GeoJOB si racconta – Matteo

Lavorare nelle risorse umane è un compito complesso e richiede competenze che vanno al di là della semplice professione. 

Continuiamo la raccolta delle interviste ai recruiter di GeoJOB, oggi è il turno di Matteo.

Risorse umane significa solamente avere a che fare con colloqui e buste paghe?

Matteo: Il nostro è un lavoro altamente stratificato, non esistono solamente colloqui e buste paga. Certamente una piccola parte di chi lavora nel settore si occupa di quello che si chiama pay-roll, quindi elaborazione delle buste paga e cedolini, ma c’è anche una considerevole parte di recruiting in cui il lavoro principale consiste nell’intrattenere e stabilire rapporti con i nostri clienti soprattutto attraverso colloqui. 

In pochi ne parlano ma la formazione è fondamentale per chi fa un lavoro come il mio: ad esempio, io mi sono formato in psicologia e tutt’ora sono psicologo, ma da quando ho iniziato a lavorare in GeoJob quotidianamente mi trovo ad approfondire e “studiare” le singole figure tecniche con cui ogni giorno mi interfaccio. Senza questa parte di formazione non potrei certamente svolgere al meglio il mio lavoro, magari avessi solo colloqui e buste paga!

Quale pensi sia la mansione più complessa di chi lavora come hr recruiter?

Matteo: La mansione più complessa, a mio parere, è seguire il candidato in quella fase che io chiamo di accompagnamento lungo l’intero iter di selezione. In ogni cambiamento della vita, anche quello lavorativo, la paura e il timore del cambiamento possono agire da “freno a mano”, piuttosto che da molla motivazionale per lo sviluppo della carriera lavorativa del singolo candidato. Quindi credo che la mansione più difficile sia “essere un po’ psicologi”, ovvero far sentire al candidato il nostro sostegno, e fornirgli tutto l’aiuto necessario per intraprendere la nuova esperienza professionale distaccandosi dal luogo sicuro, protetto e conosciuto, che è la sua azienda di provenienza. 

Il consiglio nazionale ordine psicologi ha da poco pubblicato i risultati di una ricerca molto interessante secondo cui la salute mentale dei lavoratori italiani è all’ultimo posto in Europa al pari merito con il Giappone. Quali riflessioni ti senti di fare in merito a ciò in rapporto col tuo lavoro? 

Matteo: in Italia la cultura del lavoro da più importanza alla quantità del tempo lavorato piuttosto che la qualità di come hai lavorato in quel tempo. Da questo punto di vista si presta sempre attenzione al monte ore a scapito invece di rendere quel tempo funzionale al raggiungimento di obiettivi specifici. Quindi alla luce di tutto questo è ovvio che la salute mentale sia in netto peggioramento nel momento in cui l’aspetto principale e ciò che per molte aziende conta davvero è lavorare anche al di fuori dell’orario lavorativo senza invece stabilire un netto confine tra vita lavorativa e vita professionale.

Pensi che lo smart working o la settimana lavorativa di quattro giorni sia un vantaggio o uno svantaggio per ridurre il carico di stress sul lavoro al giorno d’oggi?

Matteo: Con la pandemia le persone hanno capito che può bastare davvero poco per porre fine alla loro vita e le nuove generazioni sono ben distanti dalle generazioni dei nostri genitori o dei nostri nonni, secondo cui il lavoro coincideva con la vita personale di ciascuno. 

Data questa premessa, io penso che la modalità di lavoro ibrida permetta di mantenere in equilibrio la bilancia tra vita lavorativa e vita personale, conciliando questi due modi di vedere il mondo, dedicando il giusto tempo al lavoro e una restante parte alla vita personale di ciascuno di noi fatta di interessi, relazioni interpersonali e nuovi stimoli.

Ultima domanda, che consiglio indispensabile ti sentiresti di dare a chi sta inoltrando la sua candidatura per lavorare nelle risorse umane di una qualsiasi azienda?

Matteo: il mio consiglio è quello di essere estremamente empatici. Tante volte ci troviamo a che fare con persone che sono smarrite nel loro ruolo o semplicemente si trovano in una situazione di estrema difficoltà; queste persone mettono nelle nostre mani speranze e aspettative per il loro futuro. Quindi il mio consiglio è: essere estremamente gentili. Non c’è niente di più importante che avere tra le proprie mani i bisogni e le aspettative di una persona che si affida completamente a noi.

Leggi l’intervista di Fabio e di Estefany

Reti di imprese. Il ruolo dei manager nel settore delle costruzioni: competenze, richieste e sfide.

Crescono le imprese che vogliono rimanere competitive. Il settore delle costruzioni continua a cambiare e nuove opportunità emergono costantemente. 

