Intelligenza Artificiale e lavoro: da oggi è obbligatoria l’informativa ai dipendenti

Nel settore delle costruzioni, l’intelligenza artificiale sta entrando in modo sempre più diffuso in ogni fase del lavoro:

  • agli uffici tecnici, dove modelli generativi producono testi, immagini, render e simulazioni di progetto.
  • dagli uffici amministrativi, che utilizzano sistemi AI per analizzare dati, gestire statistiche o ottimizzare i processi di selezione del personale,

La nuova legge n. 132 del 23 settembre 2025 promuove un utilizzo corretto, trasparente e responsabile dell’intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità. L’intento è quella di garantire la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali dell’intelligenza artificiale. È entrata in vigore dal 10 ottobre e considerato che l’utilizzo di queste nuove tecnologie richiede maggiore trasparenza, ogni azienda che impiega sistemi di intelligenza artificiale nei rapporti di lavoro — anche solo per supportare decisioni o attività operative — è ora tenuta a informare per iscritto i lavoratori e le rappresentanze sindacali.

L’obiettivo è garantire che l’Intelligenza Artificiale (AI) venga impiegata per migliorare la qualità del lavoro e la sicurezza dei dati, non per sostituire la competenza umana o introdurre rischi di discriminazione.

L’obbligo di informativa

L’articolo 11 della legge stabilisce che datori di lavoro e committenti devono informare per iscritto i propri dipendenti e le rappresentanze sindacali quando impiegano sistemi di intelligenza artificiale:

  • nei processi di assunzione,
  • nell’assegnazione di mansioni e compiti,
  • nel monitoraggio o nella valutazione delle prestazioni.

Cosa deve contenere l’informativa

Le aziende dovranno indicare in modo chiaro:

  • su quali aspetti del rapporto di lavoro incide l’AI;
  • gli scopi e la logica di funzionamento dei sistemi;
  • le categorie di dati utilizzati e i parametri di valutazione;
  • i meccanismi di controllo e correzione;
  • il livello di accuratezza, robustezza e cybersicurezza;
  • i possibili impatti discriminatori.

I lavoratori potranno chiedere maggiori informazioni, che il datore di lavoro dovrà fornire entro 30 giorni.
L’informativa va consegnata prima dell’inizio dell’attività lavorativa e conservata per 5 anni dopo la cessazione del rapporto.

Aggiornamenti e scadenze

Ogni modifica ai sistemi o alle informazioni fornite deve essere comunicata per iscritto con almeno 24 ore di preavviso.
La norma, al momento, non prevede sanzioni specifiche, ma il rispetto dell’obbligo informativo è essenziale per evitare contenziosi e garantire trasparenza nei processi automatizzati.

GenAI nelle costruzioni: come cambia il modo di progettare, gestire e costruire

GenAI nelle costruzioni: come cambia il modo di progettare, gestire e costruire

Negli ultimi mesi si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale generativa (GenAI).
Una tecnologia che, da sperimentazione di laboratorio, è diventata uno strumento operativo in diversi settori — incluso quello delle costruzioni.
Dalla progettazione alla documentazione, dai computi ai render, la GenAI sta ridefinendo processi, tempi e modalità di lavoro.In questo articolo esploriamo come la GenAI si applica concretamente al mondo dell’edilizia, quali vantaggi offre, quali rischi comporta e come le imprese possono iniziare a usarla in modo consapevole.

GenAI è l’abbreviazione di Generative Artificial Intelligence, cioè Intelligenza Artificiale Generativa.

In pratica, si tratta di una branca dell’IA capace non solo di analizzare dati, ma anche di creare contenuti nuovi: testi, immagini, modelli 3D, codici, progetti tecnici e molto altro.

Nel settore delle costruzioni, questo significa che la GenAI può:

  • Generare varianti di progetto in base a vincoli tecnici o economici.
  • Analizzare scenari complessi (tempi, costi, sicurezza) e proporre soluzioni ottimizzate.
  • Automatizzare documentazione e reportistica, liberando tempo per le attività a maggior valore.
  • Prevedere criticità di cantiere grazie all’analisi dei dati storici e dei sensori IoT.

È una tecnologia che non sostituisce le competenze umane, ma le potenzia, permettendo a ingegneri, project manager e imprese di lavorare in modo più rapido, preciso e strategico.

Un cambio di paradigma per il settore

Il mondo delle costruzioni è un organismo complesso: tempi stretti, vincoli economici, molti attori coinvolti e margini di errore ridotti.
In questo contesto, l’intelligenza artificiale generativa non è solo un aiuto tecnologico, ma un vero cambio di paradigma.
Permette di automatizzare compiti ripetitivi, analizzare enormi quantità di dati e generare alternative in pochi secondi.

Il risultato è un modello di lavoro più efficiente, preciso e reattivo, dove le persone possono concentrarsi sulle attività di maggior valore.
Come osserva Oracle, le aziende che adottano la GenAI migliorano la gestione dei progetti, ottimizzano tempi e costi e compensano la carenza di risorse specializzate.

Dove la GenAI porta risultati concreti

L’impatto della GenAI si misura non nei grandi proclami, ma nelle applicazioni quotidiane.
Vediamo dove sta già facendo la differenza.

1. Rendering e visualizzazione

Uno dei campi in cui la GenAI si è diffusa più rapidamente è la visualizzazione architettonica.
Oggi bastano uno schizzo, una planimetria o un prompt testuale per ottenere render fotorealistici.
Strumenti come Rendair, ReRender AI e AI Render Studio permettono di trasformare bozze in immagini, varianti ambientali o video in pochi minuti.

