CORONAVIRUS E EDILIZIA, SI PARLA DI FASE 2. PER LA RIPARTENZA DELLE OPERE PUBBLICHE SERVONO SUBITO 150 MILIARDI, NON 15.

Bisogna replicare il “piano Marshall” altrimenti -27,6% nel 2020 e -19,1 % nel 2021. La peggior crisi dagli anni ’20 del Novecento. Si riuscirà a evitare la catastrofe? 

Opere pubbliche, rilanciare gli investimenti subito, entro fine aprile 2020. Sono 26 le opere che il governo vuole affidare a commissari straordinari con il “decreto Aprile” che valgono un investimento immediato di almeno 15 miliardi di €. Successivamente 150 miliardi, erogati nel corso di 5 anni, un piano Marshall, versione Coronavirus. 

Come e quando riprenderà il settore edile e costruzioni? Ecco le stime

Gli economisti hanno proposto due scenari, uno soft e uno hard, o meglio definito come catastrofico. Partiamo dal bicchiere mezzo pieno. Questa previsione ipotizza che, nella seconda metà dell’anno in corso, il governo riesca a dare un contributo efficiente per la ripresa, approvando quindi il mega stazionamento di 150 miliardi di €.
Ecco i dati: si prevede nel 2020 una riduzione degli investimenti in opere pubbliche del 13% e dell’intero settore del 10,1%, la ripresa? inizierà dal 2021, con una stima del + 5,8% delle opere pubbliche e del + 2,7% dell’intero settore.

Passiamo ora allo scenario catastrofico, nel caso in cui il governo non prenda in considerazione la richiesta di 150 miliardi di € si avrà nel 2020 una caduta del 27,6% (del 42% per le opere pubbliche) e nel 2021 una ulteriore ricaduta del 19,1% (33% per le opere pubbliche)

Cosa è e cosa prevede il New Piano Marshall? 

Tale piano prevede di sbloccare investimenti fermi per un totale di 56 Miliardi, avvalendosi anche di commissari. Non solo, ci sono altri 29 miliardi di investimenti previsti dai contratti di programma di Fs e Anas da far partire e l’approvazione per legge sarebbe un primo dato positivo. 

Passiamo ora ai fondi strutturali, già stanziati dall’Unione Europea nella programmazione 2014-2020 e non ancora utilizzati, poiché destinate a opere urgenti, né servono almeno 10, dei 21 miliardi totali e se questa non è urgenza… Anche un bambino capirebbe che 95 miliardi, (poco meno del 50%) già ci sono, basta solo un’approvazione, arriverà in tempi record? Staremo a vedere, non perdiamo la fiducia. 

Passiamo ora alle due novità più avvincenti della proposta Ance: un «piano Italia» che ha l’obbligo di investire 39 miliardi in due anni, finanziati da un mega-fondo per gli investimenti di comuni e province; e un fondo progettazione che utilizzi in due anni i 3 miliardi di € già destinati alla progettazione degli enti locali.  La funzionalità alla base di questi due fondi è affine: prevede di anticipare al 2020 e al 2021 stanziamenti già previsti nel bilancio dello Stato, ma distribuiti su quindici anni. 

Il pacchetto che l’Ance propone per il decreto aprile prevede ulteriori misure: Il ricorso generalizzato alle piattaforme telematiche delle gare in corso, il doppio scudo per i funzionari pubblici, limitando la responsabilità erariale e varando la riforma dell’abuso d’ufficio e il ripristino dell’appalto integrato sul progetto definitivo per l’abolizione dello split payment. Prorogare il sisma bonus e l’ecobonus. Parola d’ordine semplificazione. È necessario rendere più accessibili i processi autorizzativi, come, ad esempio, quello della conferenza di servizi. 

Ovviamente, di fondamentale importanza è l’interruzione dei pagamenti fiscali (non rimandarli o interromperli) e la messa a disposizione pressoché immediata di liquidità, tutto ciò garantirebbe quantomeno la sopravvivenza delle imprese. 

L’ Italia e la politica riusciranno a far fronte a questa emergenza, riusciremo insieme a uscirne, a vivere una “nuova primavera”? 

Gare d’appalto -37% evitato il -67% grazie al maxi bando Pedemontana

La Coronavirus crisi ha comportato un inevitabile calo delle gare di appalti riguardanti lavori pubblici, nel solo mese di marzo, momento in cui il Covid-19 era nel suo massimo picco, l’importo complessivo di bandi di gara pubblici ammonta a 2.919 milioni di €, con una decrescita del 36,3% rispetto allo stesso mese nell’anno 2019. Questi dati non tengono conto del mese di febbraio, volendo considerare anche questo mese, con una cifra di 2.427 milioni di €, bisogna aggiungere il 20,2% al dato sopra citato.

Vi è da fare una altra importante precisazione riguardo i numeri di marzo, presi su scala nazionale, in quanto il mercato degli appalti è stato, ed è, fortemente dominato da un bando singolo, quello della Pedemontana, in Lombardia, che vale da solo 1,4 miliardi di €, nello specifico stiamo parlando della scelta del general contractor delle tratte B2 e C. 