In questo scenario, i manager del domani hanno un’opportunità unica di trarre vantaggio dalla collaborazione tra imprese attraverso reti di imprese o associazioni di imprese, per partecipare a progetti di maggiore interesse e dimensione. La figura del manager in questi contesti diventa fondamentale per coordinare e monitorare il lavoro delle varie imprese coinvolte, garantendo il successo del progetto.

La forza del gruppo e la competizione con aziende più grandi:

Creare reti di imprese più piccole offre un vantaggio significativo per competere con aziende più grandi ed organizzate. 

Quando imprese di dimensioni minori uniscono le loro risorse, competenze e conoscenze, diventano un gruppo più forte e capace di affrontare le sfide poste dalle grandi aziende del settore.
Grazie alla collaborazione e alla condivisione delle responsabilità all’interno della rete, queste imprese possono migliorare la loro efficienza, ridurre i costi e offrire soluzioni più competitive ai loro clienti.

Inoltre, le reti di imprese possono sfruttare l’agilità e la flessibilità tipiche delle piccole e medie imprese, permettendo loro di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di rispondere prontamente alle esigenze dei clienti. Questo approccio collettivo consente alle imprese di competere con successo con i giganti del settore, offrendo soluzioni innovative e personalizzate che possono soddisfare le esigenze di un’ampia varietà di progetti e clienti.

Le sfide della gestione delle reti di imprese:

Tuttavia, gestire una rete di imprese nel settore delle costruzioni può essere complesso e comporta diverse sfide. Abbiamo visto in passato imprese che hanno tentato di creare tali collaborazioni, ma hanno incontrato difficoltà nella gestione, causando in alcuni casi il fallimento del progetto. La coordinazione delle diverse attività, la risoluzione dei conflitti e la gestione dei rischi sono solo alcune delle sfide che i manager devono affrontare in questi contesti.

L’importanza di una figura terza esperta:

Per superare queste sfide e garantire il successo dei progetti, è cruciale avere una figura terza esperta che possa coordinare e monitorare il lavoro delle imprese coinvolte. Questo manager deve avere una vasta esperienza nel settore delle costruzioni, oltre a solide competenze in materia di gestione, comunicazione e risoluzione dei problemi. Inoltre, è fondamentale che questa figura sia imparziale e indipendente, in modo da poter agire nel migliore interesse del progetto e delle imprese coinvolte.

Le reti di imprese nel settore delle costruzioni offrono grandi opportunità per lae crescita e l’innovazione. Per sfruttare appieno questo momento, è essenziale avere una figura manageriale esperta e competente che possa coordinare e monitorare il lavoro delle imprese coinvolte, garantendo il successo del progetto.

Abbiamo da poco parlato di Project management con l’Architetto Luca Vailati, puoi leggere l’articolo e ascoltare il video.

GeoJOB si racconta – Fabio


Lavorare nelle risorse umane è un compito complesso e richiede competenze che vanno al di la della semplice professione. 

Continuiamo la raccolta delle interviste ai recruiter di GeoJOB, oggi è il turno di Fabio

Risorse umane significa solamente avere a che fare con colloqui e buste paghe?

Fabio: principalmente no, ovviamente noi nel nostro lavoro abbiamo a che fare con i colloqui che sono la mansione all’ordine del giorno, ma il settore risorse umane è molto più ampio. 

In un’azienda, le risorse umane aiutano nella gestione dell’organico interno garantendo un’attenzione particolare alla sfera psicologica dei dipendenti oltre che elaborare cedolini e buste paghe. 

Quale pensi sia la mansione più complessa di chi lavora come hr recruiter?

Fabio: riuscire a trovare una persona che centra tutti i punti richiesti dalla ricerca è, a mio avviso, la sfida maggiore che come hr recruiter mi trovo a dover affrontare ogni giorno; oltre a questo, ci vuole esperienza per riuscire a gestire, sia a livello personale che lavorativo, i tanti rifiuti che subiamo o rincorrere le persone che inevitabilmente dopo un po’ spariscono nel nulla e rintracciarle diventa davvero molto difficile.

Pensi che questo sia davvero un lavoro senza stress?

Fabio: Assolutamente no, secondo il mio punto di vista non esistono lavori senza stress ma ogni ogni mansione ha la sua quota base di stress che può essere più o meno elevata a seconda del periodo lavorativo. Il nostro è un lavoro molto stressante soprattutto perché abbiamo a che fare con clienti che ci manifestano una certa urgenza: da una parte le aziende richiedono figure lavorative da inserire all’interno dell’organico il prima possibile e dall’altra ci sono i candidati che magari sono anche in stato di disoccupazione e cercano un lavoro il prima possibile. Inoltre le commesse provenienti dalle aziende possono essere anche per più posizioni lavorative e simultaneamente dobbiamo ricercare più figure lavorative: questo è un esempio in cui il carico di stress può essere più elevato.

