo il rincaro dei prezzi di tutti i principali materiali di costruzione, che vanno dai componenti di plastica per la posa di cemento fino ai sistemi per l’isolamento. Questa drammatica situazione rischia di portare al collasso l’edilizia italiana.

In tale contesto il Governo italiano è intervenuto con una serie di provvedimenti volti a sopperire al bisogno delle imprese di affrontare questa sconvolgente e imprevedibile crisi settoriale.

Decreto Aiuti: quali sono le novità in materia di appalti pubblici?

In data 18 maggio 2022, infatti, è entrato in vigore il Decreto Aiuti (d.l. 50/2022) recante “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”. Il Decreto apporta importanti novità in materia di appalti pubblici (artt. 26 e 27) nell’ottica di far fronte all’aumento vertiginoso dei prezzi dei materiali da costruzione, dei prodotti energetici e del carburante.

In particolare, l’art. 26 del Decreto Legge n. 50/2022 prevede un meccanismo di indennizzo a fronte dei maggiori costi di realizzazione valido per il solo anno 2022. Sempre più imprese fornitrici e subappaltatrici però segnalano una chiara incongruità nell’operatività della norma in oggetto e dei benefici ad essa connessi. La sua applicazione avviene solo nei rapporti tra Stazione Appaltante Pubblica e l’impresa appaltatrice tralasciando coloro che infine in gran parte realizzano il lavoro: fornitori e subappaltatori.

Cosa dicono gli esperti nella gestione legale degli appalti pubblici?

Come sottolinea l’Avv. Francesco Luigi Pingitore: “La ratio della norma di cui all’art. 26 del D.L. n. 50/2022, è quella di mitigare, tramite il meccanismo di indennizzo in essa previsto, l’impatto del caro materiali e più in generale dell’aumento, imprevisto ed imprevedibile, del costo delle materie prime e dell’energia, in capo a tutti i soggetti che operano nella filiera degli appalti pubblici e non quella di riconoscere il beneficio dell’indennizzo a solo vantaggio dell’appaltatore principale. La lettura restrittiva proposta da alcune aziende, appaltatrici dirette della PA, alle istanze dei loro fornitori/subappaltatori formulate ai sensi del richiamato art. 26, è, a mio modestissimo avviso, incoerente con tale ratio legis ed è chiaramente incostituzionale per violazione di una pluralità di norme di rango primario, prime tra tutti gli articoli 2, 3 e 41 della Costituzione.”

La logica secondo la quale la norma di che trattasi si applicherebbe ai rapporti tra Stazione Appaltante Pubblica ed appaltatore delle opere e non, in maniera passante, anche a quelli tra Appaltatore, aggiudicatario dell’opera pubblica, e subappaltatore e/o fornitori è viziata da un illegittimo arricchimento in danno di chi, in veste di fornitore e/o subappaltatore, partecipa compiutamente alla realizzazione di quelle opere che costituiscono parte integrante e sostanziale delle lavorazioni da allibrare e computate nel SAL verso la S.A.

La distribuzione dei benefici connessi al Decreto Aiuti deve essere equa!

È importante evidenziare che il Governo ha fatto un grande sforzo adottando un buon metodo che però, a nostro parere, andrebbe perfezionato. La distribuzione dei benefici connessi al provvedimento deve essere equa: è impensabile, che un subappaltatore debba sostenere i maggiori oneri di realizzazione delle opere subappaltate e che il beneficio, invece, sia a tutto vantaggio dell’appaltatore principale.  

Ringraziamo l’Avv. Francesco Luigi Pingitore per il suo straordinario impegno nel portare avanti la voce delle imprese in oggetto. L’avvocato, infatti, ha già inviato alle Autorità di Governo un atto di significazione finalizzato a far cessare questa cavillosa interpretazione dell’art. 26 e ad evitare che si debba, per ottenere il ristoro, avviare una pletora di contenziosi che altro non faranno che aggravare un contesto di disagio già pesantemente impattante sul mondo del lavoro.

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Il contabile di cantiere: una figura professionale a tutto tondo!

Il mondo dell’edilizia e dei cantieri è formato da persone che ricoprono diverse mansioni, ognuna con le sue competenze specifiche.

Una delle figure professionali più interessanti e versatili – dal punto di vista dell’attività svolta – è senza dubbio il contabile di cantiere.

