Esonero contributivo totale per l’assunzione di giovani under 36

La commissione UE ha dato il via libera al beneficio, ovvero a un aumento degli incentivi già previsti dalla Legge 205 del 2017. Sono state introdotte delle disposizioni per potenziare gli incentivi per il bonus assunzioni giovani under 36 nel biennio 2021-2022, con l’obiettivo di promuovere l’occupazione giovanile stabile. Con la nuova Legge di Bilancio, i benefici riguardano: 

  • assunzioni giovani under 36 anziché under 30;
  • l’esonero del versamento del 100% dei contributi, non solo più del 50%;
  • l’aumento del massimale annuo delle agevolazioni, che passa da 3.000 a 6.000 euro;
  • sgravio della durata di 48 mesi per le assunzioni nel Sud Italia

Il bonus assunzioni under 36 nel 2022: cos’è e come funziona

Il bonus assunzioni, confermato dalla Legge di Bilancio 2022, è un esonero contributivo del 100% per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani under 36 o per le trasformazioni dei contratti da determinato a indeterminato effettuate tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022. L’esenzione è riconosciuta nella misura del 100%, nel biennio 2021-2022, per un periodo massimo di 36 mesi (48 mesi per il Sud), nel limite di importo di 6.000 euro annui (500€ mensili), con riferimento ai soggetti che alla data della prima assunzione incentivata non abbiano compiuto il 36° anno di età.

Dal beneficio restano esclusi, come già previsto dall’articolo 1, comma 114, della legge n. 205/2017, i rapporti di apprendistato e i contratti di lavoro domestico, in relazione ai quali il quadro normativo in vigore già prevede l’applicazione di aliquote previdenziali in misura ridotta rispetto a quella ordinaria.

Chi ha diritto all’esonero

L’esenzione può essere richiesta da tutti i datori di lavoro privati (salvo imprese del settore finanziario) che assumano giovani al di sotto dei 36 anni (per l’esattezza 35 anni e 364 giorni) e che non abbiano mai avuto un contratto a tempo indeterminato con nessun tipo di azienda. Per ottenere il bonus assunzioni l’azienda dovrà rispettare i seguenti requisiti:

  •   essere in regola con gli obblighi di contribuzione previdenziale;
  •   non aver violato le norme che tutelano le condizioni di lavoro;
  •   rispettare gli accordi e i contratti collettivi nazionali, regionali o aziendali, sottoscritti dai sindacati.

Bonus Under 26 o Apprendistato professionalizzante?

In questa sede, crediamo sia utile confrontare l’incentivo under 36 con il contratto di apprendistato professionalizzante, in quanto riguarda praticamente la stessa categoria di lavoratori. Nella tabella sottostante vengono riassunte le principali condizioni da rispettare per ricevere le agevolazioni previste dalle rispettive normative di riferimento.

Esonero assunzioni under 36

 

Decontribuzione sgravio

La decontribuzione non si applica alle seguenti voci:

  • Premi e contributi dovuti all’INAIL;
  • Contributo al fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto ed i contributi a favore dei sistemi bilaterali;
  • Il contributo per la garanzia sul finanziamento della Qu.I.R;
  • Il contributo di solidarietà sui versamenti destinati alla previdenza complementare e/o ai fondi di assistenza sanitaria;
  • Il contributo di solidarietà per i lavoratori dello spettacolo;
  • Il contributo di solidarietà per gli sportivi professionisti.

Nei nove mesi successivi all’assunzione agevolata, per poter usufruire dei benefici, i datori di lavoro non devono licenziare personale inquadrato con la medesima qualifica nella stessa unità produttiva.