Il consiglio nazionale ordine psicologi ha da poco pubblicato i risultati di una ricerca molto interessante secondo cui la salute mentale dei lavoratori italiani è all’ultimo posto in Europa al pari merito con il Giappone. Quali riflessioni ti senti di fare in merito a ciò in rapporto col tuo lavoro? 

Fabio: entro in contatto ogni giorno con molte persone e ascolto anche i loro problemi: ci sono persone che vogliono cambiare lavoro perché si sentono insoddisfatti, hanno spesso l’ansia e non stanno bene nel posto in cui sono. 

Pensi che lo smart working o la settimana lavorativa di quattro giorni sia un vantaggio o uno svantaggio per ridurre il carico di stress sul lavoro al giorno d’oggi?

Fabio: penso che il lavoro in modalità ibrida possa aumentare la produttività lavorativa e contemporaneamente diminuire lo stress. Così facendo le persone riescono a conciliare meglio la loro vita privata con la vita lavorativa trovando un equilibrio tra queste due sfere importantissime.

Ultima domanda, che consiglio indispensabile ti sentiresti di dare a chi sta inoltrando la sua candidatura per lavorare nelle risorse umane di una qualsiasi azienda?

Fabio: il mio consiglio è di essere sé stessi, affinare le proprie capacità empatiche e di essere curiosi. Sono qualità fondamentali per lavorare con le persone e per indagare alla scoperta delle loro qualità. 

L’importanza del Project Management e del BIM nell’edilizia: intervista all’architetto Luca Vailati


Abbiamo intervistato l’architetto Luca Vailati, un esperto nel settore del project management e della tecnologia BIM (Building Information Modeling). Dopo aver lavorato all’estero, in particolare in Qatar, Vailati è tornato in Italia per contribuire al settore dell’edilizia con le sue competenze e la sua esperienza internazionale.

Durante la sua carriera in Qatar, Vailati ha lavorato a progetti di grande scala, tra cui la realizzazione della metropolitana di Doha. Un cantiere molto complesso se pensiamo che in pochi anni siano stati costruite 3 linee, per un totale di 37 stazioni e una lunghezza complessiva di 76 km.

Tornato in Italia, ha fondato “Value” una società di servizi che offre project management e gestione di progetti a 360 gradi, puntando a soddisfare la crescente domanda per figure professionali come project manager e BIM manager.

https://youtu.be/n_zA_CMmtrw

Luca, quali sono le opportunità per il settore del project management in Italia?

E’ sempre più evidente l’importanza di un approccio integrato nella gestione dei progetti, in particolare per le piccole e medie imprese.
Il project manager, infatti, può seguire per intero tutto un ciclo produttivo, sia che il prodotto sia un edificio, sia che il prodotto sia una start-up o qualcosa di più intellettuale.

Il PNRR porta in Italia lavori più completi e complessi e le aziende cercano competenze che ad oggi in Italia scarseggiano.

Ti riferisci ai progettisti BIM?

La tecnologia BIM, facilita la progettazione e l’esecuzione dei lavori, perchè permette a tutti i progettisti di lavorare insieme per costruire un modello integrato.
All’estero, in particolare nei paesi anglosassoni, l’uso del BIM è molto diffuso e utilizzato in quasi tutti i progetti. In Italia, tuttavia, siamo ancora un po’ indietro, anche se la situazione sta migliorando.

Però adesso l’esigenza è quella di avere più progettisti BIM in Italia perché i lavori richiedono velocità di progettazione e realizzazione. Per fare questo servono più persone e quindi più professionisti. 

La possibilità di lavorare anche a distanza permette di creare team di progettisti che collaborano potenzialmente da tutto il mondo. E di conseguenza il Project Manager riveste ruoli sempre più strategici per le imprese.

Le nostre considerazioni.

Nell’intervista con l’Architetto Luca Vailati abbiamo visto che il mondo dell’edilizia sta sicuramente vivendo un nuovo momento di innovazione e cambiamento. 

Per le imprese che possono crescere e trasformarsi con collaboratori che non devono necessariamente essere localizzati dove ha sede l’azienda.

Per i lavoratori che possono offrire i loro servizi in remoto e gestire progetti più interessanti e stimolanti.

Alla base di tutto c’è sicuramente il bisogno di non fermarsi e di continuare ad apprendere nuove metodologie, imparare ad usare nuovi strumenti e formarsi costantemente.

GeoJOB si racconta – Estefany


Lavorare nelle risorse umane è un compito complesso e coinvolge molte più attività di quanto si creda. Molti pensano che significhi solo buste paga e colloqui, ma non è tutto! Abbiamo posto delle domande a Estefany, Fabio, Matteo e Vittorio di GeoJob per aiutarci a sfatare questi luoghi comuni.  Ci offriranno una prospettiva diretta su questo importante settore.