Oggi conosciamo nello specifico questo ruolo, quali sono le sue mansioni e le sue competenze! 

Il contabile di cantiere è la figura professionale che si occupa della contabilità dei lavori in un cantiere. 

Detto così, può sembrare un concetto piuttosto semplice ma… scopriamo cosa significa nel concreto – ossia qual è la sua tipica giornata lavorativa.

La contabilità di cantiere è un insieme di attività di controllo che servono a monitorare la corretta esecuzione dei lavori sotto l’aspetto amministrativo, contabile e tecnico.

In poche parole, è la prova che il lavoro sia eseguito seguendo il progetto iniziale e rispettando il contratto di appalto. 

Questo è l’aspetto formale del lavoro. 

E nella sostanza? Ne parliamo ora. 

Quali sono le mansioni di un contabile di cantiere? 

La versatilità nelle competenze di questo ruolo si può già capire dal fatto che i suoi compiti toccano addirittura 3 ambiti: amministrativo, contabile e tecnico.

Nello specifico deve redigere e aggiornare i seguenti documenti:

  • Il giornale dei lavori 

Attraverso questo documento si controllano le attività quotidiane eseguite e le relative informazioni tecniche ed economiche. Per esempio il numero di addetti, gli strumenti o i materiali utilizzati.

  • I libretti di misura dei lavori e delle provviste:

In questi documenti, ci sono le misure teoriche delle opere realizzate e di tutti i materiali conservati (a disposizione per la costruzione). 

È un controllo ulteriore per accertare la quantità di lavoro eseguita.

  • Le liste settimanali delle somministrazioni

È una lista – redatta quotidianamente e poi trascritta settimanalmente – delle giornate di operai, dei noleggi, dei mezzi d’opera e delle provviste somministrate dall’esecutore.

  • Il registro di contabilità

L’attività più “classica” quando si pensa al contabile di cantiere! 

Questo documento serve per registrare nel libretto le misure e le liste settimanali – con l’aggiunta dei prezzi

Un documento fondamentale, visto che è la “cronologia” dell’avanzamento dei lavori. 

Questo documento serve anche all’appaltatore per capire il suo credito maturato.

  • Il sommario del registro di contabilità:

Dove si segna l’importo totale a fine giornata, aggiornata allo stato di avanzamento dei lavori;

  • Stato di Avanzamento Lavori

Ogni volta che l’impresa completa alcune “parti del progetto” (chiamate opere) stabilite nel contratto – c’è l’aggiornamento di questo documento. 

  • Certificati di pagamento:

Certificano i pagamenti a favore dell’impresa.

  • Ultimazione dei lavori

Rilasciato in due copie dopo aver terminato i lavori. 

E, ultimo, ma non per importanza…

  • Collaudo finale:

È in questo documento vengono trascritte le verifiche e segnate le certificazioni di conformità al progetto.

Puoi capire da questa correlata che il contabile di cantiere si debba occupare di argomenti strettamente “edili”, poi “contabili” e ancora “burocratici”.

Certo – per ciascun punto c’è una figura di riferimento specifica… Ma è il contabile di cantiere che deve tenere traccia di tutto.

Perciò,

Quali sono le competenze di un contabile di cantiere?

Abbiamo visto come i compiti del contabile di cantiere toccano diversi ambiti, molto variegati tra di loro.

Ed è per questo motivo che le sue competenze devono essere molto trasversali.

In particolar modo, un buon contabile di cantiere dovrebbe:

  • conoscere i materiali;
  • avere capacità contabili (ovviamente!); 
  • essere sempre aggiornato sulle ultime novità in fatto di normative
  • avere capacità gestionali e relazionali; 
  • saper lavorare in gruppo; 
  • conoscere l’utilizzo di attrezzi per le varie rilevazioni.

Riassumendo… 

La formazione del contabile di cantiere dovrebbe abbracciare ciascuno di questi ambiti dell’edilizia e dargli modo di rapportarsi in maniera corretta con molte persone addette ai lavori.

Per questo motivo, è fondamentale frequentare una scuola con indirizzo tecnico (con diploma come ragioniere o geometra). 

Un requisito molto importante per poter ambire a ricoprire questa figura professionale.