Se non teniamo in considerazione la Pedemontana, tra l’altro in procinto di essere sospesa per l’emergenza sanitaria, vediamo precipitare l’intero importo a 1.494 milioni di €, stiamo parlando del 67% rispetto a marzo 2019 e del 38,3% rispetto a febbraio 2020.

Altro punto trainante del settore, ed unico a non aver segnato il simbolo meno, è il comparto Autostrade, con un incremento di 883 punti percentuale rispetto all’anno precedente. 

Rimanendo sempre nel settore, un dato non del tutto negativo è attribuibile e Anas, con una crescita del 165,7%, rispetto a marzo 2019 ma se osserviamo l’importo assoluto, dobbiamo contenere l’entusiasmo, in quanto ammonta a 382 milioni di €, suddiviso tra 82 bandi di gara. Cosa ci dice questo dato? Che sono ripartite le gare, ma solo quelle di importo contenuto, per la manutenzione delle strade, ci mancherebbe non venisse fatta neanche quella.

Escludendo Pedemontana, Autostrade e in parte Anas, tutte le altre tipologie di committenti, di rilevanza sul PIL nazionale, vedono una riduzione a cascata. 

La maglia nera va alle ferrovie, che sono letteralmente precipitate nel baratro, con – 92,8%, poco peggio le utilities locali con – 74,9% seguite dalle provincie – 53,8% e dai “fortunati” comuni con un – 31,6%. 

Volendo dare un dato complessivo, riguardante l’intero settore appalti, nel primo trimestre del 2020, possiamo attestarci su 5,28 miliardi, in netta riduzione del 12% rispetto al primo trimestre 2019.

La riflessione sul Pil Italiano, Europeo e Mondiale del Covid-19 

Iniziamo dal mondo, si stima una decrescita del 3% e attenzione, siamo davanti alla peggiore crisi dopo gli anni ’30 del Novecento, quali saranno le ripercussioni sui singoli stati? Come reagirà l’occupazione? Entriamo più nel dettaglio.

La situazione in Italia 

L’Italia, essendo uno dei paesi maggiormente colpiti dal Coronavirus, nell’anno 2020, vedrà un crollo del 9,1%, per poi, si stima, ci sarà una crescita del 4,8% nel 2021. (Fonte World Economic Outlook). In Europa peggio di noi solo la Grecia (che vedrà un calo del 10%)

La situazione in Europa 

Nei paesi dell’eurogruppo vedremo una riduzione complessiva del 7,5% nell’anno 2020 e successivamente una ripresa del 4,7% nel 2021. 

La situazione negli Stati Uniti

Vi sarà una decrescita del 5,9 nel 2020 % e una successiva crescita del 4,7% nel 2021

La ripresa ci sarà? Come e secondo quali modalità?

È difficile parlare di ripresa, prima di aver definitivamente sconfitto il Coronavirus, le previsioni ipotizzano che il virus venga definitivamente sconfitto entro la seconda parte del 2020, questo è lo scenario più probabile secondo i dati che sinora abbiamo ma sono stati ipotizzati tre ulteriori differenti scenari, nel caso in cui il virus non venisse sconfitto entro metà 2020, analizziamoli. 

Il primo caso ipotizza che ci voglia più tempo per fermare il contagio, in questo caso, la recessione sarebbe inevitabilmente peggiore, e si avrebbe un incremento negativo di tre punti percentuale, nel 2021? L’incremento sarebbe solo di un punto percentuale.

Il secondo caso, ipotizza una altra ondata pandemica nel 2021, mandando all’aria la tanto attesa ripresa, e trasformando anche il 2021 in un anno all’insegna della recessione. 

Il terzo caso è l’unione dei due casi, con un Pil di 8 punti più basso rispetto a quello stimato.

Il segreto per affrontare al meglio questo periodo? Saper reagire immediatamente a questa pandemia, innovando il proprio modo di lavorare e non solo, di vivere, pensando e operando in modo efficiente e fuori dagli schemi, unendo le nostre forze con comune obiettivo: la ripartenza!

CANTIERI E CORONAVIRUS. PREPARIAMOCI ALLA RIPARTENZA POST COVID-19. SICUREZZA, ASSICURAZIONI E ALTRE DOMANDE

Quando riapriranno fabbriche e cantieri? Quando si potrà nuovamente uscire di casa? in questo momento abbiamo un obiettivo comune: il ritorno alla normalità. 

Alcuni Imprenditori e dirigenti con i quali siamo in contatto ci stanno manifestando tutte le loro perplessità sull’applicazione delle norme restrittive che, oltre a far aumentare i costi, comportano delle difficoltà operative difficilmente superabili. 

Questo è solo uno dei tanti messaggi che stiamo ricevendo sul tema della sicurezza nei cantieri e dei lavoratori in merito ai nuovi rischi del virus.

Ora dobbiamo organizzarci per la grande ripresa con la consapevolezza che siamo davanti a una rivoluzione che coinvolgerà tutti i settori professionali dando vita a una vera e propria rinascita.

Obiettivo: Ripartenza!

Una autovettura non può stare ferma per troppo tempo, il rischio è che le prestazioni possano alterarsi, stesso discorso per il motore produttivo dell’Italia, inevitabile una pausa ma ora è necessario accendere il motore, innescare la marcia e ripartire.