La prima intervista è di Estefany

Risorse umane significa solamente avere a che fare con colloqui e buste paghe?

Estefany: quando parliamo di risorse umane abbiamo a che fare con un reparto davvero ampio che comprende molte attività oltre che quelle che sono state appena citate. Per esempio chi lavora nelle risorse umane si occupa anche di formazione del personale, gestione delle pratiche aziendali e anche mantenimento del clima aziendale. 

C’è un mondo sconosciuto ai più dietro alla parola HR. 

Quale pensi sia la mansione più complessa di chi lavora come hr recruiter?

Estefany: la mansione più complessa è fare match tra le richieste del cliente e le caratteristiche personali e professionali del candidato. Trovare un candidato perfetto, che risponda a tutte le richieste dell’azienda è un compito difficilissimo, spesso impossibile. Noi come recruiter dobbiamo andare oltre e riuscire ad individuare la figura in grado di soddisfare le esigenze del cliente e di formarsi per apprendere rapidamente le mansioni che non conosce. 

Pensi che questo sia davvero un lavoro senza stress?

Estefany: ci piacerebbe, ma lavorare con le persone, conoscerle, ascoltare le loro parole per indagare e scoprirne i punti di forza, di debolezza e le loro esigenze richiede grande attenzione e concentrazione. 

Il consiglio nazionale ordine psicologi ha da poco pubblicato i risultati di una ricerca molto interessante secondo cui la salute mentale dei lavoratori italiani è all’ultimo posto in Europa al pari merito con il Giappone. Quali riflessioni ti senti di fare in merito a ciò in rapporto col tuo lavoro? 

Estefany: noi lavoratori italiani più giovani ci trasciniamo da molto tempo una cultura del lavoro tossica che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti dei nostri padri e dei nostri nonni. Prima c’era l’idea secondo cui il lavoro era l’unico aspetto che davvero contava nella vita di una persona a scapito della propria vita personale. Le generazioni prima delle nostre avevano questa concezione erronea secondo cui lavorare tante ore significava necessariamente lavorare molto bene: per un capo, infatti, stare in ufficio 12 ore significava inevitabilmente un lavoro di qualità e gran parte delle nuove generazioni hanno ancora in testa questo ideale a mio avviso profondamente sbagliato.

Pensi che lo smart working o la settimana lavorativa di quattro giorni sia un vantaggio o uno svantaggio per ridurre il carico di stress sul lavoro al giorno d’oggi?

Estefany: è innegabile che lo smart working o la modalità di lavoro cosiddetta ibrida sia un vantaggio per i lavoratori perché è una condizione che permette un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita personale. Per quanto riguarda la settimana corta, o settimana da quattro giorni, io penso che non ci siano abbastanza studi per poter spiegare i possibili benefici o meno di questa modalità di lavoro.

Ultima domanda, che consiglio indispensabile ti sentiresti di dare a chi sta inoltrando la sua candidatura per lavorare nelle risorse umane di una qualsiasi azienda?

Estefany: io gli chiederei di fare una riflessione e di porsi alcune domande: “sono davvero una persona predisposta, orientata all’obiettivo, sono una persona a cui piace stare a stretto contatto con le persone e gestire le situazioni critiche che un lavoro di questo tipo potrebbe comportare?”

Le competenze essenziali per diventare preventivista edile.

Il settore delle costruzioni è in continua evoluzione, e in questo contesto, la figura del preventivista edile sta guadagnando sempre più importanza.
Questo professionista non si limita a chiedere preventivi e gestire i costi dell’impresa, ma richiede una serie di competenze tecniche e conoscenze specifiche per garantire il successo di un progetto edilizio. Inoltre, la crescente domanda di questa figura professionale offre nuove opportunità per i giovani che desiderano intraprendere una carriera nel mondo dell’edilizia.

le competenze chiave per diventare preventivista edile. Ricerca e selezione di lavoro per edilizia e i cantieri.

Scopriamo insieme quali sono le competenze necessarie per diventare un preventivista edile di successo.

1. Conoscenza tecnica del cantiere

Un preventivista edile deve saper “leggere” un capitolato d’appalto ed avere una solida conoscenza delle diverse fasi di costruzione, dalle fondazioni fino alla realizzazione dei dettagli architettonici. Questo gli permetterà di valutare accuratamente i tempi, i costi e le risorse necessarie per completare l’opera.

2. Capacità di pianificazione e organizzazione

Il preventivista deve essere in grado di pianificare tutte le lavorazioni in modo efficiente, considerando la durata delle singole fasi, i ritmi di cantiere e le eventuali interazioni tra i diversi operatori e professionisti coinvolti.

Diventa infatti fondamentale considerare già in fase di preventivazione eventuali difficoltà operative.