Il vantaggio è evidente: comunicazione più efficace con clienti e stakeholder, meno tempi di attesa per modellazione e post-produzione, e maggiore libertà creativa nel proporre soluzioni progettuali.

2. Computi metrici e preventivi

Anche nella parte più tecnica e operativa dei cantieri, la GenAI trova spazio.
Stanno nascendo startup che renderanno possibile far analizzare a un modello AI capitolati, disegni e testi tecnici, estrarre quantità e generare bozze di computi o preventivi.
Tool come ClickUp Brain aiutano a sintetizzare documenti complessi, evidenziare incongruenze e proporre soluzioni tecnico-economiche alternative.

In questo campo è già potentissima la tecnologia BIM, che permette di convertire modelli in elenchi materiali ecc… quindi le aziende leader nei software di progettazione stanno andando verso un’integrazione dell’IA nei tool esistenti.

Questo significherà ridurre il tempo speso su attività ripetitive e liberare le risorse per ciò che davvero conta: l’analisi e la strategia progettuale.

3. Documentazione e controllo qualità

In un settore dove la burocrazia pesa quasi quanto la progettazione, la GenAI può diventare un alleato fondamentale.
I modelli AI possono leggere e riassumere contratti, relazioni o capitolati, segnalando clausole critiche o incongruenze.
Possono generare sintesi automatiche, checklist di conformità e notifiche su scadenze o documenti mancanti.

Nelle aziende che dispongono di archivi digitali, è persino possibile addestrare modelli interni per prevedere errori ricorrenti o anomalie di progetto, trasformando i dati storici in un vantaggio competitivo.

Attenzione però alle allucinazioni e agli errori dell’intelligenza artificiale generativa. Modelli generativi come ChatGPT, sono programmati per darci una risposta ad ogni costo, anche quando questa non è del tutto corretta. 

Se vuoi far analizzare documenti e dati, prova invece Google NotebookLM che risponde alle tue richieste solo sulla base dei dati inseriti. (Attenzione ai problemi di privacy, non condividere in queste intelligenze artificiali documenti con dati sensibili o informazioni aziendali segrete.)

4. Pianificazione e simulazioni

La pianificazione di un cantiere è un puzzle fatto di tempi, forniture, squadre e variabili esterne.
Software come ALICE Technologies utilizzano la GenAI per simulare migliaia di scenari, analizzare costi, tempi e rischi e proporre schedule ottimizzati.
L’obiettivo è anticipare le criticità, migliorare la coordinazione tra reparti e aumentare il controllo sui flussi di lavoro complessi.

Cosa cambia nella pratica

L’adozione della GenAI non è un concetto teorico: i risultati sono immediati e misurabili.
I team tecnici risparmiano ore (a volte giorni) su attività ripetitive, i render e le offerte arrivano prima, la documentazione è più coerente e i clienti percepiscono maggiore professionalità.

In un mercato dove il tempo è la risorsa più scarsa, la GenAI aumenta la produttività senza ridurre la qualità.
È uno strumento che consente di lavorare meglio, non solo più in fretta.

Rischi e limiti da considerare

Ogni innovazione porta con sé sfide da gestire.
Nel caso della GenAI, il primo rischio è l’errore di interpretazione: i modelli, l’abbiamo anticipato poco prima, generano risultati credibili, ma non sempre corretti. Serve sempre la revisione di un tecnico qualificato.

Altro punto critico è la qualità dei dati: se gli archivi aziendali sono disordinati o incompleti, l’intelligenza artificiale restituisce output altrettanto frammentari.
A questo si aggiunge il fattore umano: l’introduzione di nuove tecnologie può generare resistenze e scetticismo. Per questo è fondamentale formare i team e spiegare vantaggi e limiti in modo chiaro.

Infine, non va sottovalutato l’aspetto etico e normativo: occorre garantire trasparenza, tracciabilità e conformità nella gestione dei dati e dei contenuti generati.

Come iniziare in azienda (Adottare la GenAI con criterio)

Per adottare la GenAI serve una strategia, non un entusiasmo momentaneo.
Ecco una roadmap pratica per portarla davvero in azienda:

  • Individua i casi d’uso prioritari – Parti da un progetto pilota: rendering, preventivi o documentazione.
  • Metti ordine ai dati – Digitalizza archivi, disegni e capitolati: la qualità dei dati è la base di tutto.
  • Scegli strumenti affidabili – Come Rendair per la visualizzazione o ALICE per la pianificazione.
  • Forma il team – Organizza sessioni pratiche, test e momenti di confronto.
  • Monitora e scala – Valuta il tempo risparmiato, la qualità dei risultati e amplia gradualmente l’adozione.

La GenAI non è una minaccia per le competenze umane, ma un amplificatore del talento.
Il suo valore emerge quando viene usata per potenziare il giudizio tecnico e l’esperienza di chi costruisce, non per sostituirli.

In cantiere, come in azienda, la vera innovazione resta nelle mani di chi sa unire visione, competenza e responsabilità.

Se le risorse sono sempre più scarse, i rischi sono in aumento: manodopera e sicurezza al bivio nell’edilizia italiana

Negli ultimi anni l’edilizia in Italia ha affrontato sfide enormi: l’aumento dei costi delle materie prime, l’energia, i ritardi burocratici. In questo contesto, molte imprese, specie quelle piccole o medie, si trovano a dover fare scelte difficili sul dove tagliare.