Le autorità sanitarie possono ora fornire alcune indicazioni operative a quelle attività che hanno necessità di riprendere consolidando un sistema preventivo che impedisca la diffusione del Coronavirus. 

Focus su: Edilizia, Cantieri e Costruzioni

Relativamente al settore dell’edilizia, delle costruzioni e dei cantieri le parti sociali hanno siglato il 24 Marzo un protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro con l’obiettivo di fornire delle linee guida per garantire la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori riguardanti l’intero settore edile. 

Analizzando il protocollo è utile soffermarsi sul rapporto “5° Aggiornamento indicazioni operative per le imprese in edilizia” dove l’ANCE approfondisce tutti gli aspetti normativi contenuti nei provvedimenti di natura legislativa e amministrativa emanati dalle diverse autorità nazionali, regionali e comunali. Bisognerà tenere conto di queste indicazioni per riaprire i cantieri, evitando così rischi penali e sanzioni nei confronti dei datori di lavoro.

Quale sarà l’effettivo costo della ripartenza?

Da parte degli imprenditori emerge la piena disponibilità a attuare le norme preventive ma è necessario renderle attuabili in relazione alle specifiche attività, senza un esborso eccessivo di liquidità in un momento di difficoltà economica legata ai mancati guadagni. 

Sarà necessario acquistare materiale igienico sanitario, dei DPI (utilizzati e sostituiti da tutti i lavoratori con frequenza giornaliera), organizzare la mensa per rispettare le distanze di sicurezza, l’igienizzazione degli alloggi per il personale trasfertista. 

Bisognerà poi pensare a una copertura assicurativa. Il rischio, in caso di contagio sul luogo di lavoro, è che venga attribuita all’imprenditore la responsabilità penale, per non aver garantito al lavoratore un’adeguata sicurezza. 

Cosa fare per Ripartire nel rispetto delle normative?

Bisognerà, come detto in precedenza, dotare ogni lavoratore e collaboratore dei DPI, con la consapevolezza che i controlli saranno rigidi e intransigenti. 

Sarà necessario formare il personale per operare in tutta sicurezza, mediante la partecipazione, da parte dei lavoratori, a corsi formativi su misura in modo da essere istruiti ad operare secondo le nuove normative.

Cambierà (in meglio) il nostro modo di approcciarsi al lavoro!

Le aziende sono disposte a ripartire sin da subito, rispettando leggi e normative, con la coscienza che la salute è sempre la maggior priorità, ma è opportuno precisare che ogni ulteriore decisione legislativa, seppur presa per tutelare i lavoratori, non dovrà basarsi solo sulla repressione sanzionatoria ma permettere una corretta informazione e formazione, che consenta di diventare più educati e rispettosi verso noi stessi e il prossimo. 

Lentamente ci riabitueremo alla nostra quotidianità, ci riprenderemo la nostra routine, muovendoci con metro e treni, evitando affollamenti e uscendo di casa con mascherina e “Amuchina” utilizzando il senso civico e l’educazione, rispettando noi stessi e gli altri.

Vorrei ma Non Posso: la selezione ai tempi del COVID-19

Generazioni di HR e di Recruiter sanno benissimo di cosa stiamo parlando. E’ sempre la stessa storia. Mesi di lavoro, decine di colloqui sia via skype con videochiamate che face to face, e finalmente eccolo lì, il candidato perfetto. Tutti sono innamorati di lui/lei. Ed ecco che arriva il momento della verità. L’invio dell’offerta, ma il candidato rifiuta!

L’azienda rilancia ma non c’è verso, il candidato non ne vuole sapere. Allora si cerca di proporre altri candidati della stessa rosa ma nessuno è come lui/lei.


Una storia “snervante” che fa parte del nostro mestiere. I candidati a volte rifiutano le offerte e le motivazioni possono essere diverse:

  • Offerta economica non allineata alle aspettative;
  • L’Azienda non è attrattiva;
  • Il progetto non è interessante;

Oppure…

  • Il candidato, in realtà, sta bene nella sua attuale azienda e non ha mai pensato di cambiare lavoro ma vuole un’occasione per una crescita professionale e/o economica.

Vi potremmo raccontare tantissime storie su questo tema. Oggi però c’è un elemento in più il COVID-19. Oggi, 26 marzo, siamo in piena quarantena. Le aziende sono chiuse e c’è un clima dominato dall’incertezza e dalla paura.

Proprio così, le persone hanno paura. Non sanno cosa succederà, temono per il loro futuro personale e lavorativo. Ci è capitato in questi giorni di chiudere dei processi di selezione e di fare delle offerte a dei candidati anche molto allettanti, ma la risposta è sempre stata la stessa: perché dovrei cambiare lavoro adesso? E se l’azienda dove vado entra in crisi e mi licenzia magari in periodo di prova? Perché dovrei rischiare? Perché dovrei cambiare azienda se poi non so cosa succederà?

E’ un classico, nel dubbio si preferisce la strada vecchia, che già conosciamo, piuttosto che avventurarsi in una strada nuova.

Il cambiamento ci terrorizza, soprattutto se siamo già spaventati, ma non può esistere crescita personale senza cambiamento.

W. James diceva: “Per tutti i cambiamenti importanti dobbiamo intraprendere un salto nel buio.”

E quindi? Come uscire da questa situazione?