3. Conoscenza dei mezzi e delle attrezzature

Per elaborare un preventivo accurato, è fondamentale anche conoscere i mezzi e le attrezzature che saranno messe in campo per costruire e consegnare i materiali. 

Il preventivista deve essere aggiornato sulle ultime tecnologie e soluzioni disponibili nel settore, al fine di garantire efficienza e risparmio.
Per lui l’ottimizzazione dei costi significherà avere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza e garantire alla propria impresa un guadagno superiore sui lavori. 

4. Conoscenza degli spazi e capacità di anticipare problemi

Un buon preventivista deve essere in grado di valutare gli spazi disponibili e prevedere eventuali problemi che potrebbero verificarsi durante la realizzazione del progetto. Questo include la gestione degli spazi di cantiere, l’organizzazione della logistica e la valutazione di eventuali ostacoli o vincoli ambientali e urbanistici.

Per fare questo sono fondamentali capacità di relazione, comunicazione e negoziazione.

5. Competenze comunicative e di negoziazione

Infine, un preventivista edile deve possedere ottime competenze comunicative e relazionali. La bravura nel coinvolgere nel suo lavoro diverse figure tecniche e amministrative farà la differenza nel suo lavoro. Le competenze di negoziazione invece, sono utili in quanto spesso si troverà a interfacciarsi con fornitori, clienti e altri professionisti coinvolti nel progetto. Dovrà essere in grado di presentare e difendere il suo preventivo, garantendo trasparenza e credibilità.

Grazie alle competenze multidisciplinari richieste, questa professione offre interessanti opportunità di crescita professionale per i giovani che ambiscono a una carriera nel mondo dell’edilizia. 

Dominare le competenze sopra descritte consentirà ai preventivisti di assicurare il successo dei progetti, ottimizzando i costi e migliorando l’efficienza dei cantieri. 

Se stai considerando di intraprendere questa sfidante carriera, investi nel tuo futuro formativo e inizia a costruire le basi per un percorso professionale gratificante e ricco di soddisfazioni.

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Perché le persone arrivano a completare l’iter di selezione ma poi non accettano?

Noi di GeoJob, agenzia per il lavoro, quotidianamente siamo immersi in tantissime richieste provenienti sia da aziende del settore edilizio che di persone attualmente alla ricerca di una nuova occupazione e che in tempi rapidi si auspicano di poter concludere con successo una selezione lavorativa.

Nella maggior parte dei casi, fortunatamente dopo le diverse fasi di selezione, la scelta va a buon fine ma possono capitare purtroppo degli intoppi imprevisti, tra i quali che il candidato rifiuti l’offerta dell’azienda per cui si è candidato.

Tutto questo però sembra paradossale: la persona che ha rifiutato è la stessa che si è candidata e che ha fatto diversi colloqui per quella posizione ma nonostante tutto questo, il rapporto di lavoro non decolla.

Grazie all’esperienza maturata sul campo e alle conoscenze derivanti dalla psicologia del lavoro, abbiamo individuato più di una motivazione che spinge un candidato a rifiutare una proposta di lavoro che, apparentemente, lo interessava:

  • Il candidato non ha avuto il coraggio di esprimere apertamente i suoi desideri e le sue effettive esigenze durante il colloquio: arrivato dunque alla firma del contratto e preoccupato delle sue esigenze inespresse che non potranno essere soddisfatte decide allora di ritirarsi dalla selezione.
  • L’azienda a cui è attualmente legato potrebbe avergli presentato una “contro-offerta di lavoro” offrendogli uno stipendio maggiore, confort e benefit ai quali il candidato non ha potuto rifiutare.
  • La novità spaventa e uscire dalla propria zona di comfort suscita sempre un certo timore.

E’ proprio su quest’ultimo punto che vogliamo porre l’attenzione: il candidato ha seguito l’iter di reclutamento perché attirato da un’offerta di lavoro interessante e spinto dal desiderio di novità, ma alla fine entra in gioco il dubbio e la paura di lasciare una posizione, magari meno retribuita, ma sicura. 

La paura del cambiamento

Da un punto di vista psicologico il cambiamento significa inevitabilmente lasciare un posto di lavoro sicuro e collaudato, le proprie certezze e la propria routine, per fare ingresso in un ambiente del tutto nuovo.

Iniziare un nuovo impiego implica doversi rimettere in gioco in un ambiente completamente nuovo, con colleghi nuovi routine profondamente diverse e questo, anche nel caso in cui la retribuzione dovesse essere più elevata, fa entrare in gioco la paura. 

Quindi noi agenzie del lavoro come possiamo fare per ridurre al minimo la possibilità che il candidato rifiuti un’offerta lavorativa?

Sicuramente dobbiamo essere anche noi “un po’ psicologi”: di fondamentale importanza è la nostra precisa capacità di lettura della sincerità della persona che abbiamo di fronte.