E il rischio, troppo spesso, è che tra gli ambiti sacrificati ci sono la sicurezza del lavoro e il benessere della manodopera. Questo articolo esplora se davvero ciò accade, che conseguenze ha, e cosa fare per evitare che il costo sia il prezzo della vita e della dignità sul posto di lavoro.

Le prove e i numeri
Il settore edile resta uno dei più colpiti dagli infortuni sul lavoro. Nel 2023, le denunce di infortunio nelle Costruzioni sono state 43.480, in calo del 2,6% rispetto al 2022, ma con 202 casi mortali.
– Si evidenzia un leggero aumento degli infortuni nel 2022, collegato anche all’incremento dell’attività (più cantieri, più lavoro) dopo le misure di stimolo e incentivi.
– D’altra parte, ci sono tagli ai finanziamenti pubblici per infrastrutture, progettazioni per la sicurezza di edifici e territorio, messa in sicurezza di strade. Questi tagli riducono le risorse disponibili non solo per i lavori nuovi ma anche per la manutenzione e per i controlli.

Manodopera e sicurezza: perché il nesso è diretto

Quando i margini si assottigliano, ciò che “non si vede” viene spesso sacrificato: ore di formazione, DPI adeguati e sostituiti con regolarità, figure di supervisione presenti e autorevoli, manutenzioni preventive anziché correttive. Eppure la normativa spinge nella direzione opposta: il D.Lgs. 36/2023 impone di esplicitare nei contratti d’appalto i costi della manodopera e della sicurezza come voci autonome, non ribassabili. Il legislatore sa che la tentazione di limare qui è forte; trasformare queste spese in “costi minimi inderogabili” non è un vezzo, è un argine.

Le conseguenze, dentro e fuori il cantiere

Ogni euro tolto alla prevenzione presenta il conto: più infortuni gravi o mortali, più fermi cantiere, assenze prolungate, contenziosi e premi assicurativi che lievitano. A farne le spese non è solo il bilancio, ma anche la reputazione di filiera e l’attrattività del settore. Perché un giovane dovrebbe entrare in un mestiere percepito come rischioso e poco tutelante? La perdita di appeal si traduce in scarsità di manodopera qualificata e in un “costo occulto” che cresce: meno scelta, salari da alzare per compensare lo stigma, produttività che rallenta.

Le difficoltà reali (e come affrontarle)

Misurare in modo trasparente quanto si investe davvero in sicurezza non è banale: servono bilanci leggibili, bandi chiari, tracciabilità dei costi e dei contratti di subappalto. Non tutte le imprese tagliano: ce ne sono molte che rispettano gli standard, spesso con fatica, e che però si scontrano con concorrenza sleale e gare impostate sul massimo ribasso. Inoltre, gli infortuni non dipendono da un’unica variabile: incidono formazione insufficiente, turnazioni, stress, personale inesperto messo troppo presto su attività critiche, controlli non omogenei sul territorio. È un ecosistema: o sale tutto insieme, o l’anello debole cede.

Cosa fare, davvero

La via d’uscita non è un decalogo di buone intenzioni, ma un patto operativo tra imprese, stazioni appaltanti e lavoratori.

Sul piano delle regole, occorre continuare a blindare i costi della sicurezza e della manodopera nei bandi, vietandone il ribasso e imponendo una reale trasparenza di filiera (anche nei subappalti). I controlli devono essere mirati e intelligenti: meno burocrazia fine a sé stessa, più verifiche su ciò che conta (piani, dotazioni, formazione effettivamente svolta, manutenzioni documentate).

Sul piano economico, servono leve che premino i comportamenti virtuosi: incentivi fiscali per chi investe in formazione continua, manutenzione preventiva e tecnologie di prevenzione; sconti assicurativi legati a KPI di sicurezza misurabili; accesso preferenziale alle gare per chi certifica processi e risultati, non solo documenti.

Sul piano organizzativo, la formazione va pensata come un flusso, non come un check iniziale: aggiornamenti brevi e frequenti in cantiere, affiancamento dei neoassunti, esercitazioni su casi reali, briefing di sicurezza all’apertura giornaliera dei lavori. La supervisione deve essere presente, competente e con potere decisionale: senza autorità, le procedure restano carta.

Sul piano culturale, la sicurezza deve entrare nei tempi e nei prezzi. Un cronoprogramma che non prevede pause, manutenzioni e briefing è già un fattore di rischio. Parlare apertamente di near-miss, premiare le segnalazioni e non “colpevolizzare” l’errore costruisce fiducia. Quando gli operai e le operaie vengono coinvolti nell’analisi dei rischi, emergono criticità che sulla carta non si vedono.

Women at Work — Bruna Lleshi, ingegnere in prima linea a Orio al Serio

A tre anni dalla laurea, Bruna segue uno dei cantieri più interessanti d’Italia con Gencantieri: impianti, sostenibilità, meetings con la Direzione Lavori e una lezione chiara sul merito in cantiere.

L’odore del calcestruzzo fresco, i ferri sagomati che prendono forma, i solai che si gettano uno dopo l’altro. Nel cantiere del nuovo hotel accanto all’aeroporto di Orio al Serio (BG), Bruna Lleshi si muove con la sicurezza di chi ha studiato molto e, soprattutto, ha imparato a mettere a terra la teoria. È un ingegnere dell’ufficio tecnico in Gencantieri e, nonostante la giovane età, ha già il privilegio raro di vedere un’opera “dallo scavo alla consegna”. Qui ci racconta com’è crescere professionalmente dentro un progetto grande, complesso e strategico per il territorio, e cosa significa farlo da donna, in un ambiente dove — quando funziona — conta soltanto la competenza.