Le aziende devono capire che il mondo del lavoro sta cambiando e non sarà mai più quello di prima. Scegliere e affidarsi a dei recruiter esperti permette di avere una visione più corretta del mercato ed essere consigliati sulle migliori strategie da adottare. Mai come oggi avere un piano di inserimento e di carriera chiaro diventa necessario. Rendere più attrattiva la propria azienda prima dell’offerta economica diventa vitale. E mai criticare le paure del candidato ma comprenderle e aiutarlo a vivere il cambiamento in maniera differente.

Gianmarco Pinto – Vittorio Borgo

Servirà un governo di unità nazionale per rilanciare l’economia?

Mentre il mondo parla di pandemia per il coronavirus, stiamo rischiando un cataclisma nell’economia. 

Ad oggi i cantieri sono fermi e si sta lavorando solo su alcuni alla manutenzione e al controllo statico dei manufatti.

La priorità è quella di garantire assistenza sanitaria e beni di prima necessità agli italiani ma non possiamo assolutamente scordarci delle imprese e dei lavoratori che, ci auguriamo quanto prima, dovranno tornare a lavoro.

Le politiche economiche devono essere immediate, non possiamo più aspettare perché stiamo già vedendo i primi segnali di recessione nelle imprese; lo percepiamo anche dalle fatture che non vengono pagate.

Come può lo Stato tutelare i creditori?

Le imprese non possono essere lasciate da sole sotto il ricatto del mercato odierno.

Molte aziende rischiano di capitolare sotto il macigno dei debiti che non potranno onorare anche per la cattiva consuetudine di ritardare a dismisura il pagamento delle fatture scadute.

La mancanza di liquidità porrà le stesse imprese davanti ad un bivio: rivolgersi alle banche per ottenere anticipi fattura, chiedere prestiti o accendere nuovi mutui. Molti imprenditori hanno già provato queste soluzioni in passato e non hanno trovato risposte dal mondo bancario.

Al <Titolo III Misure a sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario> pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 17 marzo 2020 sono previste numerose facilitazioni per la concessione della garanzia sul credito, ma abbiamo bisogno che queste si rendano immediate ed efficaci a favore delle PMI.

Anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è preoccupato e nelle sue interviste e interventi pubblici stimola continuamente il governo, parti sociali e imprese a pensare all’emergenza del presente senza scordare di fare una valida programmazione per il futuro “Serve un fondo di garanzia per offrire prestiti a 30 anni che sarebbero come prestiti di guerra, perché siamo in una fase di economia di guerra. Avremo più debito ma non possiamo smettere di guardare alla crescita dell’Italia e dell’Europa”.

L’alternativa è quella di vedere una recessione irreversibile che porterebbe a scenari che non vogliamo neanche immaginare. 

Cosa succederà alla politica domani?

In queste ore ci stiamo chiedendo cosa succederà alla politica post epidemia. Oggi nel   Corriere della Sera, Francesco Verderami ha affrontato l’argomento chiedendosi: “per quanto tempo ancora si potrà chiedere all’opposizione di aderire al principio di unità nazionale, senza immaginare una loro partecipazione al governo?”.

 Verderami sostiene che “a lungo andare il processo di osmosi politica prefigurerebbe uno scenario che dall’unità nazionale porterebbe al governo di unità nazionale”. 

Andare ad elezione è impensabile perché non ci sarebbero i tempi tecnici prima del semestre bianco della presidenza della Repubblica e in quel periodo non si possono sciogliere le camere.

Una delle ipotesi che sta circolando in queste ore è quella di un possibile coinvolgimento di Mario Draghi alla presidenza del consiglio, che consentirebbe con il sostegno di tutte le forze politiche di portare avanti una grande operazione di rilancio dell’economia. 

A noi  non resta che augurarci che il Governo Italiano e l’Europa accendano il faro del domani per evitare che si inneschi un circolo vizioso tra imprese che non pagano e non acquistano.

Oggi abbiamo l’opportunità di semplificare per davvero le gabbie burocratiche che ci attanagliano e rendere più snella la burocrazia per lavorare meglio e più velocemente. Pensiamo subito alla ripartenza dei lavori pubblici ed ai nuovi investimenti.

Abbiamo rimandato per troppo tempo e adesso è arrivato il momento di mettere tutte le nostre energie per ripensare tutto.

Nel Decreto Cura Italia si sono dimenticati di Ingegneri, Architetti iscritti all’ordine professionale?

Il decreto “Cura Italia” ha destinato per i liberi professionisti titolari con partita Iva e ai collaboratori, professionisti e autonomi iscritti alla gestione separata un’indennità per il mese di marzo di 600 euro cadauno, con un limite per l’anno 2020 di una spesa di 203,4 milioni di euro.

Nel Decreto si sono dimenticati di Ingegneri, Architetti e di tutti i professionisti iscritti ad un ordine professionale?

No.
Nell’art. 44 viene specificato che anche i professionisti iscritti alle Casse di previdenza, ad ordini o albi professionali potranno richiedere l’erogazione di un’indennità, definita “fondo per il reddito di ultima istanza” per una spesa complessiva di 300 milioni di euro per l’anno 2020 senza determinare ancora una ripartizione pro-capite del citato importo.