Bisogna capire e concentrarci durante i colloqui di lavoro a fondo sulle motivazioni profonde del candidato che abbiamo intenzione di selezionare: è un elemento fondamentale che permette di portare a termine la selezione ottenendo la reale soddisfazione di tutte le parti in gioco.

Inoltre grazie a questi passaggi acquisiamo informazioni aggiuntive sul carattere e sulla personalità del candidato, elementi utili al fine di avere un’idea più precisa della situazione personale.

Quali sono i vantaggi della Digitalizzazione e dell’innovazione in edilizia?


Digitalizzazione nell’edilizia

Durante le ultime giornate dell’Executive Master per il management delle costruzioni le lezioni hanno toccato le tematiche dell’innovazione e della digitalizzazione nel mondo dell’edilizia. 

Vogliamo condividere con i nostri lettori le informazioni più importanti che siamo convinti debbano essere conosciute da tutte le figure che operano nel mondo dell’edilizia e delle costruzioni. 

Era digitale

In questa era digitale, molte industrie stanno adottando tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza e la produttività. L’industria dell’edilizia non fa eccezione: la digitalizzazione sta cambiando il modo in cui gli edifici vengono progettati, costruiti e gestiti.

L’industrializzazione dei processi costruttivi la si vede già in tante tecnologie in fase di sviluppo, di ricerca e di applicazione. 

Noi con questo articolo vogliamo porre l’accento sugli aspetti legati alla gestione e al management dei cantieri.

Quando parliamo di digitalizzazione dei processi edilizi intendiamo l’uso delle tecnologie digitali per migliorare l’efficienza, la qualità e la sicurezza delle attività nel settore dell’edilizia. 

Digitalizzazione nella progettazione

Una delle maggiori sfide nella progettazione di edifici è la collaborazione tra i vari professionisti coinvolti: architetti, ingegneri, imprenditori edili, fornitori e così via. 

La digitalizzazione ha contribuito negli ultimi decenni a creare ambienti di collaborazione sempre più immersivi e collaborativi. Basti pensare ai software offerti da aziende come Cisco, Microsoft, Google ecc… che avvicinano team lontani e rendono veloci e pratiche sia le riunioni che la progettazione a più mani.

La tecnologia digitale può aiutare a superare sfide insidiose, consentendo a tutte le parti interessate di lavorare su un unico modello di dati dell’edificio (BIM) in tempo reale. 

L’obiettivo del sistema BIM è quello di consentire di ridurre gli errori di progettazione, migliorare la comunicazione e aumentare l’efficienza complessiva del progetto. 

Non tutto ciò che luccica è oro, infatti se è vero che sulla carta, o meglio su schermo, la progettazione e la gestione col BIM sia semplice ed immediata, è vero anche che in campo applicativo c’è ancora tantissimo da lavorare per rendere il processo semplice e fruibile in tutti i cantieri. 

La realtà aumentata e gli ambienti di realtà virtuale possono migliorare ancora di più la precisione del design. Ad esempio si possono visualizzare in modo tridimensionale e in tempo reale i progetti e intervenire in eventuali modifiche prima che sia costruito. 

Formazione avanzata

La realtà virtuale è sempre più utilizzata nei processi di formazione. 

Questi sistemi sono già in uso per la preparazione e la specializzazione di nuovi tecnici all’uso di mezzi e macchinari da cantiere.

Con l’ausilio di simulatori professionali si possono fare ore ed ore di pratica nell’uso di escavatori, perforatrici, gru ecc… riducendo i rischi, le responsabilità e di conseguenza velocizzando il processo di apprendimento.

I visori sono utilizzati anche in campo di sicurezza negli ambienti di lavoro. L’esperienza totalmente immersiva permette di simulare incidenti in cantiere o cadute dall’alto.  Questo risveglia negli operatori la responsabilità e li richiama ad una maggiore attenzione durante i lavori. 

Digitalizzazione nella costruzione

La digitalizzazione può anche avere un impatto significativo sulla fase di costruzione di un edificio. 

La tecnologia di automazione degli edifici può aiutare a controllare e gestire gli impianti meccanici ed elettrici, ottimizzare l’uso dell’energia, migliorare la sicurezza dei lavoratori in fase di costruzione e degli occupanti degli edifici. L’uso di robot e stampanti 3D può consentire di costruire parti dell’edificio in modo più efficiente e preciso sia in cantiere che nella realizzazione di parti prefabbricate. 

Digitalizzazione nella gestione

Dopo la costruzione, la digitalizzazione sta avendo un impatto piacevolmente positivo sulla gestione dei cantieri prima e del costruito poi. 

Durante la preparazione e la realizzazione dei cantieri gli strumenti digitali danno un grande supporto per terminare prima e meglio i lavori. 