Per approfondimenti vi invitiamo a consultare il sito dell’INPS:

–        Circolare n°56 del 12-04-2021: https://servizi2.inps.it/Servizi/CircMessStd/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualUrl=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%2056%20del%2012-04-2021.htm

–        Messaggio n°3389 del 07-10-2021 https://servizi2.inps.it/Servizi/CircMessStd/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualUrl=/messaggi/Messaggio%20numero%203389%20del%2007-10-2021.htm

Aggiornamento 01/02/2022: come si evince dal Messaggio dell’INPS 403/2022, i benefici contributivi previsti per giovani possono essere utilizzati nel limite del Temporary framework fissato a 2,3 milioni e comunque entro il 30 giugno 2022. Per cui, l’impresa deve fare sempre attenzione al tetto quantitativo indipendentemente dalla data di scadenza temporale del beneficio.

https://servizi2.inps.it/Servizi/CircMessStd/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualUrl=/messaggi/Messaggio%20numero%20403%20del%2026-01-2022.htm

 

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Il responsabile di commessa: una figura sempre più ricercata nel settore edile

Scopriamo insieme le competenze, le mansioni e le responsabilità di questa figura chiave

Il responsabile di commessa – negli ultimi anni – è una figura che ha acquisito sempre più importanza nel settore edile, diventando uno dei cardini fondamentali per la riuscita di un progetto.

 

Infatti, volendo riassumere in estrema sintesi gli obiettivi di un responsabile di commessa, possiamo dire che il suo lavoro mira ad assicurarsi che: 

  • Il lavoro venga completato (banale, ma non scontato);
  • Il lavoro venga completato in tempo
  • Il lavoro venga completato in tempo ed entro il budget stabilito.

Puoi capire da te come si tratti di un ruolo di grande responsabilità e competenza, ma che dall’altra lato ripaga questo impegno. 

Infatti, nel settore edile, in questo momento c’è grande richiesta di questa figura ad alto profilo che voglia mettersi in gioco per portare avanti i progetti dell’impresa. 

Ora vediamo nel concreto quali sono le mansioni e la “giornata tipo” di un responsabile di commessa

Di che cosa si occupa un Responsabile di Commessa?

Passate in rassegna le tre grandi responsabilità, vediamo come concretamente il responsabile di commessa lavori.

Mansioni piuttosto varie…

È il commento che sentiamo più spesso in GeoJOB quando un’azienda decide di creare il suo annuncio per questa figura.

Infatti la sua giornata passa dalla programmazione e verifica della corretta esecuzione dei lavori alla gestione delle persone passando per la creazione dei preventivi e dalla cura del rapporto con clienti e fornitori. 

Mansioni molto diverse tra loro, che richiedono sia competenze tecniche (d’altronde siamo nel settore edile, uno dei mercati in cui le competenze sono fondamentali) sia le famose soft skills, per gestire al meglio inconvenienti e il rapporto con le altre persone – anche non addette ai lavori.

Per questo motivo fare il responsabile di commessa in un’azienda edile è un lavoro impegnativo, ma comunque vario e sfidante.

Una figura che, come abbiamo detto finora, è fondamentale in un progetto. Ma quali sono le caratteristiche di un “buon responsabile di commessa?

In geoJOB abbiamo aiutato molti candidati a trovare lavoro come responsabile e abbiamo notato come ci siano quattro caratteristiche principali che questi professionisti hanno in comune

Vediamole insieme!

 

Le caratteristiche di un buon responsabile di commessa

Vediamo di seguito le quattro caratteristiche principali di questa importantissima figura.

1-È un pianificatore accurato

Per programmare e gestire una commessa è necessaria grande capacità nella pianificazione.

Deve essere in grado di realizzare schemi operativi, valutare rischi e opportunità e da questi stabilire un “piano” di azione per poter rendere sostenibile un progetto e far felici sia i clienti che il suo datore di lavoro.

2-Saper reagire agli imprevisti

Gli imprevisti accadono, che lo si voglia o no.

Alcuni sono evitabili o facilmente risolvibili, ma altri costringono il responsabile di commessa a riflettere su come – pur mantenendo gli obiettivi – si possa trovare una soluzione ottimale per risolvere il problema. 

Certo, non può fare miracoli (il budget è quello, come le risorse, le persone, etc.) ma questa figura deve sapersi muovere agilmente dove ne ha la possibilità e portare a termine il progetto. 

Deve saper pianificare certo, ma anche accogliere l’imprevisto e reagire in poco tempo. 