A far fronte alle prime spese comunque ci stanno pensando le varie casse dei relativi ordini che in questi giorni stanno stanziando diversi milioni di euro a favore dei loro iscritti

Considerato che il blocco, ormai sembra certo, sarà prorogato ben oltre il 3 di aprile, abbiamo bisogno che oltre ai vari decreti vengano emanati i regolamenti attuativi dai vari Enti.
Serve operare nella massima urgenza in modo da far arrivare in tempi ristretti, ai destinatari del presente intervento, i relativi euro.

L’edilizia e il mondo delle opere pubbliche ha bisogno di non essere lasciata sola, anzi dovrà essere il vero volano per la ripartenza. 

Adesso più che mai, in un clima di totale recessione, è necessario anche per il nostri professionisti sentire la vicinanza concreta da parte del Governo. 

Aspetteremo ancora, ma è urgente iniziare a dare un segnale forte ai mercati per rafforzare il nostro “sistema paese”. Priorità è “costruire lavoro”! 

Coronavirus, approvato il decreto legge ‘Cura Italia’: Conte: «25 miliardi per imprese e famiglie» di cui 3 miliardi di euro per autonomi e professionisti. Si preannunciano novità sul fronte degli investimenti pubblici.

Un duro colpo per l’economia, ma l’Italia reagisce con provvedimenti di sostegno e supporto alle imprese e alle famiglie. Arriverà nelle prossime ore il decreto legge “Cura Italia” anticipato nella conferenza stampa del 16 marzo 2020. ( http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-37/14324

Questo deve essere solo l’inizio: una delle tante misure annunciate e chieste al Governo da gran parte delle categorie imprenditoriali, per sostenere il crollo del PIL, sono nuovi provvedimenti di investimenti pubblici per accelerare l’apertura dei cantieri.

Vista la grave situazione mai vissuta prima, anche il Governo, come le imprese italiane, sta navigando a vista in virtù dell’incertezza mondiale. 

Cosa aspettarci da questo decreto? 

Il corposo e articolato provvedimento sta coinvolgendo, con interventi di sostegno, famiglie, imprese, lavoratori e comparto ospedaliero.

 Un’iniezione di denaro sostegno dell’economia che in questo periodo sta pagando il caro prezzo della mancata produttività.

Circa 25 miliardi di finanziamenti che rientrano in un quadro molto più generale di una mobilità di circa 340 miliardi nei prossimi mesi. Il provvedimento avrà immediato valore attuativo.

Vediamo i 5 punti più di interesse per l’edilizia in cui si articola il provvedimento, secondo quanto ha spiegato il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri:

  • 3,5 miliardi per il Sistema Sanitario Nazionale e Protezione Civile;
  •  Crediti di imposta per settori economici specifici di cui saranno emanate norme ad hoc;
  • Decine di miliardi per immettere liquidità nel sistema del credito con garanzie pubbliche al credito per sospendere mutui e prestiti;
  • Differimento al versamento di contributi e tributi al 20 marzo e per altre scadenze al 31 maggio.

geoJOB Recruitment segue l’evoluzione delle norme che faranno ripartire l’economia  attraverso una comunicazione attiva e interpretativa a supporto di tutte le parti coinvolte: imprese e lavoratori.

Cogliamo tutti insieme l’opportunità per non lasciarci sorprendere dalla ripresa delle attività che sarà veloce e che richiederà efficienza e coerenza con le scelte imprenditoriali. 

3..2..1 Pronto al video colloquio per affrontare una selezione?

Sempre più spesso il primo colloquio viene effettuato in modalità video chiamata. Questa tipologia permette di diminuire i tempi di organizzazione del colloquio ed eliminare i costi di spostamento per i candidati.

Ecco le nostre indicazioni per affrontare al meglio il tuo video colloquio

La scelta del luogo

Prima di tutto pensiamo al luogo che sceglierai per effettuare la videochiamata. Se possibile scegli una stanza luminosa e silenziosa in modo da non essere disturbato. Nel caso tu non possa sostenere il collegamento in una stanza silenziosa, ricordati di avvisare all’inizio del colloquio il tuo interlocutore che stai svolgendo la video chiamata per esempio dalla strada o da un locale. 

L’abbigliamento per un video colloquio

Ricordati che, anche se effettuato a distanza, stiamo sempre affrontando un colloquio di lavoro. Scegli quindi lo stesso abbigliamento che useresti per un colloquio “dal vivo”, evita quindi improbabili abbigliamenti da casa come tute, casacche o pigiami. E naturalmente presta attenzione all’aspetto, meglio evitare situazioni da <appena svegliato>. 

Controlla gli aspetti tecnici

Per la buona riuscita del video colloquio è importante considerare anche gli aspetti tecnici come la connessione internet.  Per verificare la connessione puoi andare sul sito www.speedtest.net e cliccare sul pulsante go, se la velocità in download sarà di 10 megabyte e in upload di 1,5 megabyte (normale connessione del cellulare) allora sarà tutto pronto per affrontare il video colloquio.

Per testare la qualità audio e video ti consigliamo di avviare una videochiamata di prova con un amico, inoltre mi raccomando utilizza delle cuffiette audio in modo da essere isolato, molto concentrato e garantire la corretta privacy.