Perché ne parliamo

L’intervista — Alice per Bruna

Alice: Ci puoi raccontare un po’ di te? Chi sei e qual è il tuo ruolo in questo cantiere?
Bruna: Sono un’ingegnere dell’ufficio tecnico in Gencantieri e qui seguo il progetto del nuovo hotel a Orio al Serio. Il cantiere l’ho visto nascere: quando sono arrivata era “un buco” nel terreno; oggi osserviamo carpenterie, getti dei solai, il susseguirsi di tutte le lavorazioni. Ogni settimana mi confronto direttamente con la Direzione Lavori: è un ambiente aperto al dialogo, formale quando serve e informale quando aiuta a far avanzare le cose. Questo per me è stato ed è un acceleratore incredibile: non solo pezzi di progetto, ma l’intero processo costruttivo.

Alice: Lavorare su un progetto così importante, cosa ti sta dando a livello professionale?

Bruna: È un’opera grande e strategica. Noi stiamo seguendo la costruzione dell’hotel all’interno del nuovo Centro Servizi dell’aeroporto di Orio al Serio: sei piani, circa 10.000 m² e 180 camere (brand Hilton Garden Inn), con un investimento di ~30 milioni di euro e consegna prevista fine 2026. In quest’area c’è un forte fermento: avanzano anche i lavori del collegamento ferroviario Bergamo–Orio, con stazione a raso a 4 binari collegata al terminal da un finger sotterraneo; a regime è previsto un treno ogni 10 minuti (circa 10’ per Bergamo e ~60’ per Milano), timeline anch’essa verso fine 2026. Questo ecosistema — che muove milioni di passeggeri l’anno — alza l’asticella del coordinamento tra opere civili e impianti e moltiplica le interfacce con istituzioni e stakeholder. Per me è crescita a 360°: seguo la filiera dal DURC agli “as built”, e ho visto dal vivo lavorazioni che all’università erano solo su slide — dal ferraiolo che piega il ferro alla messa in opera in carpenteria. Mettere occhi e mani su questi passaggi cambia il modo in cui progetti e controlli.

Alice: Da tecnica di ufficio tecnico: quale area segui nello specifico?
Bruna: Mi occupo di certificazioni e sostenibilità del progetto e, in particolare, seguo l’impiantistica. Questo vuol dire: coordinare i costruttivi con i subappaltatori, studiare i materiali e verificarne le caratteristiche, allinearle alle richieste di progetto e della Direzione Lavori. Siamo due assistenti: io presidio di più la parte MEP, l’altro collega segue maggiormente le opere civili. Ma lavoriamo con una visione d’insieme: in cantiere le interfacce sono tutto.

Alice: Cosa significa per te, come donna, entrare in un progetto così grande e farne parte?
Bruna: È una conquista. All’università eravamo circa una su tre nei corsi di Ingegneria, e all’inizio temevo gli stereotipi. Qui, però, ho trovato un contesto in cui il giudizio è sul merito: se dici una cosa corretta o una “cantonata” dipende dai calcoli, non dal genere. Questo mi ha aiutata a capire come pormi con tutti — dall’operaio alla direzione lavori, fino al cliente — e a crescere in sicurezza professionale.

Alice: Com’è stato per te l’inserimento in Gencantieri, anche con il nostro supporto?
Bruna: Mi ha fatto la differenza sentirmi seguita davvero. Con te, Alice, non era solo fissare un incontro, ma anche un “come va?” al momento giusto. E le parole di Vittorio sull’importanza di fare esperienza mi hanno dato fiducia quando, all’inizio, mi mancava un po’ di autostima. Io sono convinta che le persone non vadano lasciate allo sbaraglio: quando vedo che qualcuno ti accompagna nel modo in cui cerco di fare io, lo apprezzo moltissimo.

Cosa fa (davvero) un ingegnere d’ufficio tecnico in cantiere

  • Coordinamento impiantistico (MEP): costruttivi, interferenze, scelte materiali, verifiche di conformità.
  • Sostenibilità e certificazioni: requisiti, tracciabilità, documentazione.
  • Interfaccia con DL e subappaltatori: riunioni periodiche, allineamento avanzamento, gestione non conformità.
  • Controllo qualità e “as built”: dal DURC all’elaborato di fine lavori, per consegnare un’opera verificata e documentata.

Perché conta: vedere l’intero ciclo vita dell’opera — non solo “micro-lotti” — costruisce ingegneri completi, capaci di leggere il progetto sul terreno e non solo sulla carta.

Approfondimento — Il cantiere di Orio al Serio

Nuovo hotel a ridosso dell’aeroporto di Orio al Serio, in un nodo infrastrutturale dove convergono interessi pubblici e privati. Il progetto dialoga con la mobilità del territorio e con sviluppi ferroviari in corso. In questo contesto, la regia di cantiere richiede sincronizzazione fine tra opere civili e impianti, processi autorizzativi chiari e un rapporto costante con la Direzione Lavori. È il tipo di progetto che forma — e misura — le persone.