Altro elemento fondamentale è l’esperienza pratica – della vita di cantiere. 

Non si può certo pensare di iniziare da zero ed arrivare subito a ricoprire questo ruolo. 

Spesso contabile di cantiere si diventa con il tempo, arrivando tramite altre professioni (addetto all’ufficio contabilità, ufficio acquisti, etc.) così da accumulare e “respirare” l’aria del lavoro quotidiano.

A quel punto, dopo pochi anni, potrai diventare contabile di cantiere – perché avrai visto ogni aspetto del lavoro… e potrai prenderti le fondamentali responsabilità che questo ruolo richiede!

Perciò, sia che tu voglia diventare contabile di cantiere oppure tu sia alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa…

Visita il nostro sito e scopri le proposte lavorative come contabile di cantiere! 

NUOVO CCNL EDILIZIA 2022: cosa cambia?

Il 3 marzo 2022 è stato siglato il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori dell’edilizia.

Scopriamo insieme tutte le novità del CCNL Edilizia.

Il nuovo CCNL per l’Edilizia è stato firmato da Ance, Alleanza delle cooperative (LegaCoop, Confcooperative, Agci), e dai rappresentati di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil con il focus principale su “QUALITA’, FORMAZIONE E SICUREZZA”. I contenuti del nuovo CCNL Edilizia rispondono alle nuove problematiche ed esigenze del settore come la realizzazione delle opere del PNRR, l’aumento dei prezzi e lo scarso coinvolgimento dei giovani nel settore edile.

CCNL Edilizia 2022: cosa cambia?

Il CCNL Edilizia 2022 sostituisce il contratto edile siglato nel 2018 e prevede più investimenti sulla sicurezza, formazione e un premio per incentivare i giovani a lavorare in cantiere. Tale contratto è valido su tutto il territorio nazionale e vale per i lavoratori dipendenti, sia per delle lavorazioni eseguite in proprio che per conto di Enti pubblici o di terzi privati. Il CCNL ha la scadenza il 30 giugno del 2024 e le sue principali novità sono:

–       aumento salariale: in coerenza con la prassi e con le specificità del settore delle costruzioni, è stato stabilito un incremento retributivo di euro 92,00 a parametro 100 (operaio comune). Le nuove tabelle dei minimi si possono vedere all’allegato 17 dell’accordo di rinnovo;

–        è previsto un catalogo formativo nazionale, offerto dalle Scuole Edili o Enti Unificati, con particolare focus sulla sostenibilità ambientale, sostenuto da uno specifico versamento aggiuntivo pari a +0,20%;

–        è previsto un riconoscimento della qualifica professionale sotto forma della Carta d’Identità Professionale Edile (CIPE);

–        per i giovani under 29 è previsto un Premio d’ingresso nel settore sotto forma di un importo aggiuntivo pari a 100€ (vedi sotto le modalità di erogazione del citato premio);

–        viene definito il contributo minimo per gli enti unificati formazione e sicurezza (pari all’1%); viene inoltre istituita un’anagrafe di tutti gli RLS (Responsabili della sicurezza dei lavoratori) eletti in ciascuna azienda;

–        ogni tre anni verrà effettuata la formazione sulla sicurezza “di richiamo” (invece dei cinque anni previsti dalla normativa presente). Sarà obbligatoria anche la formazione sulla sicurezza (16 ore) per gli impiegati tecnici che entrano per la prima volta in cantiere;

–        viene stabilito il Piano Nazionale per la Sorveglianza Sanitaria per prevenire le malattie professionali e gli infortuni;

–        tutte le imprese che entrano in cantiere verranno registrate nelle Casse edili attraverso il Patto di Cantiere;

–        il lavoro a ciclo continuo (24 ore al giorno e 7 giorni su 7) verrà consentito solo con l’attività minima di 4 squadre operanti su turni di massimo 8 ore/turno.

CCNL Edilizia 2022
CCCNL Edilizia 2022

CCNL Edilizia 2022: qualifiche e mansioni

La classificazione dei lavoratori è effettuata secondo i livelli stabiliti dall’art. 77 del CCNL del 2010, al vaglio della Commissione paritetica “Classificazione dei lavoratori”. In particolare, sono previsti sette livelli:

I livello: impiegati di quarta categoria, primo impiego e operai comuni;

II livello: impiegati di quarta categoria e operai qualificati;

III livello: impiegati di quarta categoria e operai specializzati;

IV livello: impiegati e operai con conoscenze ed esperienze pluriennali;

V livello: impiegati di seconda categoria;

VI livello: impiegati di prima categoria;

VII livello: quadri e impiegati di prima categoria super.