La preparazione

E’ un colloquio quindi va affrontato nello stesso modo in cui affronteresti un colloquio dal vivo. Ricordati di rileggere l’offerta di lavoro per cui ti sei candidato e focalizzati sulle competenze richieste di cui sei veramente in possesso.

Tieni a portata di mano il tuo cv e i documenti che hai allegato alla candidatura in modo da essere sempre pronto a dare le giuste spiegazioni in caso di domande specifiche.

Naturalmente “studia” l’azienda con cui andrai ad interfacciarti, in modo da sapere chi sono e di cosa si occupano nel dettaglio. 

Cosa evitare nei video colloqui?

Non essere in ritardo: la puntualità è una qualità molto apprezzata. 

Non leggere appunti o documenti se non richiesto dal selezionatore, certamente gli appunti potrebbero darti qualche sicurezza in più ma saresti portato a distogliere lo sguardo dallo schermo facendoti apparire distratto.

E per finire

Ricordati di puntare sempre lo sguardo sulla telecamera del dispositivo e sorridi, devi immaginare che la persona con cui stai parlando sia proprio seduta davanti a te. Lascia decidere al selezionatore i tempi e i modi della video chiamata e non spegnere mai per primo la telecamera. 

Ora incrociamo le dita per te e ti auguriamo un grosso “in bocca al lupo”. 

Videochiamate nell’emergenza del Coronavirus (Covid-19)

In queste ore c’è una forte preoccupazione per il diffondersi del virus COVID-19 (CoronaVirus) e si sono susseguiti una serie di interventi da parte delle Autorità in difesa della salute dei Cittadini. Nonostante questo, noi di geoJOB siamo tranquillamente a lavoro per offrire ai nostri clienti sempre la massima efficienza.

Ma vogliamo tranquillizzarvi,  per garantire la massima sicurezza e tranquillità ai nostri colleghi, collaboratori, candidati e clienti abbiamo adottato alcune  misure precauzionali.

Quale soluzione utile a garantire la selezione del personale in tutta Italia dal nostro ufficio di San Donato Milanese?

In un’epoca in cui le distanze si sono ridotte grazie ai media digitali, anche il colloquio di lavoro cambia forma e la tecnologia diventa una valida alleata nella ricerca di lavoro.

Come scritto nel nostro precedente articolo, le videochiamate fanno risparmiare tempo ed energie a tutti, candidati e recruiters, e sono più economiche di mascherine e amuchina

Lo facciamo già dal primo giorno che abbiamo attaccato l’adesivo geoJOB alla porta e oggi, forte dall’esperienza pregressa, siamo pronti ad affrontare le restrizioni introdotte per il coronavirus in modo da garantire un servizio efficiente ed efficace.

Come affrontare il video-colloquio?

Ci sono vari programmi per fare videoconferenze e videochiamate. Quelli che noi preferiamo e che utilizziamo la maggior parte delle volte sono Skype, Whatsapp o Hangouts.

I nostri consigli per affrontare al meglio il video-colloquio: 

  • Trova una stanza silenziosa dove nessuno verrà a disturbarti.
  • Crea la tua postazione a fianco di una finestra per essere ben visibile e se il colloquio avverrà in orario serale posizionati vicino ad una luce artificiale che possa illuminare il tuo volto.
  • Posiziona bene il tuo computer o il cellulare e non tenerlo in mano, eviterai di far venire il “mal di mare” al recruiter e soprattutto riuscirai ad essere più disinvolto.

Ci sono differenze tra un video colloquio e uno dal vivo?

Per fare un primo colloquio esplorativo non ci sono grandi differenze tra un colloquio a distanza e uno dal vivo, anzi i vantaggi del video colloquio sono almeno 3:

  • Selezioniamo personale ovunque ci sia una rete internet;
  • Organizziamo molto rapidamente i colloqui;
  • Ottimizziamo ed eliminiamo i costi di “spostamento” per i candidati

e possono aiutarci nel concludere la maggior parte delle operazioni a distanza, garantendo ai candidati e ai nostri Collaboratori maggior tranquillità  in questo momento di attenzione collettiva.

Una nostra esperienza diretta

Ti racconto la nostra ultima selezione “oltre-confine”. Riceviamo un’ottima candidatura per un ruolo di capocantiere in Algeria. Lui si chiama Carlo e attualmente si trova a casa in cerca di una nuova occupazione. Il CV evidenzia le idonee competenze e caratteristiche professionali.

Non perdiamo tempo e nel giro di qualche ora organizziamo il colloquio via skype. Appuntamento all’ora di pranzo; il candidato era nella sua casa e noi nel nostro ufficio.

Colloquio perfettamente riuscito, il profilo del candidato era in linea con la posizione ricercata, è stato presentato ed accettato dall’azienda, abbiamo organizzato un incontro conoscitivo con la stessa e ora è pronto ad iniziare questa nuova esperienza.

Visto l’elevato numero di visite presso i nostri clienti che i nostri Collaboratori effettuano quotidianamente ed abitualmente, riteniamo che la videochiamata sia una scelta responsabile e di buon senso. Riusciamo a garantire un servizio di qualità e grazie alla nostra esperienza e alle nostre capacità riusciamo a recuperare le informazioni necessarie per approfondire le caratteristiche professionali dei candidati.