Cosa ci portiamo a casa

  • Merito prima di tutto: quando la cultura del cantiere è sana, la variabile che conta è la competenza.
  • Formazione “on site”: mettere insieme testa e mani vale più di mille slide.
  • Visione di sistema: impianti, strutture, forniture, documenti — tutto è interfaccia.
  • People care: onboarding e vicinanza fanno crescere le persone più in fretta (e meglio).

Grazie, Bruna: il tuo percorso è la prova che il settore costruzioni cresce quando apre spazio ai talenti e li accompagna sul campo.

Se sei un’azienda che cerca profili tecnici pronti a stare in cantiere, o una professionista che vuole mettere a terra il proprio talento: GeoJob Recruitment ti aiuta a trovare la squadra giusta e il progetto che fa per te.

Piano Casa e crisi abitativa: facciamo il punto (senza slogan)

Aggiornato al 12 settembre 2025

L’emergenza abitativa non è più un tema da convegni: riguarda la vita quotidiana di giovani, famiglie e lavoratori nelle città dove affitti e prezzi d’acquisto sono diventati inaccessibili. Nelle scorse settimane la Premier Giorgia Meloni ha rilanciato l’idea di un “grande Piano Casa a prezzi calmierati” per giovani coppie e ceto medio. Annuncio forte, ma dettagli normativi e risorse operative non sono ancora pubblici.

Perché ne parliamo

Ne parliamo perché la casa è tornata a decidere dove studiare, lavorare e mettere su famiglia. In molte città italiane i canoni d’affitto e i prezzi d’acquisto crescono più velocemente dei redditi, mentre tassi e condizioni del credito rendono più difficile l’accesso al mutuo proprio alle fasce che dovremmo favorire. 

L’offerta di abitazioni a prezzi sostenibili resta insufficiente: l’ERP sconta anni di sottoinvestimenti e alloggi non assegnati, il social housing procede a macchia di leopardo, e il canone concordato fatica a scalare nei quartieri dove domanda e pressione turistica o studentesca sono più alte. A ciò si sommano tempi lunghi per autorizzazioni e rigenerazioni, costi di costruzione in rialzo e un evidente mismatch territoriale: nelle aree dinamiche c’è lavoro ma mancano case accessibili, nelle aree interne accade spesso l’opposto. 

Gli strumenti oggi attivi—garanzie sui mutui, fondi emergenziali per gli affitti—sono utili ma parziali: attenuano gli effetti, non le cause. Per questo servono interventi stabili e strutturali che sblocchino il patrimonio esistente, aumentino l’offerta a canone calmierato e leghino le politiche abitative alla geografia reale del lavoro e dei servizi.

Cosa c’è oggi di concreto (e cosa manca)

Prima di parlare di misure, serve capire a che punto è il “contenitore” regolatorio. Il cosiddetto Piano Casa Italia è stato annunciato come cornice pluriennale per coordinare interventi su ERP, social housing e rigenerazione. La sua attuazione concreta è demandata a un DPCM: un atto del Governo che deve specificare chi fa cosa, con quali risorse, secondo quali priorità, e con quali tempi e indicatori. Finché questo tassello non esce, Regioni e Comuni non hanno una guida univoca per programmare bandi, cantieri e riparti: si lavora con strumenti esistenti e misure spot, ma la strategia resta pre-attuativa.

  • In manovra è prevista l’impostazione di un Piano Casa Italia con regole attuative tramite DPCM.
  • Ad oggi siamo in fase pre-attuativa: si attendono governance, cronoprogrammi e riparti.

Strumenti operativi già attivi

Nell’attesa del DPCM, alcune leve sono già utilizzabili e possono fare la differenza in situazioni specifiche. Non risolvono l’emergenza da sole, ma aiutano l’accesso (ai mutui) e tamponano le fragilità (negli affitti). È importante conoscerne finalità, limiti e platee per usarle davvero bene sul territorio.

  • Fondo Garanzia Prima Casa (CONSAP): prorogato; è la leva più immediata per l’accesso al mutuo di giovani/under 36 e categorie prioritarie. Non riduce i prezzi delle case, ma abbassa la barriera al creditoaumentando la quota garantita e facilitando l’erogazione.
  • Fondo per la morosità incolpevole: rifinanziato per gestire le emergenze sugli affitti (perdita del lavoro, riduzione del reddito, eventi imprevisti). Funziona come paracadute temporaneo per evitare sfratti, ma non sostituisce politiche strutturali sull’offerta (ERP, social housing, canone concordato).

La fotografia della crisi

ANCE (pres. Federica Brancaccio) chiede un vero Piano Casa: l’emergenza riguarda oltre 1,5 milioni di famiglie. Il nodo è il mismatch: dove ci sono case accessibili manca il lavoro, dove c’è lavoro le case non si trovano.

ERP: alloggi pubblici e recupero del patrimonio

  • Patrimonio ERP stimato in ~770–800 mila alloggi.
  • Alloggi vuoti/non assegnati: decine di migliaia, da recuperare e rimettere in circolo con priorità e KPI pubblici.

Giovani e famiglie: cosa cambia davvero adesso

  • Mutui: con CONSAP restano attivabili garanzie elevate che facilitano l’ingresso al mercato per chi ha redditi medio-bassi.
  • Affitti: il Fondo morosità aiuta i casi fragili, ma serve un Fondo affitti stabile e soprattutto nuova offerta a canone concordato e social housing.