3-È un leader

Portare avanti (e chiudere) una commessa significa – anche – lavorare con delle persone e riuscire a gestirle nel modo corretto, perché tutto il progetto “fili liscio”

Il responsabile di commessa deve saper motivare le sue persone, coinvolgerle nel raggiungimento degli obiettivi e portarle a remare tutti nella stessa direzione – risolvendo malumori e, magari, scontri che potrebbero avvenire. 

Difficile che un buon responsabile di commessa non sia un leader!

D’altronde serve saper delegare, assegnare compiti, controllare gli obiettivi e rendere le persone coinvolte in un team all’interno del progetto. 

4-È un diplomatico

Saper comunicare con il proprio team, ma non solo: deve saper dialogare anche all’esterno – per riuscire ad ottenere condizioni che siano le più vantaggiose ai fini del raggiungimento dell’obiettivo.

Le situazioni possono essere molte: dall’utilizzo dei macchinari in comune (gru, etc.) dell’azienda e necessari anche ad altri responsabili di progetto, ricordandosi che sì – il suo progetto è importante – ma che l’azienda deve rimanere intatta (per esempio, non può richiedere una gru in anticipo se questo porta a ritardi su altri due progetti, perché danneggia tutti e – in ultimo – anche se se stesso)… fino alla gestione del cliente con il classico rapporto commerciale per rendere tranquillo il committente sull’andamento del progetto, passando per la gestione dei fornitori, terzisti e tutti i vari soggetti esterni all’impresa coinvolti e importanti per il risultato finale. 

Riassumendo…

Questa è la figura del responsabile di commessa, chiave di volta di molti progetti e che sa destreggiarsi tra tutte le attività che il suo ruolo richiede. 

Una figura che è sempre più richiesta dalle imprese del settore delle costruzioni per potergli affidare i loro progetti. 

Perciò, se anche tu desideri diventare un responsabile di commessa…

 

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Il Mobility Manager: una nuova professione a metà tra innovazione e sostenibilità

Conosciamo questa nuova figura professionale, nata “ufficialmente” nel 2021

A maggio 2021, il Ministero della Transizione ecologica ha definito il ruolo e le mansioni di una nuova figura professionale: il Mobility manager, una professione già esistente ma che mancava di definizione e di responsabilità reali in base al suo ruolo. 

Di che cosa si occupa?

In una frase, è una figura che promuove e realizza interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità delle persone.

In sostanza, è la persona che analizza come si muovono le persone di un determinato gruppo (azienda, area, scuola) per capire come migliorare i servizi comuni e ottimizzare i costi – proponendo delle soluzioni più ecologiche e adatte alle persone. 

Secondo il Decreto (quello del 2021), esistono tre categorie di Mobility Manager: 

  1. M.M. Aziendale;
  2. M.M. Scolastico;
  3. M.M. di Area. 

Vediamo ciascuna nel dettaglio – così da analizzare le mansioni che la figura si troverà a compiere durante l’orario lavorativo.

Il Mobility Manager aziendale

Il M.M. – nel contesto dell’azienda – si occupa di gestire la mobilità di tutti i dipendenti e collaboratori per promuovere spostamenti (casa-lavoro e le trasferte) più sostenibili, soddisfacendo le richieste delle persone.  

Le sue attività, pertanto, si limitano al contesto aziendale e alle persone al suo interno. 

Infatti, partendo da un’analisi della domanda (le richieste delle persone) e della situazione intorno all’azienda (fermate del bus, parcheggi, piste ciclabili, etc.) per identificare le strategie da adottare e le azioni da portare avanti per incentivare la mobilità sostenibile.

Il Mobility Manager Scolastico

Simile al precedente, il Mobility Manager Scolastico ha, all’incirca, le stesse attività solo che – anziché lavorare all’interno del contesto aziendale – ha come compito il migliorare la mobilità scolastica, con una notevole responsabilità nel dialogare con tutti gli attori esterni (altri istituti, società di trasporto, etc.).  