Se sei un candidato e vuoi vedere con i “tuoi occhi” come funziona il nostro processo di selezione digitale vai su questo link e lascia la tua candidatura.

Ci vediamo in video chiamata.

Buona fortuna e in bocca al lupo.

Il Reddito di cittadinanza può diventare il più grande incubatore per specialisti?

L’Italia pone le sue radici nel Lavoro e questo è scritto nei primissimi principi fondamentali della Costituzione Italiana, e il cui riassunto “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che riconosce i diritti inviolabili dell’uomo e  che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro promuovendo le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

Per questo gli interventi pubblici rivolti alla tutela dell’interesse collettivo devono essere in perfetto equilibrio tra politiche passive e politiche attive. 

Lo Stato Italiano ha il compito di proteggere chi perde il lavoro o chi, per qualche motivo, non riesce a trovare un’occupazione, ma contemporaneamente deve attuare politiche di investimento affinché le imprese possano sviluppare il proprio business creando lavoro e occupazione.

Ultimamente la Legge più importante per quanto riguarda il sostegno sociale, nelle politiche del lavoro, è riconducibile al Reddito di Cittadinanza. Una legge ideata per dare pari diritti a tutte le persone in difficoltà economica ma che non vuole mostrarsi accomodante con i “fannulloni”.

Ed è anche con il Bonus per le assunzioni che la politica passiva si trasforma in politica Attiva e diventa grande opportunità di nuova specializzazione per quei lavoratori fermi da troppo tempo. 

Quali sono i vantaggi per chi assume?

Le aziende che assumono persone beneficiarie del Reddito di cittadinanza (RdC) potranno avere incentivi sotto forma di sgravi contributivi.
I dipendenti dovranno essere assunti con contratto a tempo indeterminato con orario full-time.

La procedura per poter ottenere il suddetto sgravio è indicata sia nella circolare INPS n°104 del 19/07/2019 che nel messaggio INPS n°4099 del 08/11/2019 “Incentivo per l’assunzione di beneficiari del Reddito di cittadinanza...Rilascio modulo di domanda. Istruzioni operative e contabili.”

Le aziende che avranno ottenuto l’autorizzazione, saranno esonerate dal pagamento dei contributi previdenziali INPS.
L’importo dello sgravio contributivo nei 18 mesi va da un minimo di euro 3.900 (5 mesi) ad un massimo di euro 14.040 (18 mesi).

Occorre però far notare che lo sgravio RdC spetterà sulla differenza tra le 18 mensilità e le mensilità già godute dal beneficiario stesso ma con un minimo di 5 mensilità.

Ad esempio se un dipendente ha ricevuto il reddito di cittadinanza da 8 mesi quando verrà assunto il calcolo da fare sarà 18 meno 8 e quindi l’impresa avrà uno sgravio di 10 mesi. Lo sgravio minimo a vantaggio delle imprese sarà comunque di 5 mesi.

Nel caso in cui  il datore di lavoro licenzi il dipendente nei 36 mesi successivi all’assunzione, senza giusta causa o giustificato motivo, è obbligato alla restituzione di quanto incassato con l’applicazione di sanzioni.

L’importanza della formazione per un inserimento efficace

Il mondo del lavoro in questi anni ha visto crollare il numero di occupati. Insieme a questo crollo abbiamo purtroppo assistito anche ad un blocco dei percorsi di specializzazione di nuove figure professionali necessarie alle aziende. 

Oggi ci troviamo davanti a tre problemi sul tema delle specializzazioni: 

  • Serve una mappatura delle figure professionali più richieste, e questo dato ci può venire da un analisi da condurre con le imprese del settore;
  • Ci sono alcuni percettori del RDC da troppo tempo lontani dal lavoro;
  • Bisogna facilitare il più possibile l’inserimento in azienda di queste figure, in alcuni casi, carenti di nozioni tecnico-pratiche.

L’incentivazione alle imprese è sicuramente uno strumento che può contribuire a reinserire queste persone e consentire alle aziende di sopportare alcuni costi per la formazione “sul campo”. 

Occorre però che alcune azioni di politica attiva siano rivolte alla formazione di base che dovranno differenziarsi a secondo delle figure professionali necessarie alle aziende.  

Non possiamo nascondere che le difficoltà più grosse sono quelle legate alla formazione in azienda degli operai, attuare percorsi di formazione per addestrare gli operai specializzati richiede più tempo, competenza professionale dei docenti, strutture e attrezzature idonee. 

Tutto questo implica, inevitabilmente, un aumento dei costi legati alla formazione stessa. 

Consideriamo questo periodo formativo un investimento che le imprese potrebbero assumere ma solo con la garanzia di tenere il dipendente anche dopo averlo “specializzato”; nessuno può dare alle imprese questa garanzia e pertanto necessita che questo periodo di formazione debba essere supportato e incentivato dalle politiche del lavoro.

Non possiamo pensare alla sola formazione teorica perché, come abbiamo scritto anche nel nostro  articolo safety first, non si può prescindere dall’esperienza acquisita “sul campo”.

Ad esempio per poter manovrare macchine perforatrici, gru, escavatori e così via è necessaria una formazione specifica, che deve essere garantita da un affiancamento ad operatori esperti e che possa portare al conseguimento di un patentino abilitativo.