Dal dire al fare: 5 priorità

  1. Attuare il Piano Casa Italia: pubblicare il DPCM, definire governance, criteri omogenei e iter snelli (PPP, rigenerazione, progetti pilota).
  2. Sbloccare gli alloggi ERP inutilizzati: piani regionali di recupero/assegnazione con cronoprogramma e trasparenza dei dati.
  3. Aumentare l’offerta a prezzi sostenibili: spinta a canone concordato e housing sociale nelle aree a forte domanda (poli universitari, sanitari, industriali).
  4. Allineare casa e lavoro: nuove realizzazioni dove si crea occupazione, non solo dove il suolo costa meno.
  5. Stabilità finanziaria: passare da fondi emergenziali a programmi pluriennali su ERP e social housing.

Oggi convivono annunci e strumenti parziali. La domanda di case accessibili supera l’offerta pubblica e sociale, mentre i redditi non tengono il passo con i prezzi nelle aree dinamiche del Paese.
Il passaggio chiave è l’attuazione: senza DPCM, cantieri e recuperi, il Piano Casa rischia di restare uno slogan. Con governance, risorse e tempi certi, può diventare una politica industriale dell’abitare capace di ridurre il divario tra mercato immobiliare e realtà lavorativa.

Hai finito gli studi? Ecco come iniziare bene nel mondo dell’edilizia

Hai appena preso in mano il tuo diploma tecnico o la tua laurea in ingegneria e ti ritrovi con una domanda nella testa:
“E adesso, da dove comincio?”

Se ti senti così, non sei solo. È una sensazione comune. Hai studiato, ti sei preparato, hai costruito delle basi solide… ma ora ti trovi davanti a un mondo vasto, competitivo e pieno di variabili. Come scegliere il primo passo giusto?

GeoJOB è al tuo fianco (fin dal primo cantiere)

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Conosciamo da dentro il settore, i ruoli, i percorsi di crescita reali.
E sappiamo riconoscere il valore delle competenze tecniche, come le tue.

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Strategie efficaci includono programmi di formazione linguistica e culturale, sistema di mentoring e coaching e politiche aziendali di diversità e inclusione.

Lo Sportello Unico rilascia il nulla osta entro 90 giorni dalla richiesta. Una volta in Italia, il lavoratore ha 8 giorni di tempo per firmare il contratto di soggiorno.

GeoJOB: 7 anni di costruzioni, visione e connessioni

Sette anni fa, il mondo delle costruzioni stava lentamente uscendo da una delle crisi più profonde della sua storia.
Il mercato arrancava, le imprese faticavano a ripartire e la forza lavoro, invecchiata e frammentata, non trovava ricambio.

In questo contesto nasceva GeoJOB Recruitment, un’agenzia nata con una visione molto chiara:
🔹 restituire dignità e centralità al lavoro tecnico
🔹 ringiovanire il parco professionisti dell’edilizia
🔹 creare un linguaggio comune tra imprese e lavoratori

Una sfida iniziata nel 2018

Nel 2018, Vittorio – oggi CEO di GeoJOB – ha fatto una scommessa: dedicare un intero progetto imprenditoriale alla selezione di personale tecnico nel settore delle costruzioni.
Una scelta controtendenza, in un momento in cui l’edilizia sembrava meno attrattiva per le nuove generazioni.

Ma i segnali erano chiari: le imprese stavano ripartendo, ma faticavano a trovare persone qualificate.
Da lì la missione: creare un ponte solido tra domanda e offerta, tra i bisogni delle aziende e i percorsi di crescita dei professionisti.

Dal Covid al Superbonus: l’esplosione della domanda

Poi è arrivata la pandemia.
E subito dopo il 110%, con tutte le sue contraddizioni.

Un’accelerazione improvvisa che ha fatto emergere le fragilità del settore:

  • Mancavano materiali
  • Mancavano figure tecniche formate
  • Mancava personale specializzato

GeoJOB ha mantenuto la rotta, crescendo rapidamente, ma senza mai abbandonare il proprio focus: costruzioni, edilizia, infrastrutture.
Niente mode passeggere, solo esperienza verticale.

Cosa siamo oggi

Oggi GeoJOB è una realtà affermata nel settore del recruiting edile.
Contiamo su:

  • una banca dati con oltre 50.000 profili di tecnici, ingegneri, operatori e specialisti di cantiere
  • un team di recruiter specializzati, formati internamente
  • un metodo di lavoro chiaro e rispettoso, che mette al centro le competenze e le persone

Siamo cresciuti in questi 7 anni, ma senza dimenticare il perché siamo nati.

E domani?

Con la fine del Superbonus, il focus si sposta sulle grandi opere pubbliche, sulle infrastrutture del PNRR, sul ritorno alla qualità progettuale e operativa.
Servono nuove competenze, nuove figure professionali, nuove alleanze.

Noi di GeoJOB siamo pronti.
Siamo il punto d’incontro tra imprese che cercano talento e professionisti che vogliono crescere.

Non siamo solo un’agenzia di recruiting.
Siamo connessione, visione, futuro.🎥 Guarda il video con Vittorio per ascoltare la storia di GeoJOB dalla voce di chi l’ha fondata.


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Strategie efficaci includono programmi di formazione linguistica e culturale, sistema di mentoring e coaching e politiche aziendali di diversità e inclusione.

Lo Sportello Unico rilascia il nulla osta entro 90 giorni dalla richiesta. Una volta in Italia, il lavoratore ha 8 giorni di tempo per firmare il contratto di soggiorno.