Sempre partendo dall’ottica della sostenibilità e dei bisogni delle persone deve preoccuparsi di mantenere i contatti con le strutture comunali e le aziende di trasporto per organizzare un proficuo sistema di trasporto per tutto l’istituto. 

E, infine, non ci resta che parlare del…

Mobility Manager di Area

In questo caso, il Mobility Manager è un lavoratore pubblico dato che la sua mansione riguarda il Comune in cui lavora, con l’obiettivo di:

  • definire e implementare politiche di mobilità sostenibile;
  • svolgere un’attività di raccordo tra i mobility manager aziendali.

Insomma, una figura di raccordo e di supporto per tutti i M.M. aziendali e scolastici, con cui coordinarsi per migliorare la mobilità e la sostenibilità dell’area di sua competenza.  

Ma, al di là della specificità della sua mansione, quali sono le competenze richieste per diventare Mobility Manager?

Le competenze del Mobility Manager

Riprendendo le attività che abbiamo visto prima, le competenze di un Mobility Manager dovrebbero essere molto varie dato che – nella stessa giornata – si potrebbe trovare il mattino ad analizzare statistiche e a realizzare report per proporre nuove soluzioni di mobilità e, nel pomeriggio, presentarlo a chi ha la possibilità di metterlo in pratica, come l’amministrazione comunale.  

Da questo piccolo esempio si possono dedurre già alcune delle sue competenze principali:

  • Tecniche, ossia relative al suo settore (logistica, ingegneristiche, etc.);
  • Soft, come il marketing (e la capacità di negoziazione) e quelle organizzative.

Ecco perché non è sufficiente conoscere a fondo il suo lavoro, ossia il mobility management e saperlo valutare in ogni sua fase (analisi, progettazione, confronto, applicazione, revisioni correttive e migliorative) ma… 

La persona deve anche saper contestualizzare il progetto con le persone che lavorano insieme a lui per poter portare avanti le sue attività con l’approvazione dell’imprenditore, del dirigente o – nel caso del M.M. di area – del Sindaco (o chi per lui). 

Il tutto per un unico obiettivo! 

L’errore che non è da compiere è pensare che sia una semplice figura che ottimizza ciò che già esiste: non è così!

Il suo lavoro (e compito principale) è creare programmi di mobilità per gruppi di persone (dipendenti, studenti e comunità locale, a seconda dei casi) – anche da zero – cercando di coniugare sostenibilità (economica e ambientale) con le esigenze delle persone.

E questa è la figura del Mobility Manager, professionista “nato da poco” ma che può dare un grande apporto anche alla tua azienda. 

Per questo motivo, se desideri avere una figura con queste competenze nella tua impresa, non ti resta che… 

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Nel 2023, i social sono il tuo nuovo Curriculum

L’identità digitale per trovare lavoro

In media, ogni giorno, spendiamo 5 ore sui social network… un numero davvero alto e che sembra ancora più incredibile se pensiamo che – fino ad una decina di anni fa – gran parte dei social che utilizziamo ora nemmeno esistevano. 

Una vera e propria rivoluzione sociale che ha cambiato in modo profondo le nostre vite. 

E, ovviamente, anche il mondo del lavoro non è rimasto a guardare ma ha cominciato (con un po’ di ritardo, va detto) ad utilizzare questi strumenti per: 

  • Trovare;
  • Conoscere;
  • Contattare.

nuovi candidati per le aziende. 

Oggi questo fenomeno è diventato la prassi, tant’è che si parla di social recruiting, una continua ricerca che viene svolta… mentre il candidato non ha inviato neppure il curriculum!

Infatti, per quanto il CV sia ancora importante (è la nostra “carta d’identità” lavorativa), è bene concentrarsi anche sul come utilizziamo altri canali pubblici: i social, appunto. 

Oggi parleremo proprio di questo: come rendere il tuo profilo appetibile ad un nuovo potenziale datore di lavoro (o responsabile delle risorse umane)?