CCNL Edilizia 2022: premio di ingresso per i giovani under 29

Per incentivare l’ingresso dei giovani nel settore dell’Edilizia il contratto istituisce, dal 1 marzo 2022, il premio di ingresso nel settore riconosciuto sia ai datori di lavoro che agli operai di età inferiore di 29 anni, in presenze delle seguenti condizioni:

–        Primo ingresso nel settore;

–        Permanenza nella stessa azienda per almeno 12 mesi consecutivi.

Il premio, pari a 100€, verrà corrisposto una tantum al termine dei 12 mesi.

Per maggiori informazioni tecniche e specifiche sul CCNL Edilizia 2022 vi consigliamo di consultare il testo integrale del contratto che trovate qui: CLICCA QUI PER CONSULTARE IL TESTO INTEGRALE

Aggiornamento 17 ottobre 2022

La trattativa Confapi Aniem, piccole e medie imprese e sindacati del settore edile FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil, ha portato al rinnovo della parte economica del CCNL Edilizia. L’aumento in busta paga sarà presente già da questo mese e interesserà sia gli operai che gli impiegati del settore. Si tratta di un aumento pari a 92 euro al primo livello (operaio comune) arrivando fino ai 184 euro del VII livello (impiegato quadro). La prima tranche dell’aumento, pari a 60 euro (parametro 100 operaio comune), scatta immediatamente a partire dal 1 ottobre 2022, mentre la seconda è prevista a partire dal 1° gennaio 2023.

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Seguire le proprie passioni, alla fine, paga sempre!

Oggi vi raccontiamo la storia di Licia Bianchi, una ragazza di 28 anni che ha sempre sognato di lavorare nel mondo delle Costruzioni, seguendo la strada del suo papà che lavorava in cantiere. Purtroppo, la ragazza non ha avuto molta fortuna nella sua vita in quanto, all’età di 12 anni, perde il papà per via di una malattia incurabile e la mamma, con il suo lavoro da cameriera, non riesce a portare a casa molto, soprattutto per permettere gli studi alla ragazza.


Finita la scuola superiore, Licia decidere di rimboccarsi le maniche e di seguire il suo sogno: diventare ingegnere. Così, cerca e trova un lavoro per pagarsi gli studi all’Università, nonostante l’aiuto economico minimo della mamma, e provare a realizzarsi lavorativamente parlando in futuro. Superando molti sacrifici, la ragazza riesce ad arrivare all’ultimo anno con una media voti ottima.


E poi la svolta: il giorno della sua discussione di laurea è presente in aula un imprenditore a capo di un’importante azienda edile, il quale deve discutere di un grosso affare con uno dei professori di Licia. Egli, sentendo la sua passione per quello che aveva studiato e preparato negli anni, decide di parlarle a fine discussione…


Come è andata a finire? Licia, ha svolto il suo tirocinio presso una delle più grandi società multinazionali. Oggi, dopo essere stata formata, anche sul campo, e dopo aver rafforzato le proprie competenze come Ingegnere civile, è arrivata a ricoprire il ruolo di Project manager di uno dei cantieri più importanti in Europa.


Morale della favola? È importante credere nei giovani talenti, siano essi donne o uomini, accompagnandoli in un percorso di crescita professionale ben preciso. Il giorno d’oggi, un’azienda non può pensare di crescere ignorando la crescita dei propri lavoratori, anzi proprio per questo motivo si rischia di perdere i migliori talenti. E a confermarlo sono i numeri: secondo la ricerca di Mercer, in Italia l’80% dei dipendenti ritiene che l’azienda non stia facendo abbastanza rispetto all’aggiornamento delle loro competenze. Ancora, il 28% dei lavoratori intervistati ipotizza di lasciare il suo posto di lavoro nel giro di un anno. Sono dati importanti che non vanno sottovalutati, soprattutto in un momento di fortissima carenza di personale qualificato nel settore delle Costruzioni.


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