Contabile o Preventivista? Quando usare le parole giuste fa davvero la differenza

Nel mondo delle costruzioni, parlare la stessa lingua tra azienda e recruiter è tutt’altro che scontato. Un esempio? Ti chiama un’impresa e ti dice: “Cerchiamo urgentemente un contabile per l’ufficio tecnico”. Fin qui tutto chiaro. Ma poi ti elenca le attività richieste: leggere capitolati, fare computi metrici, preparare preventivi, analizzare costi di cantiere… E lì ti fermi.

Quello non è un contabile. È un preventivista.

Sembra una banalità, ma in realtà è uno degli errori più comuni che incontriamo nel nostro lavoro di recruiting tecnico: etichettare male una figura professionale. Un fraintendimento che può rallentare la selezione, confondere i candidati e, soprattutto, far perdere tempo prezioso a tutti.

Due ruoli, due mondi

Ecco un breve promemoria che può fare chiarezza:

  • Contabile: si occupa di gestire documenti fiscali, fatture, bilanci, rapporti con banche e fornitori.
  • Preventivista: analizza capitolati, prepara computi metrici e offerte, elabora costi di progetto e supporta i tecnici nella partecipazione a gare.

Ruoli molto diversi, che richiedono competenze specifiche e approcci totalmente differenti.

Perché è importante saperlo?

Perché scegliere le parole giuste nella fase di selezione significa avviare una ricerca mirata, attrarre i candidati corretti e accelerare il processo di inserimento.
Da recruiter specializzati nel mondo delle costruzioni, il nostro valore non sta solo nel “ricevere CV”, ma nel tradurre davvero le esigenze delle aziende in profili concreti.

Conoscere il settore
Evitare errori di valutazione
Risparmiare tempo
Portare in squadra la persona giusta, al primo colpo

Guarda il video completo con Alice, la nostra technical recruiter, e scopri come una semplice telefonata può fare la differenza tra una ricerca efficace… e una confusione di ruoli.


Hai ancora dubbi tra contabile e preventivista?
Contattaci e troviamo insieme il profilo che stai davvero cercando.

Due anni per contratti a tempo indeterminato, o durata del rapporto più tre mesi per altri contratti.

I principali vantaggi includono: colmare il gap di competenze tecniche specializzate, accesso a un pool di talenti internazionale e stimolo all'innovazione.

Le sfide principali sono il riconoscimento delle qualifiche professionali, le barriere linguistiche e culturali e la gestione della diversità culturale sul posto di lavoro.

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Bonus edilizi in calo: il “rimbalzo” del lavoro sommerso e le responsabilità di un settore che deve guardare oltre gli incentivi

La stagione dei maxi–incentivi sta volgendo al termine. Nei primi quattro mesi del 2025 i lavori agevolati sono scesi da 11,5 miliardi a 9,6 miliardi di euro – un calo secco di quasi il 17 %.
Su base annua, la stima si allarga: meno 10 miliardi per le ristrutturazioni residenziali e, secondo Ance, meno 23 miliardi se si considera l’intero comparto, agevolato o meno.

Il motivo è noto: l’“interruttore” dei bonus casa si è abbassato. Aliquote ridotte, finestre più strette, prospettiva di ulteriori tagli con la prossima legge di Bilancio. Risultato? I cantieri partono più lentamente, gli ordini scendono e – come se nulla fosse accaduto negli ultimi tre anni – torna a farsi largo l’ombra del lavoro in nero.

2. Il ritorno (prevedibile) del sommerso

Secondo CNA, la tentazione del sommerso potrebbe riguardare un immobile su tre: circa dieci milioni di case. Non parliamo di grandi cantieri, ma di interventi “domestici” dal profilo apparentemente innocuo:

  • sostituzione di infissi o serramenti dove il bonus scende al 36 %;
  • installazione di condizionatori o caldaiette a gas, ormai escluse da qualunque agevolazione;
  • piccole manutenzioni interne che non richiedono permessi o Scia.

Sono lavorazioni rapide, difficili da intercettare, poco appetibili se il cliente deve anticipare tutto il costo e attendere dieci anni di detrazioni. In assenza di alternative, la richiesta di “sconto senza fattura” torna drammaticamente attuale.

3. Il boomerang per le casse pubbliche

Ridurre gli incentivi, sulla carta, porta risparmi immediati. Sulla pratica, però, il calo dei lavori ufficiali significa:

  • meno Iva incassata;
  • meno Irpef e Ires sulle imprese;
  • più ricorso alla cassa integrazione;
  • una filiera meno tracciata, con maggiori costi di vigilanza.

È un paradosso: si rinuncia a gettito certo oggi, per evitare detrazioni distribuite in dieci anni e – se non bastasse – si rischia di alimentare un mercato parallelo che drena ulteriore fiscalità.

4. Le seconde case: l’anello debole

Il sommerso trova terreno fertile nelle abitazioni che non possono più accedere alla detrazione massima del 50 %: seconde case affittate, in comodato o semplicemente “a disposizione”. Parliamo di oltre 10 milioni di unità su 32,7 milioni: quasi un terzo del patrimonio. A queste si aggiungono i proprietari con reddito troppo basso (incapienti) o troppo alto (detrazione decurtata). Per queste fasce, la convenienza a ristrutturare “in chiaro” si restringe al minimo.