I canali digitali più utilizzati

Innanzitutto, facciamo una piccola panoramica: tra le piattaforme più utilizzate per cercare un impiego, LinkedIn resta la favorita – scelta dal 58% dei candidati ma anche gli altri (Facebook e Instagram) hanno iniziato a diventare sempre più utilizzati per proporsi alle aziende (o essere notati). Crescono anche Facebook (dal 27% al 32% in quattro anni) e Instagram (10%).

Ed è proprio su LinkedIn (che ricordiamo, nasce come social professionale)  che molto spesso i recruiter effettuano la loro prima ricerca – magari cercando:

    • Una particolare laurea o corso di studi;
    • Corsi, attestati, etc.;
    • Ruolo ricoperto e mansioni;
    • e così via…

Ecco perché il primo consiglio per essere visibile ad un potenziale datore di lavoro è…

1 Mantieni i tuoi profili aggiornati

LinkedIn, ma non solo. 

Avere un costante aggiornamento sulla tua vita professionale è molto importante, perché ti regala maggiore visibilità rispetto ad una persona che – a malapena – ha inserito nome e cognome, magari con una foto sgranata. 

I tuoi profili online sono diventati la “prima impressione” dei responsabili delle risorse umane: non considerare questo fatto è dannoso quanto presentarsi in infradito ad un colloquio…

2 Cura la tua reputazione digitale

La reputazione è quello che dicono su di te le persone. Prima dell’arrivo di internet, questa informazione su di noi era limitata ad amici e parenti: di certo, uno sconosciuto non avrebbe mai potuto sapere nulla di te senza passare del tempo con te o con i tuoi conoscenti. 

Oggi, questo fenomeno è cambiato: la maggior parte dei recruiter, prima di concederti del tempo per un colloquio, fa una ricerca online.

Se ieri c’erano solo i CV (in cui un candidato aveva la possibilità di mostrare solo ciò che voleva o – peggio – mentire), oggi gli strumenti sono aumentati: i social sono lo specchio della nostra vita professionale (e non), pertanto delle foto sconvenienti o commenti/post/etc. non politicamente corretti o anche offensivi potrebbero portare ad escluderti a priori dalla possibile “lista dei candidati” di un’azienda. 

Pensa che addirittura il 44% dei recruiter scarta profili a causa della loro reputazione!

E, secondo una statistica, gli HR scartano le persone già dai loro social se…

  • Trovano un profilo poco aggiornato (quante occasioni perse!);
  • Leggono Informazioni non coerenti con il CV;
  • Leggono commenti negativi sui datori di lavoro;
  • Scoprono foto o contenuti poco professionali e, la peggiore di tutte, se 
  • Trovano contenuti discriminatori e insulti verso altre persone! 

3 Sii attivo (ma non troppo)

Proviamo a ragionare come un recruiter: se stanno cercando online un profilo come il tuo, significa che dovrai emergere rispetto a tutti gli altri possibili candidati

Come fare?

Semplice, rimanendo attivo: ma NON postando foto delle vacanze ogni giorno (ricordi la reputazione digitale? Ecco…) ma interagendo, commentando e realizzando dei post che mostrino le tue competenze, la tua intraprendenza e la tua capacità di ragionamento sul tuo lavoro.

Certo, all’inizio è complesso: ma poi vedrai che poco per volta ci farai l’abitudine e diventerà sempre più semplice (e divertente!). 

Ovviamente, evita di postare e commentare TUTTO il giorno… a quel punto rischieresti di passare per fannullone!

4 Questi consigli valgono anche se NON stai cercando lavoro

Un vecchio detto afferma che: “Non serve scavare un pozzo quando si ha sete”

Ecco, per il mondo del lavoro è la stessa identica cosa: non aspettare di voler cambiare lavoro o di essere – purtroppo succede – licenziato. 

Inizia già da ora a creare una rete con persone interessanti e con le aziende “dei tuoi sogni” o che per cui ti piacerebbe lavorare. 

È un primo passo – diciamo un paracadute – per non restare completamente a zero nel momento in cui, per volontà tua o altrui, ci sarà un cambiamento nella tua vita lavorativa!

…E nel caso tu decida di cambiare lavoro… 

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