Agenzie per il lavoro che sono dedicate all’attività di ricerca e selezione del personale specifici per alcune attività settoriali possono contribuire con la loro esperienza e vicinanza alle imprese del settore, nell’individuare i corretti percorsi di formazione che consentano l’inserimento di personale qualificato avendo acquisito le principali nozioni tecnico pratiche.

“Io penso che nessuno in nessuna parte del mondo possa parlare di futuro del proprio popolo o della propria organizzazione senza parlare di formazione. Chiunque controlli la formazione dei nostri ragazzi controlla il futuro”

(Wilma Mankiller attivista americana)


Storie di Cantiere #3

Un’altra esperienza di cantiere ci viene raccontata dai nostri amici e colleghi sul campo.
Questa è la storia di Antonino Santisi che ci racconta il suo primo giorno di lavoro in un cantiere “non tradizionale”.

Ancora una volta siamo testimoni di un percorso di formazione professionale che iniziato tra i banchi di scuola, prosegue direttamente sul campo, dentro i cantieri. 

Ecco la storia di Antonino:

“Correva l’anno 1991. Mi ero diplomato nell ’87, assolto gli obblighi di leva nell’88 e iniziato la  mia carriera di geometra tra un cantiere scuola per disoccupati e collaborazioni con imprese e/o professionisti operanti nel settore dei lavori pubblici, cercando di incrementare in modo esponenziale il mio bagaglio professionale che mi consentisse il salto di qualità. 

Cosa accaduta nel mese di Settembre 1991 e precisamente il giorno 14, quando per una serie di coincidenze, venni assunto da una grossa società di ingegneria specializzata applicata di Milano: la Consonda Spa. Il primo impatto per me che lasciavo il  piccolo ambiente paesano dove ero cresciuto professionalmente per ritrovarmi in uno più ampio con un’azienda che operava non solo a livello nazionale ma  in tutto il mondo, non è stato certo facile.

Dai primi contatti capii che alla fine il 90% della struttura siciliana era composta da Randazzesi che abitavano solo ad 11 km dal mio paesello, tranne il capo cantiere che veniva  dall’altra isola. Altro che Milanesi!

Iniziai di lunedì la mia avventura, assunto come operaio qualificato secondo livello, perché prima dovevo imparare tutto sulle attività di consolidamento, per poter crescere professionalmente ed avere tutti i privilegi previsti dagli avanzamenti di carriera, anche se per tutti ero il “Geometra” per i più giovani o “U ‘Ngigneri” (l’Ingegnere) per i più anziani. 

Il cantiere dove venni assunto e destinato era situato a soli 4,5 km da dove abitavo, chiamato cantiere Maniace, ma ubicato nel territorio del comune di Bronte (CT). Si trattava di un progetto molto avveniristico in quanto prevedeva la realizzazione di una diga sotterranea (unica in Europa) mediante continue perforazioni ed iniezioni di miscele cementizie e/o resine silicatiche espansive, eseguite dall’alto verso il basso dentro un cunicolo scavato nella pietra lavica che individuava una vallata riempita da una colata ove scorreva un fiume d’acqua tra il contatto della lava e le vecchie argille di base. 

Tale sbarramento alla fine ha funzionato: una serie di drenaggi sub-orizzontali captavano l’acqua e, senza l’ausilio di nessuna pompa, questa raggiungeva il cunicolo da dove  veniva tratta per essere immessa nella rete, con una portata di circa 80 litri al secondo.

Si trattava per me di un mondo completamente nuovo. Non avevo mai visto una galleria scavata, stavo scoprendo anche i famosi canali di “ingrottamento lavico”, tipici dell’Etna due dei quali venivano intercettati  proprio dal cunicolo in questione. Fu quest’esperienza che mi porterà in seguito a specializzarmi in “speleologia etnea” ed a visitare la grotta a monte del cunicolo chiamata di Maniace che possibilmente era collegata in tempi remoti ai cunicoli intercettati. Comunque oltre le cavità venni a contatto con tecnologie di lavorazioni  e mezzi fino al quel momento sconosciuti avendo seguito fino a quel momento, solo cantieri per così dire tradizionali. 

Il primo giorno di lavoro fu praticamente tragico, perché nel week end precedente le copiose piogge e la contemporanea mancanza di alimentazione alle pompe di sollevamento delle acque che si accumulavano all’interno del cunicolo, avevano fatto sì che trovammo la galleria completamente allagata. Impiegammo tutta la giornata a ripristinare tutti i sistemi, le pompe e quanto altro necessario a prosciugare  quel fiume d’acqua nel cunicolo. 

Il risultato fu che sono rientrato a casa la sera infangato dalla testa ai piedi e che mia madre, guardandomi perplessa, mi chiese: “  Tonino, sei proprio sicuro che ti hanno assunto come geometra?”

Questo è stato il primo giorno di un  lavoro che ho poi svolto per un trentennio, e che è rimasto impresso nella mia mente dopo tutti questi anni.”

Ringraziamo ancora una volta Antonino e invitiamo anche te a raccontarci la prossima storia di cantiere.

Inviaci una email a info@geojob.it e raccontaci un’esperienza o un episodio vissuto tra i cantieri. Siamo appassionati di questi racconti e pubblicheremo ben volentieri anche la tua storia.