5. L’errore di dipendere dai bonus

L’ondata di incentivi ha spinto molte imprese a strutturarsi su un solo modello di business: acquisire commesse “trainate” dalle detrazioni, con margini assicurati e pagamenti gestiti dai portali delle cessioni. Oggi, con la domanda in frenata, la rincorsa ai clienti riapre due fronti:

  1. Offerte creative (rate a interessi zero, pacchetti “chiavi in mano”) che assorbono liquidità e aumentano il rischio finanziario.
  2. Semplificazioni drastiche (leggasi: lavoro sommerso) che abbattono i costi ma riducono qualità, sicurezza e legalità.

Entrambe le strade sono scorciatoie. Nessuna garantisce stabilità a medio termine.

6. Che cosa serve davvero

Programmi stabili, non maxi–agevolazioni a intermittenza. È illusorio pensare che il settore si regoli con “on/off” periodici. Servono strumenti strutturali, calibrati sulle diverse fasce di reddito, e incentivi che non creino dipendenza ma accompagnino l’innovazione (efficientamento, digitalizzazione, sicurezza).

Controlli e cultura della legalità. La riduzione dei bonus non può tradursi in un tacito via libera al nero. Occorre potenziare ispezioni, premiare le filiere certificate, diffondere protocolli di tracciabilità delle forniture.

Formazione e qualificazione. Se il mercato cambia, cambiano anche le competenze: project control, contabilità di cantiere, gestione finanziaria, canali digitali. Investire in know‑how è la sola alternativa sostenibile alla guerra dei prezzi (o alla scorciatoia del sommerso).

Il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui il settore delle costruzioni ha scelto di tornare indietro – riscoprendo il lavoro in nero – oppure di fare un salto di qualità verso trasparenza e professionalità, indipendentemente dai bonus.

Le decisioni che istituzioni, associazioni e imprese prenderanno oggi definiranno l’edilizia di domani. Un domani che non è poi così lontano: basta un click sul cronoprogramma per accorgersi che il futuro è già in corso d’opera. Sta a noi decidere con che materiali – e con che regole – costruirlo.


Come possiamo aiutarti

Siamo la prima agenzia del lavoro specializzata in edilizia e infrastrutture: ogni giorno supportiamo imprese nella ricerca di talenti in grado di fare la differenza, anche nei ruoli più tecnici e strategici come quelli legati a reclami e controversie.

Hai bisogno di integrare queste competenze nella tua azienda?
Oppure sei un professionista in cerca di nuove opportunità in questo ambito?

Contattaci oggi stesso.
Ti aiutiamo a costruire un team capace di affrontare ogni sfida con solidità, competenza e visione.

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Reclami e Controversie in Edilizia: Perché Gestirli Bene È Fondamentale

Nel settore delle costruzioni, ogni progetto è un ecosistema complesso. Committenti, appaltatori, subappaltatori, fornitori e consulenti si muovono in un contesto dinamico, dove gli imprevisti non sono un’eccezione, ma parte integrante del percorso.

Proprio in questo scenario, reclami e controversie diventano strumenti fondamentali per tutelare tempi, costi e risultati. Ma vanno conosciuti, gestiti e anticipati con competenza.

Reclami e Controversie: di cosa parliamo esattamente?

Nel linguaggio del settore:

  • Reclami (claims) sono richieste formali che riguardano estensioni dei tempi contrattuali, costi aggiuntivi o modifiche alle condizioni iniziali. Possono derivare da eventi imprevisti, ritardi, interferenze, cambiamenti progettuali.
  • Controversie (disputes) nascono quando non si trova un accordo sul reclamo. Da lì si può arrivare a disaccordi formali, arbitrati o procedimenti legali.

Sono due facce della stessa medaglia: se ben gestite, possono garantire equilibrio e continuità nei rapporti. Se trascurate, possono diventare un danno per tutte le parti coinvolte.


Perché è fondamentale saperli gestire?

Una gestione efficace non è solo una tutela contrattuale: è una leva strategica per ogni impresa o professionista.
Ecco perché:

1. Proteggono la redditività dei progetti

Un reclamo ben documentato può salvare un margine. Una controversia ben condotta può evitare una perdita.

2. Salvaguardano i rapporti tra le parti

Gestire una richiesta con trasparenza e metodo permette di mantenere relazioni professionali solide, anche nei momenti di crisi.

3. Migliorano la reputazione aziendale

Un’impresa che sa affrontare queste situazioni con serietà e competenza trasmette affidabilità. E nel settore, la reputazione è tutto.

4. Aiutano a prevenire errori futuri

Analizzare l’origine di un reclamo o di una controversia consente di individuare punti critici nei processi e correggerli in ottica di miglioramento continuo.


Servono competenze specifiche

Chi gestisce reclami e controversie deve avere:

  • Conoscenze tecniche, per comprendere il contesto progettuale.
  • Competenze contrattuali e legali, per muoversi tra normative e clausole.
  • Abilità relazionali e di negoziazione, per mediare tra le parti e trovare soluzioni.
  • Capacità di documentazione e analisi, per supportare ogni azione con dati concreti.

Non sono solo “esperti legali in cantiere”. Sono professionisti trasversali, capaci di influire direttamente sulla buona riuscita dei progetti.


Come possiamo aiutarti

In geoJOB Recruitment conosciamo bene il valore di queste figure.
Siamo la prima agenzia del lavoro specializzata in edilizia e infrastrutture: ogni giorno supportiamo imprese nella ricerca di talenti in grado di fare la differenza, anche nei ruoli più tecnici e strategici come quelli legati a reclami e controversie.

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