I vantaggi principali che portano queste tecnologie:

  • Riducono le incertezze e i ritardi dovuti a errori o mancanza di informazioni; 
  • Archiviazione elettronica dei documenti per facilitare l’accesso e la condivisione tra tutti gli operatori;
  • Analisi avanzate dei dati per ottimizzare le risorse e i processi;
  • Conformità normativa e trasparenza nei rapporti con i clienti e i fornitori;
  • Maggiore flessibilità organizzativa e innovazione.

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale da grande supporto per la conservazione e la catalogazione delle immagini in cantiere. E’ sufficiente usare il motore di ricerca per individuare facilmente la foto cercata in mezzo a migliaia di foto e video in cantiere. 

Oppure individuare prodotti consegnati in cantiere cercando in mezzo a centinaia di documenti di trasporto.

Nel costruito ad esempio, i sensori IoT possono monitorare il consumo di energia, il deterioramento dei materiali e l’uso degli spazi, consentendo di identificare aree di miglioramento e ridurre i costi operativi e di manutenzione e riparazione. 

Sfide e considerazioni

Nonostante i molti vantaggi della digitalizzazione nell’edilizia, ci sono anche alcune sfide da affrontare. Ad esempio, la necessità di investimenti iniziali per l’acquisto di tecnologie e la formazione dei dipendenti, il rischio di dipendenza dalla tecnologia e la necessità di garantire la sicurezza dei dati. 

Tuttavia, se gestite in modo adeguato, queste sfide possono essere superate e la digitalizzazione può portare numerosi benefici a lungo termine.

Il nostro punto di vista.

In conclusione, la digitalizzazione sta cambiando il modo in cui l’edilizia è progettata, costruita e gestita. Con l’adozione di tecnologie avanzate come il BIM, l’automazione degli edifici e l’IoT, l’industria dell’edilizia può diventare più efficiente, sostenibile e sicura. Tuttavia, è importante considerare attentamente le sfide e adottare una strategia ben pianificata per ottenere i massimi benefici dalla digitalizzazione.

 

Employer branding, per attrarre i migliori collaboratori nella tua azienda.

Con la ripartenza del settore delle costruzioni, sembrano introvabili i professionisti per il settore edile, e l’impressione è che l’unico modo per trovare nuovi collaboratori sia quello di offrire stipendi sempre più alti. 

Con questo articolo vogliamo approfondire l’Employer branding e come può essere uno strumento a disposizione delle aziende per attrarre i migliori collaboratori.

Cos’è l’employer branding?

L’employer branding è una strategia importante per attirare i migliori talenti sul mercato del lavoro ed è l’insieme delle attività e delle strategie che un’azienda mette in atto per costruire e promuovere la propria immagine. 

L’obiettivo delle aziende che decidono di mettere in campo azioni di employer branding è fidelizzare i propri dipendenti e di creare le condizioni per “attirare” a colloquio i migliori talenti presenti nel mercato del lavoro.

La forza delle aziende di successo 

Cosa rende le aziende grandi e di successo?

Siamo tutti d’accordo che le persone sono la risorsa principale di un’azienda di successo che si pone obiettivi ambiziosi di crescita, giusto?! 

Per questo è fondamentale trovare le persone giuste che entrino nell’organizzazione con le professionalità necessarie a garantire lo sviluppo e la crescita. 

In un mercato del lavoro sempre più competitivo, uno strumento importante per rappresentare i propri valori e renderli fin da subito oggetto di distinzione all’interno del proprio mercato è rappresentato appunto dall’employer branding che permette di elevare il valore percepito d’impresa. 

employer branding Geojob recruitment

Gli elementi chiave per costruire una forte immagine aziendale includono la cultura aziendale, le opportunità di carriera, i benefici e i programmi di sviluppo dei dipendenti.

Per costruire una forte immagine, le aziende devono innanzitutto identificare i loro valori e la loro cultura aziendale unica. Questo include la missione, i valori e i principi aziendali che guidano il modo in cui l’azienda opera. Inoltre, le aziende devono comunicare chiaramente questi elementi attraverso il loro sito web, i social media e le comunicazioni interne.

Comunicazione: la chiave che apre le porte dell’employer branding

Una volta identificati i propri valori, la mission, e la cultura aziendale il lavoro non è terminato. Bisogna elaborare una strategia comunicativa per far conoscere all’esterno questi valori e dimostrare giornalmente con articoli, post sui social, azioni e atteggiamenti coerenti a chi ci osserva che in questi ci crediamo realmente.

Se è vero che la comunicazione deve essere dedicata ad attirare i talenti e orientare la parte commerciale, è importante tenere in considerazione che i dipendenti devono essere i primi destinatari dei messaggi aziendali.
In questo modo loro diventano ambasciatori per l’azienda e si sentiranno spronati ad attuare atteggiamenti in linea con i valori dell’azienda.

Mostrare il valore dei dipendenti: dimostra che la tua azienda valorizza i dipendenti, ad esempio offrendo opportunità di crescita professionale, benefit, come assicurazione sanitaria e piani pensionistici, equilibrio tra vita lavorativa e privata. Offrire opportunità di carriera e programmi di sviluppo è un’arma efficace per attrarre e trattenere i migliori talenti. Questo può includere programmi di formazione e sviluppo, opportunità di crescita professionale e possibilità di carriera a lungo termine. 

In sintesi, l’employer branding è una strategia fondamentale per le aziende che vogliono attirare e trattenere i migliori talenti e migliorare la loro performance aziendale. 

CHECKLIST: Come fare employer branding? 

Per fare employer branding efficacemente è importante seguire questi passi fondamentali:

  1. Identificare la propria immagine: è importante capire come i dipendenti e i candidati percepiscono l’azienda e quali sono le loro aspettative in termini di cultura aziendale, opportunità di carriera e benefici. Questo può essere ottenuto attraverso sondaggi, interviste e analisi dei dati.
  2. Comunicare chiaramente la propria immagine: una volta che l’immagine dell’azienda è stata identificata, è importante comunicarla chiaramente attraverso il sito web, i social media e le comunicazioni interne. Inoltre, è importante assicurarsi che tutti i dipendenti siano in grado di comunicare in modo coerente l’immagine della società.
  3. Offrire un’esperienza di colloquio positiva: l’esperienza del candidato durante il processo di selezione può influire sul suo giudizio sulla tua azienda e come datore di lavoro. Assicurati che i candidati siano trattati con rispetto e che abbiano un’esperienza positiva durante il processo di selezione. Questo può aiutare a creare una reputazione positiva per la tua azienda e datore di lavoro e attirare altri talenti.
  4. Offrire opportunità di carriera e programmi di sviluppo dei dipendenti: i candidati vogliono sapere che hanno la possibilità di crescere professionalmente all’interno dell’azienda. È quindi importante offrire ai propri dipendenti programmi di formazione e sviluppo, nonché opportunità di carriera a lungo termine.
  5. Offrire benefici competitivi: i candidati vogliono sapere che l’azienda si prende cura dei suoi dipendenti. È quindi importante offrire benefici competitivi, come assicurazione sanitaria e piani pensionistici.
  6. Creare una community: La creazione di una community di dipendenti attuali e passati può aiutare a promuovere la propria immagine di datore di lavoro e a fornire una maggiore trasparenza sulla cultura e sull’ambiente di lavoro dell’azienda.
  7. Fare Employer Branding digitale: utilizzare i canali digitali per promuovere l’immagine dell’azienda, ad esempio attraverso video, foto, testimonianze di dipendenti e post sui social media.

In generale, l’employer branding è un investimento a lungo termine che richiede tempo e dedizione per costruire e mantenere una reputazione positiva come azienda e datore di lavoro. Tuttavia, i risultati possono essere molto gratificanti, poiché possono attirare i migliori talenti sul mercato del lavoro e aumentare la motivazione e la produttività dei dipendenti esistenti.

Se hai una storia da raccontarci o esperienze vissute, scrivici e con piacere ci possiamo confrontare.

geoJOB recruitment Srl è la prima ed unica agenzia per il lavoro dedicata al settore dell’edilizia, impiantistica, engineering & construction.

Storie di cantiere – Giovani e obiettivi

I giovani hanno smesso di appassionarsi ai cantieri? sono interessati solo allo stipendio oppure i problemi sono altri? 

Abbiamo parlato con un partecipante all’Executive Master per il management delle costruzioni organizzato da geoJOB recruitment in collaborazione con Romeo Safety Italia e gli abbiamo chiesto il suo parere. 

Premesso che la carenza di lavoro degli ultimi 15 anni hanno allontanato i giovani dall’edilizia e fatto cambiare mestiere a tanti operai, oggi gran parte degli operai specializzati sono pochi, impegnati e avanti con gli anni. 

Per loro non è semplice seguire i ragazzi, insegnargli il mestiere e contemporaneamente trasmettergli la passione e la visione che ti aiuta a superare le fatiche e le difficoltà che giornalmente scandiscono le giornate di cantiere.

Tutto questo si ripercuote per i ragazzi in una scarsa motivazione che (secondo loro) va colmata con stipendi più alti. 

La verità, secondo chi lavora in cantiere, è che non c’è stipendio che possa darti la spinta giornaliera. Bisogna abbracciare la filosofia del costruttore di sogni, ne avevamo parlato qualche tempo fa nel nostro blog. 

Vittorio Massimo Borgo, amministratore e fondatore di geoJOB dice: “Lavorare per un grande cantiere significa sognare, immaginando sin dall’inizio quello che sarà l’opera completata”

Ecco l’intervista